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Da Marissa Cooper a TikTok: i disordini alimentari sullo schermo

Il racconto di una generazione nelle parole di Emmeline Clein

Da Marissa Cooper a TikTok: i disordini alimentari sullo schermo Il racconto di una generazione nelle parole di Emmeline Clein

"Hai mai visto una ragazza e desiderato di possederla? Non come un uomo farebbe, con le sue fantasie di possesso. Possederla come una ragazza o come il suo fantasma [...] abitare la sua pelle, vivere la sua vita?". Nel libro di Emmeline Clein, Dead Weigh: Essays on Hunger and Harm (ancora inedito in Italia), l’autrice esordisce raccontando la storia di molte persone, me compresa, nate a metà degli anni Novanta e cresciute con rappresentazioni di ragazze confuse e tristi con disordini alimentari sullo schermo. Clein, fra tutte, sceglie come modello per eccellenza Marissa Cooper di The O.C ("ragazze che preferiscono i liquori al cibo"), e, con il passare del tempo, orienta le sue attenzioni verso ciò che più sembra accomunare le ragazze tristi: la magrezza. Scrive di aver trovato nel corpo uno strumento per poter esprimere la sua tristezza: smettendo di mangiare e consumando ore su ore al computer, scrollando Tumblr, ri-postando altri contenuti di ragazze tristi, le loro poesie e le foto in bianco e nero.

Tumblr e i movimenti pro-ana

Se dovessimo paragonarlo ad un subdolo album dei ricordi Tumblr sarebbe la costa, l’ossatura che permette al resto di esistere: blog dove le informazioni fondamentali, inserite in descrizione, sono l'età e il peso, foto di circonferenze di cosce - maggiore lo spazio, maggiore il riconoscimento nella comunità - gif di Cassie di Skins, citazioni di Kate Moss (il famigerato "Nothing tastes as good as skinny feels"). Una comunità era emersa da una piattaforma le cui caratteristiche stesse favorivano tali pratiche: il rapido gesto di rebloggare, un solo clic, e tutti sapevano a quale comunità di nicchia appartenessi, da quale estetica fossi attratta, solo tramite una foto o una frase estrapolata chissà dove - spesso falsamente attribuita.

@bigbooklady That quote can be directly linked to my fear of cheese that lastes four years #tumblr #katemoss #katemoss90s original sound - ༻¨*Dahlia*¨༺

Il ruolo dei media nella narrazione dei disturbi alimentari

Comunità in cui l'invito ai disturbi alimentari non era nascosto, anzi, e che venivano ritratte dai media con toni allarmistici, in cui la piattaforma veniva ritenuta responsabile nel promuovere l’anoressia con immagini aspirazionali (“thinspiration”) e pratiche pericolose (diffusione di decaloghi, consigli e trucchetti vari per non sentire la fame). Tutto giusto, se non fosse che parallelamente, però, il corpo delle donne (specialmente se giovani) era costantemente scrutinato proprio dai media e descritto dai tabloid con titoli spietati e sensazionalistici che non facevano altro che peggiorare la situazione. Dal 2012 tale fenomeno divenne gradualmente meno ostentato: nel febbraio dello stesso anno, infatti, i proprietari di Tumblr decisero di censurare contenuti che incitavano all’anoressia, alla bulimia e all’autolesionismo. Tuttavia, essi non smisero di esistere: erano semplicemente nascosti, accessibili solo a chi possedeva già il lessico specifico per trovarli online. 

@katelynernst4 As requested. Here is what i eat in a day. Listen to your body and fuel it properly. #college #whatieatinaday #wieiad #food #college #meals #healthy sweater weather - user46946067338

I contenuti che invitano alla magrezza oggi: l'esempio di TikTok 

Al contrario, nel 2024, contenuti simili non sono più nascosti ma si presentano direttamente agli utenti, anche a chi non li cerca attivamente.  Un esempio? Il famoso format dei video What I eat in a day: al momento su TikTok contano quasi 2 milioni di video. Una versione più ambigua e insidiosa delle pagine dei giornali negli anni 2000, in cui migliaia di giovani creators mostrano cosa mangiano durante le giornate, le vacanze estive, quelle all’estero, a lavoro. I video si dividono solitamente in due tipi: uno in cui il cibo viene mostrato sempre su uno sfondo dai colori neutri, bianco o beige - per farlo sembrare esteticamente più bello, oppure solamente per esaltare il contenuto dei piatti. L’altro tipo, in cui la fotocamera è frontale, onnipresente, e la ragazza si filma mentre mangia, infilando forchettate e porzioni di cibo in bocca. Non manca quasi mai un body check, un'inquadratura in cui la protagonista mostra il suo corpo, spesso molto magro. E allora, cosa è vero e cosa no? Cosa ci sta venendo mostrato? Un metabolismo veloce da invidiare o una bugia?

@kourtneydiller She will be complaining about drinking that beer too late at night the next day!

Digital Dream Girl

In un’intervista, Clein utilizza il termine Frankenstasia per definire il canone estetico contemporaneo: una sorta di ideale di bellezza plasmato dai filtri facciali, iniezioni di Ozempic, filler e pratiche chirurgiche simili che mascherano una sorta di autolesionismo. Una creatura nata da diete estreme, interventi chirurgici e una dipendenza da trattamenti estetici. La realizzazione di questo modello estetico non comporta la perdita di tradizionali pressioni legate alla magrezza, anzi: le amplifica e le integra con ulteriori aspettative tossiche, in cui, sotto la falsa promessa della bellezza, devono essere compiute una serie di pratiche - in virtù del proprio benessere fisico e mentale. Come chiarisce l’autrice, riconoscere la pericolosità di queste pratiche e decostruire i miti che le alimentano è il primo passo per promuovere una cultura che privilegi la salute e il benessere autentico, anziché perpetuare modelli distruttivi.