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Il futuro della moda secondo Pangaia

La fashion scientist Amanda Parkes racconta la vision del brand che contamina la Rinascente

Il futuro della moda secondo Pangaia La fashion scientist Amanda Parkes racconta la vision del brand che contamina la Rinascente

Pangaia ha iniziato a riscuotere successo durante il periodo pandemico ma è molto di più che un brand di tracksuit colorate: l'azienda racchiude un intero settore di ricerca e sviluppo, vende i suoi materiali a terzi e si pone come obiettivo quello di unire la potenza dei materiali naturali all'innovazione high-tech per aumentare la funzionalità e ridurre l'impatto ambientale. Un connubio di intenti che performa benissimo sia a livello estetico che a livello ambientale quello concretizzato dal take-over di Pangaia nelle vetrine e al piano -1 della Rinascente, di cui il CEO di Rinascente Pierluigi Cocchini si dice "fiero di essere stato scelto come primo punto di contatto nel mercato italiano da un esempio stellare in fatto di sostenibilità e innovazione". Per l'occasione ha messo a disposizione per la prima volta l'installazione dell'AIR SNAKE di e del designer italiano Aldo Cibic. A condurre le fila di questo percorso verso il futuro dei materiali innovativi nella moda è la Dott.sa Amanda Parkes, Chief Innovation Officer di Pangaia, fashion scientist con un background in computer science, tecnologia dei materiali, comunicazione scientifica e esposizione museale che ci ha raccontato presente e futuro di Pangaia, oltre al suo percorso per arrivare a modellare con le sue idee e la sua expertise il mondo della moda. 

Il suo ruolo a Pangaia è d'ispirazione per le donne nel mondo della tecnologia. Cosa significa essere una "Fashion Scientist" e come lo si diventa?

"E' importante per me, grazie. Diciamo che il mio è un percorso che mi sono costruita da sola mentre studiavo. Sono sempre stata interessata alla scienza e alla tecnologia, ma anche alla moda e all'arte, ho fatto tutto quello che mi piaceva. Ho studiato Ingegneria Meccanica a Stanford dove ho approfondito anche il Product Design, a Venezia ho approfondito Exhibition Design e educazione scientifica informale nei musei. Al MIT ho studiato interattività per gli spazi fisici, tecnologie digitali e corpo, ed è qui che arriva la connessione con la moda: lavorando nella robotica tessile e nella couture engeeniring ho imparato quanto tossici e inquinanti fossero i materiali utilizzati. Quasi il 60% delle fibre tessili, anche quelle naturali, sono trattate con additivi tossici ed il cliente finale non ha modo di saperlo. Sono diventata una "fashion scientist" focalizzando la mia attenzione sulla relazione tra natura e tecnologia."

Quali sono i valori fondanti di Pangaia e cosa significa "naturalismo High-tech"?

"Come azienda attenta all'impatto positivo sul pianeta e impegnata nella promozione di un modello di business orientato al minimo inquinamento, il concetto di naturalismo high-tech definisce l'impegno ad utilizzare le qualità di materiali già presenti in natura in combinazione con la tecnologia per aumentarne la funzionalità. Uno dei nostri pillar è quello di promuovere la biodiversità nella supply-chain, allontanandoci dall'uso del solo cotone organico, mixando fibre naturali come quelle della frutta per creare dei blend che offrano altre opzioni a livello di materiali. Nascono così PANHemp™, il nostro cotone organico mixato alla canapa, C-FIBER™ la nostra alternativa cotton-free creata fondendo fpolpa di eucalipto e polvere di alghe e infine FLWRDWN™, che si pone come alternativa ai materiali di origine animale e sostituisce le piume d'oca con un mix di fiori essiccati e biopolimeri naturali frutto di più di 10 anni di ricerche. Un altro nostro obiettivo è trovare soluzioni per la creazione di collagene senza l'utilizzo di materiali di origine animale, e lavorare costantemente nella ricerca di possibili sostituti per una moda responsabile ma funzionale."

 

"Sono entrata nel mondo della moda dalla porta di servizio, e man mano che andavo avanti ho imparato quanto tossici e inquinanti fossero i materiali che usavamo nella produzione di materiali. Quasi il 60% delle fibre tessili, anche quelle naturali, sono trattate con materiali tossici ed il cliente finale non lo sa e non ha modo di saperlo"

 

Il vostro modello è futuristico per molti brand emergenti: quanto è costoso e è possibile applicarlo in scala con altri brand?

"Venendo da una tech-company per Pangaia ragiono insieme ai miei soci in termini di sviluppo per il futuro: il nostro modello è sicuramente costoso all'inizio, soprattutto nella fase sperimentale, per cui ci siamo affidati ad un fondo per l'innovazione inizialmente. I tempi ed i costi di sviluppo sono consistenti all'inizio, ma una volta aver compreso come funzionano i processi di produzione e le risorse necessarie i costi si ammortizzano. La collaborazione per noi è fondamentale, lavoriamo internamente per costruire il nostro futuro e quello della fashion industry: siamo aperti anche a collaborare con start-up innovative per implementare una produzione sostenibile e innovativa con i nostri parametri.

Il brand ha riscosso un grande successo sui social media grazie all'alto impatto estetico dei capi, come comunicate i vostri valori scientifici al pubblico?

"Il pubblico è genuinamente interessato al mondo e se si mettono a disposizione informazioni per mantenerlo curioso risponde positivamente. Siamo consapevoli che al momento del lancio Pangaia era un brand di lounge-wear cool quando il mondo era in casa in smart-working, ma senza i nostri valori etici e innovativi non avremmo riscosso lo stesso successo. Per noi è importante parlare di moda dando l'opportunità di approfondire le tematiche di innovazione dei materiali, soprattutto su qualcosa che, come l'abbigliamento, alla fine riguarda la salute: la pelle, l'organo più diffuso è sempre a contatto con l'abbigliamento. Per questo sul nostro sito lancerà presto Pangaia Lab, una sezione che io amo definire "il luogo per fare i nerd", dove tutte le descrizioni faranno riferimento ai materiali in modo scientifico e approfondito.

Qual è il futuro della moda e dei suoi modelli di business secondo Pangaia?

Oltre i nostri pilastri e valori di produzione di materiali per uno sviluppo responsabili e alla collaborazione tra brand, in Pangaia ci ispiriamo molto alla Gen Z e alla Gen Alpha. Il nuovo modello di shopping è lontano dal consumo. Il fast fashion sta lentamente morendo ed  il nuovo modello sta nel comprare meno, ma meglio. Il vintage ed il noleggio stanno crescendo molto negli Stati Uniti e nel mondo. Non è qualcosa che accade da un giorno all'altro ma sta diventando sempre più influente e Pangaia magari un giorno ne farà parte; i nostri cappotti FLWRDWN™ sarebbero perfetti per l'occasione.