
Perché le star vanno sempre negli stessi ristoranti?
Poca fantasia, hype e forse qualcosa di più
06 Febbraio 2025
Ci avete fatto caso? Quando si tratta di uscire la sera, sembra che le celebrities non abbiano molta fantasia, o che si affezionino ai nomi di punta del momento. Ma quali sono i comuni denominatori che attraggono le nostre star preferite e le convogliano in un posto? Su un primo livello, la risposta non si discosta dalle richieste che accomunano tutti i clienti, non solo chi fa affidamento sull’efficienza di assistenti personali: un’ottima accoglienza, la reputazione, l’atmosfera e una presenza umana che li faccia sentire a casa. Spesso il proprietario, il maître o lo chef diventano parte di una routine settimanale. Da non tralasciare l’importanza di avere la possibilità di trovare un tavolo anche all’ultimo minuto del venerdì sera. A questo proposito, è recente il dibattito che si è aperto a New York riguardo alle prenotazioni, soprattutto last minute: sembra che sia diventato un affare redditizio il business dei fake, con persone che prenotano tavoli e rivendono i loro posti a cifre elevatissime su siti terzi come Appointment Trader e Cita.
Prenotazioni last minute e il business delle speculazioni
Se da una parte chatbot, il servizio automatizzato che assicura un’esperienza semplificata e immediata per il cliente e il ristoratore, velocizza la pratica della prenotazione, dall’altra si è creato un vero e proprio mercato predatorio. Tramite piattaforme come Resy, vengono confermati tavoli poi rivenduti a persone pronte a spendere anche migliaia di dollari per non rimanere a casa il sabato sera, come conferma la senatrice Nathalia Fernandez a Food & Wine: "La tecnologia progredisce, e le nostre leggi devono stare al passo" e continua: "I malintenzionati stanno utilizzando l'IA a loro vantaggio sviluppando bot e strumenti che rubano prenotazioni molto richieste per rivenderle a scopo di lucro. Questo è ingiusto sia per i consumatori che per i ristoranti". Le conseguenze portano ad un aumentato numero di no-show che fanno perdere profitti ai ristoranti costretti a rifiutare clienti reali a causa di doppie prenotazioni e senza modo di recuperare le commissioni.
Una nuova legge per fermare le speculazioni sui tavoli dei ristoranti
Sembra che l’era delle speculazioni sulla ristorazione sia destinata a concludersi: a New York, da febbraio di quest’anno, entrerà in vigore la normativa Restaurant Reservation Anti-Piracy Act approvata dalla governatrice Kathy Hochul. La legge prevede, come riportato da Eater NY, che terze parti non possano promuovere, pubblicizzare o vendere prenotazioni senza un accordo scritto con il ristorante di riferimento. Dunque, servizi trasparenti come Dorsia rimarranno attivi e si potranno comunque riservare tavoli per i clienti che lo desiderano. Il problema riguarda da vicino anche le celebrities che a New York fanno tappa fissa in fine dining come Carboni e Lodi: qui trovare un tavolo da una settimana all’altra è una vera impresa, tranne che per Rihanna. Sono accomunati dalle stesse caratteristiche i posti preferiti da cantanti e attori, come esordiscono sul New York Times Becky Hughes e Priya Krishna: "Sembra che ci siano solo due tipi di ristoranti a New York: quelli dove mangiano le celebrità, e tutti gli altri".
Dove mangiano le star a New York?
Ca va sans dire che, se da una parte tutti i clienti cercano un certo tipo di accoglienza e ambiente, dall’altra, nel caso dei personaggi famosi, la necessità di discrezione e privacy va di pari passo alla qualità delle proposte culinarie. Istituzioni come il Sistina e il Caravaggio a New York hanno fidelizzato personaggi tra cui Robert De Niro e Paul McCartney non solo per l’intramontabile pasta al tartufo, ma anche per la riservatezza che il locale assicura.
Discrezione e privacy: un must per le celebrità
La "regola del silenzio" vige soprattutto per le celebrità sportive e della TV che spesso entrano dalla porta sul retro, come nel caso dello staff del Saturday Night Live al Le Rock. Ma non tutti vanno al ristorante per ritagliarsi un momento di indisturbata tranquillità: lo show off non manca mai e quando si tratta di far parlare di sé, c’è sempre chi è seduto in prima linea, contribuendo ad aumentare l’hype del locale. Così, una prenotazione da Sant’Ambroeus a New York si trasforma in un’esperienza tanto desiderabile quanto proibitiva, come nel caso del pranzo di Timothée Chalamet e Larry David che ha portato lo storico locale a diventare meta d’obbligo per le giovanissime.
Personale e servizio su misura: il segreto della fidelizzazione VIP
Nonostante molti special guest abbiano staff o guardie del corpo, a volte è il personale stesso del locale che si attiva per assicurare privacy e tranquillità, come nel caso dei camerieri del nuovo Corner Store di Soho, intervenuti tempestivamente per impedire che qualche paparazzo scattasse foto di nascosto a Taylor Swift. Non è tutto: perché un ristorante si assicuri un posto d’onore nella classifica dei preferiti delle celebrities, deve non solo avere uno chef attento alle esigenze alimentari dei clienti più difficili, con opzioni vegetariane, vegane, gluten e lactose free, ma anche proporre un servizio tailor-made. Il personale di sala non deve farsi cogliere impreparato di fronte alle più disparate richieste, come quella di Victoria Bechkam la cui dieta prevede di mangiare solo cibi con un ph superiore a 7, oppure nel caso di Angelina Jolie che va matta per gli insetti alla griglia.
Le catene di ristoranti di lusso: garanzia di qualità e riservatezza
É il passaparola dato dalla notorietà e dal livello internazionale di catene come Zuma, fine dining giapponese, che porta a fidelizzare il cliente in qualunque continente si trovi: con un format uguale in ogni location, la responsabile delle prenotazioni Kejli Radovani conferma al New York Times che "le catene di ristoranti puntano sulla coerenza, il che può essere particolarmente prezioso per una persona famosa, che potrebbe non voler rischiare con un ristorante indipendente, con meno abilità nel far entrare con discrezione le celebrità". Sembra infatti che, a fronte di un eccellente trattamento, le star preferiscano dare priorità allo stesso ristorante in una città differente, sinonimo di certezza. Inoltre, molte opzioni fondono alla proposta culinaria un’esperienza che porta il cliente a non doversi spostare per proseguire la serata, come speakeasy, night club o bar: è il caso di Amazonico, Maxim’s a Parigi o il The Wilde a Milano. Siamo sicuri che la qualità della proposta dei ristoranti presi d’assalto dalle celebrities sia sempre all’altezza della loro reputazione?