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Le donne e i giovani sono sempre più a rischio depressione

Il primo rapporto italiano conferma l’aumento dei casi a causa del lockdown e dell’isolamento imposto dalle misure anti-Covid

Le donne e i giovani sono sempre più a rischio depressione Il primo rapporto italiano conferma l’aumento dei casi a causa del lockdown e dell’isolamento imposto dalle misure anti-Covid

Gli italiani sono sempre più depressi. A dirlo è il primo rapporto italiano sull'andamento dei sintomi depressivi durante la pandemia, diffuso dall’Istituto superiore della sanità e pubblicato anche sulla rivista americana Journal of Affective Disorders. Lo studio, intitolato Depressive symptoms among adults in 2018–2019 and during the 2020 COVID-19 pandemic in Italy, ha valutato i livelli di sintomi depressivi nel nostro paese da gennaio 2018 a dicembre 2019, prima della pandemia, e nel 2020, durante, basandosi sul sistema di sorveglianza PASSI (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia, che dal 2008 raccoglie informazioni sulla presenza sulla depressione). Da oltre 55mila interviste effettuate in questo periodo emerge un incremento dei sintomi depressivi nel bimestre marzo-aprile 2020 con una prevalenza del 7,1% rispetto al 6,1% del 2018-19, seguito da un decremento del 4,4% nel bimestre maggio-giugno, dopo la revoca del lockdown, e poi da un nuovo e più cospicuo incremento in luglio-agosto (8,2%). Nonostante i dati mettano in luce un forte disagio psicologico, pare che rispetto ad altri paesi la popolazione italiana abbia dimostrato una maggiore capacità di resilienza di fronte allo stress generato dalla crisi sanitaria che le hanno consentito entro la fine del 2020 di tornare ai livelli registrati nel biennio prima della pandemia e cioè 7,5% nei mesi di settembre-ottobre e 5,9% a novembre-dicembre.

A preoccupare sono i numeri che riguardano le persone con difficoltà finanziarie, le donne e i giovani di età compresa tra i 18 e i 34 anni che in passato erano considerati la categoria a minor rischio. L’impatto che il lockdown e DAD hanno su queste fasce demografiche le ha portate ad essere particolarmente esposte al rischio di sintomi depressivi. L’isolamento imposto dalle misure anti-Covid e le preoccupazioni per il futuro sono stati decisivi nell’influenzare in modo negativo la loro salute mentale, come sottolinea anche Antonella Gigantesco del reparto Ricerca clinico-epidemiologica in salute mentale e comportamentale dell’ISS:

"La pandemia ha comportato dunque molte sfide, in particolare per i giovani preoccupati per il loro futuro, le donne e i lavoratori i cui mezzi di sussistenza sono stati minacciati. Sarà importante, nel breve e lungo periodo, promuovere azioni e interventi specifici e innovativi rispetto a nuovi bisogni di salute mentale emergenti come il potenziamento dei servizi per la salute mentale e politiche che coinvolgano anche i luoghi di lavoro e le scuole".

La preoccupazione per l’aumento dei casi di depressione tra le donne ed i giovani ha spinto anche altri organismi internazionali, come la World Health Assembly e l’OCSE, ha evidenziare la necessità di potenziare i servizi di salute mentale adottando un approccio integrato con programmi di tutela che non coinvolgano unicamente il settore sanitario, ma il posto di lavoro e la scuola. Un primo passo in questa direzione, anche se ancora insufficiente, è stato fatto dal ministro della Salute italiano che ha finalmente approvato il bonus psicologico: un contributo per la salute mentale per un valore massimo di 12 sedute che consentirà ai cittadini aventi diritto di intraprendere un percorso di guarigione.