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Chi è la business woman secondo la Gen-Z?

La business woman di oggi rompe il tabù dei soldi e di come li guadagna, tre esempi secondo la Gen-Z

Chi è la business woman secondo la Gen-Z? La business woman di oggi rompe il tabù dei soldi e di come li guadagna, tre esempi secondo la Gen-Z

La generazione Z ha l’arduo compito di dettare tendenze, non l’ha scelto, è così e basta. Oltre a questo oneroso dovere sta cambiando le prospettive tradizionali di un mondo in continua evoluzione posizionandosi come uno spartiacque tra le più datate metodologie lavorative e le prospettive per un futuro su misura: sostenibile, diversificato, senza tabù. La business woman che la Gen-Z ambisce a essere è molto meno statica rispetto a quella del passato: ovviamente rimane una donna che si dedica alla gestione di un’attività economica o commerciale, indipendentemente dal settore in cui opera, ma la cosa interessante è vedere quali sono gli esempi più considerati sui social. Come cita Cher nella storica intervista dove pronuncia la frase “mom, I am a rich man”, le ragazze di oggi inseguono l’ideale dell’indipendenza economica e puntano ad un riscatto in grande stile dopo anni di relegazione.

@thebosswives Mom, I am a rich manSpeaker: Cher #independentwoman #bossbabe #richgirl original sound - The Boss Wives

Chi sono le business women di oggi? La definizione di donna che fattura si è evoluta negli ultimi anni così come lo ha fatto il mondo professionale, sui social vediamo numerosi esempi di giovani che sono riuscite a costruire un impero economico attraverso le loro intuizioni e il duro lavoro, ma non solo in attività consuete, bensì hanno scelto di lanciarsi verso territori inesplorati e crearsi un mestiere ad hoc. È importante sottolineare la cura nel creare un ambiente sostenibile e piacevole per i propri dipendenti, un fattore imprescindibile per le nuove aziende guidate da giovani. Il caso italiano di Martina Strazzer, la ventitreenne fondatrice di Amabile Jewels, ne è la conferma. Amabile è un brand di gioielli in argento dal design minimal ed elegante, è nato con un budget di 300 euro e ad oggi l’azienda conta venti dipendenti tutti under 30. Ciò che è ammirevole sono le condizioni sul posto di lavoro, a tutti gli effetti un esempio di imprenditorialità attenta e sostenibile. Strazzer ci mostra spesso su TikTok la sua filosofia: un ambiente dove le dipendenti si sentono supportate, dove gli orari sono flessibili, dove ci sono assorbenti e prodotti di prima necessità disponibili per tutte. Il benessere sul luogo di lavoro, spesso ignorato è invece fondamentale affinché i valori proposti dall’azienda si riflettano anche su quello che è l’ambiente interno. Il team di Amabile ha anche un proprio account su TikTok, una trovata interessante per avvicinare ancora di più i consumatori all’azienda, osservando i volti di chi c’è dietro. La business woman quindi, oltre se stessa, pone al centro gli ingranaggi della macchina lavorativa di cui fa parte, senza tralasciarne nemmeno uno.

@team_amabile

Non la sopportiamo più

original sound - Team Amabile

Emma Chamberlain, ormai famosissima, ha iniziato come una youtuber dal tono relatable, una liceale con un’ironia tale che le ragazze potessero identificarcisi. Un tratto distintivo dei suoi contenuti era quello di prepararsi un caffè in ogni video, rendendolo appetitoso con l’aggiunta di ghiaccio e sciroppi: è da qui che nasce “Chamberlain Coffee”. La trovata geniale della ormai ex youtuber - e a tutti gli effetti business woman - è proprio quella di aver creato un brand che vende tazze, caffè e aromi per una full experience come in uno Starbucks. Il suo potere nasce soprattutto dal fatto che sin dall’inizio non abbia mostrato qualcosa che non fosse autentico riguardo sé; per questo la business woman che la generazione Z vuole è coerente con la sua essenza e permette alle ragazze che la ammirano di sentirsi un pochino come lei. 

Ma la business woman di oggi è anche la creator sulla discussa piattaforma Onlyfans, che ha raggiunto il picco di notorietà quando nel 2020 persino una celebrity come Bella Thorne è approdata sul social ottenendo cifre esorbitanti. Per quanto il sito non sia stato esente da critiche mosse dall’opinione pubblica più conservatrice, è a tutti gli effetti un luogo di lavoro. Anna Paul, la dolce e sorridente creator australiana che mostra le sue giornate su TikTok ottiene la maggior parte del suo profitto tramite la piattaforma bianca e azzurra e questo ha lasciato perplessi i fans che non ne erano a conoscenza. Oltre ai vlog di sessanta secondi, Anna lavora come sex worker, quello di Onlyfans è infatti a tutti gli effetti un business che conta milioni di utenti. Un'altra nota che ha portato i fan di Anna ad apprezzare il suo approccio è la trasparenza, la content creator non ha mai nemmeno il suo ricorso a diversi tipi di filler, “let’s keep it real” dice in uno dei suoi vlog.

@anna..paull

Sorry for the way I eat prawns

Cos’hanno in comune tutte queste donne? L’abbattere il tabù dei soldi. Quello che le ragazze vogliono sapere è come arrivare ad avere un tenore di vita così elevato e anche di quali cifre si sta parlando. Se non la conosceste, Rame è una community made in Italy che porta avanti un podcast utile ad abolire una volta per tutte questa ristrettezza argomentativa. “Impariamo fin da piccoli che il denaro è uno degli argomenti da evitare in pubblico, come il sesso, la politica, la religione. Non sappiamo quanto guadagna la nostra collega o quanto paga di affitto il nostro migliore amico”, cita il sito internet del progetto. Grazie alle donne che si espongono sui social, mostrare l’ultimo acquisto che sono riuscite a permettersi solo con i loro guadagni, non è più mera ostentazione, ma è empowering per le ragazze che guardano il video e che, magari, riusciranno a capire meglio come iniziare a costruire il loro futuro economico, senza sentirsi in colpa nel desiderare di dedicare parte del loro stipendio in una borsa di Bottega Veneta. Per quanto l’emulazione sia un concetto estremamente delicato, reperire confronti e informazioni su temi quali lavoro e inibizioni finanziarie, non è cosa da poco. Senza perpetuare il motto “volere è potere”, figlio di una narrazione tossica che porta enormi svantaggi a livello psicologico, avere degli esempi trasparenti e chiari che non hanno paura di rompere tabù può risultare di grande aiuto soprattutto ora che non esistono più solo mestieri tradizionali, ma anche nuovi lavori.