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La questione delle dimensioni che contano

Skam Italia 5 rompe il silenzio sulla concezione di virilità

La questione delle dimensioni che contano Skam Italia 5 rompe il silenzio sulla concezione di virilità

Quando è stata annunciata la tematica su cui avrebbe ruotato la storia di Elia nella quinta stagione della serie TV, Twitter è esploso. L'hashtag #micropene è andato in tendenza il 29 agosto, a seguito della conferenza stampa dove gli sceneggiatori Alice UrcioloLudovico Bessegato hanno raccontato il processo "senza reference, nuovo ed emozionante" che ha portato alla selezione dell'argomento per la storyline del personaggio, mai trattata prima d'ora in una serie TV. Mentre gli utenti comparano la profondità degli argomenti delle altre serie gemelle come la disabilità per Skam Francia e salute mentale per Skam Druck e si lamentano perchè Skam 5 Italia sarà proprio "una serie del c*azzo", capiamo senza spoiler perchè forse una conversazione sulle dimensioni standard e sulla paura di non essere abbastanza applicata al mondo maschile è proprio quello di cui avevamo bisogno, anche se in molti hanno paura di ammetterlo.  

Nelle stagioni della serie Elia non riesce ad avere una relazione fissa, viene visto come il latin lover di turno e anche considerato incapace di ammettere la sua omosessualità latente dai suoi amici, ma la sua verità, quella affrontata nella quinta stagione, porta la conversazione culturale della serie ad un livello di profondità diverso e fondamentale nella sfera del discorso sul corpo maschile. "Le dimensioni contano" è una frase che viene usata in molti contesti per ammiccare all'importanza delle dimensioni del membro maschile, spesso proprio dalle stesse donne che hanno lottato tanto per non essere ridotte alla loro taglia del reggiseno o dei jeans. Considerando la ricerca di  conferme sulla preferenza femminile di membri maschili più grandi da parte di studi scientifici, nella realtà occidentale di oggi i centimetri del pene rischiano di rappresentare il valore di un uomo. Complici le aspettative generate dal mondo del porno, che disegna le donne come oggetti di piacere e uomini come dominanti predatori, non avere genitali di dimensioni considerate standard può portare a soffrire di problematiche psicologiche che possono diventare tratti depressivi. Uno studio sulla effettiva preferenza delle donne in fatto di dimensioni sottolinea come su un campione di 200 uomini il 68,3% dimostra di essere preoccupato delle dimensioni del proprio pene, e tende ad vivere condizioni di ansia e insoddisfazione in merito alle aspettative femminili e sociali che esistono sul suo pene:"sarò solo e senza una partner" e "sarò deriso da una partner in una situazione sessuale" solo le frasi più frequenti degli intervistati del campione.

Da sempre associate a denotazione di virilità, le dimensioni del pene sono oggetto di scherno e soprattutto di confronto negli ambienti maschili più di quanto lo si voglia ammettere e rappresentano un simbolo del potere maschile. Nella cultura classica la rappresentazione dell'ideale maschile identificava i genitali piccoli come una delle virtù principali della mascolinità ideale di atleti e dei, capaci di trattenere gli istinti animali e essere razionali, mentre i genitali grandi identificavano il male e la lussuria, diventando oggetto di culto per la letteratura erotica del 18esimo secolo, che poi si è evoluta nell'odierna cultura dell'industria del porno. La definizione dell'obiettivo principale dell'attività sessuale, il piacere, richiedeva una prestanza fisica normativa, quindi grande, per associare le capacità dominanti maschili di soddisfare più compagne e compagni. Nasce qui il concetto di mascolinità dai tratti tossici che ha come fulcro silenzioso la dimensione del pene come simbolo di forza e potenza, il cui standard, che per intenderci, si aggira dagli 8 cm in su, mentre al di sotto si parla appunto di ipoplasia.

La tematica trattata da Skam Italia 5 è poco trattata perchè scomoda, può fare luce sugli standard di bellezza a cui l'estetica maschile odierna è oggi sottoposta e quindi necessaria per smantellare lo stigma che ruota attorno all'insicurezza maschile. Riflettere su questi temi può essere uno spunto per riconoscere e comprendere più a fondo tematiche come la mascolinità tossica e avvicinarsi al mondo della Gen Z in cui la fluidità e le emozioni prendono finalmente il posto che meritano anche nel mondo maschile.