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Non abbiamo davvero bisogno di tutti questi prodotti

Dove finisce il self care e inizia il marketing

Non abbiamo davvero bisogno di tutti questi prodotti Dove finisce il self care e inizia il marketing

Una volta, c’erano le reclame. Profumi, creme, make-up: ammiravamo in tv queste donne meravigliose, sicure di sé, dalla pelle perfetta e finivamo inevitabilmente per ambire a quello stesso stato di grazia. Quindi, spesso, compravamo il prodotto. Oggi, a generare in noi necessità e desideri sempre nuovi ci pensano i social media. La differenza è che lo stimolo è costante, non relegato all’intermezzo pubblicitario tra il telegiornale e una fiction. E soprattutto, in pochi casi si tratta effettivamente - e dichiaratamente - di contenuti pubblicitari; in molti altri il messaggio assomiglia più al consiglio di un’amica, della vicina di casa, di un’esperta (che però, molto spesso, esperta non è). C’è chi ci propina la lunga lista degli integratori che le (o gli) hanno cambiato la vita - dall’Omega 3 agli orsetti gommosi per fare crescere prima i capelli -, chi invece racconta con minuzia di dettagli gli innumerevoli passaggi della propria skincare, che di solito differisce nella sua versione mattutina o serale. C’è poi chi parla di mouth taping, di digiuno intermittente, di bevande drenanti e di miracolose diete per depurare il nostro organismo. Tutti hanno qualcosa da dire, da proporre, in fin dei conti da vendere. Ma di che cosa abbiamo davvero bisogno?

Ortoressia e dermorexia: quando la cura diventa ossessione

Sempre più spesso, di recente, si sente parlare di ortoressia e dermorexia: con il primo termine, già diffuso nell’ambito della psicologica clinica, si indica una marcata preoccupazione - diremmo quasi un’ossessione - per l’alimentazione sana, il benessere e l’esercizio fisico; creando un parallelismo si parla quindi anche di dermorexia, ovvero “una serie di comportamenti ossessivi verso la skincare”, che favoriscono un approccio che risulta infine disordinato e persino dannoso. Un fenomeno sempre più diffuso anche tra i giovanissimi e certamente acuito dalla sovraesposizione a prodotti sempre nuovi e promossi come sempre più performanti.

Imparare a prendersi cura della pelle

In realtà - come spiega la dottoressa Corinne Orsini (@dermopills), dermatologa e medico estetico - “una skincare routine efficace non deve necessariamente essere complessa o prevedere decine di passaggi”. Quel che davvero conta è che “i prodotti siano selezionati sulla base del tipo di pelle e le sue esigenze (secca, a tendenza acneica, sensibile, matura, ecc)”. È importante quindi non farsi trascinare dal marketing, ma al contrario imparare a conoscersi, ricordando che “mirare a un obiettivo plausibile per sé stesse è molto più importante che inseguire l’ultimo trend del momento”. “Gli step essenziali per una buona skincare routine - continua la dottoressa - sono semplicemente tre: la detersione, specie la sera per rimuovere dalla pelle residui di smog e impurità, l’idratazione e la protezione solare, da non sottovalutare anche per il suo effetto anti-age, oltre che come strumento di prevenzione dai tumori della pelle”. Tutto il resto può essere un bonus aggiuntivo, non fondamentale. Come nel caso dei sieri, che “possono aiutare a raggiungere un obiettivo specifico, come esfoliazione, riduzione delle rughe sottili o attenuazione delle macchie cutanee”, ma non sono certo essenziali, né - ahi noi - miracolosi.

Glass skin: fenomeno social o pelle sana?

Che dire poi di quelle caratteristiche estetiche che in poco tempo sui social si trasformano in vere e proprie ossessioni, come nel caso della glass skin, ovvero una pelle molto luminosa: “Si è partiti da un trend che inizialmente mostrava dei nuovi connotati di bellezza (scardinando il vecchio trend della pelle effetto matt)”, spiega la dottoressa Orsini, “ma si è arrivati a immagini di visi dalla luminosità inverosimile, spesso raggiunta grazie a un sapiente mix di luci, filtri e sieri formulati con microparticelle riflettenti la luce (niente più che cosmetici, quindi)”. Che cosa dobbiamo dedurne? Non tutto è oro quel che luccica, soprattutto se si tratta della pelle altrui.

Integratori e alimentazione, di che cosa abbiamo davvero bisogno

Non troppo diversa è la situazione nell’ambito della nutrizione e più in generale della cura del nostro organismo: se negli anni è stata acquisita molta più consapevolezza sul come mangiare in maniera sana e corretta, sul web non smettono di proliferare messaggi sbagliati o falsi miti. Prendiamo ad esempio gli integratori, sempre più presenti - nelle varianti più disparate - nei daily vlog o nei “what I eat in a day” di influencer e content creator. Come spiega la dottoressa Martina Donegani (@martinalasaluteincucina), nutrizionista, “l’integrazione mirata può essere utile, ma solo se parte da un bisogno reale, non da una tendenza. Altrimenti, rischia di essere inutile (nel migliore dei casi) o dannosa (nel peggiore)”. Bisogna quindi partire “da un’analisi del proprio stile di vita, dell’alimentazione e - se necessario - da esami specifici” e non basarsi su ciò che è di tendenza online. Ascoltare il proprio corpo, ma soprattutto - ricorda la dottoressa Donegani - “evitare il fai-da-te: spesso assumiamo integratori “per sicurezza” che non solo non servono, ma rischiano di mascherare un problema più profondo”.

Abbassare i livelli di cortisolo: più un mito che una necessità

Nel complesso “una dieta varia, basata su alimenti freschi, stagionali e ben bilanciati fornisce quasi tutto ciò di cui abbiamo bisogno”, per il resto “non esistono bacchette magiche” o elementi da demonizzare in toto. Il cortisolo, ad esempio, di cui si sente spesso parlare con grande allarmismo sui social, “è un ormone essenziale per il nostro equilibrio: ci aiuta a gestire lo stress, a svegliarci al mattino, a tenere sotto controllo l’infiammazione”. Chiaro, diventa problematico “quando i suoi livelli risultano cronicamente alti”: allora a quel punto “può essere utile intervenire con strategie naturali, come alimentazione, attività fisica regolare e tecniche di rilassamento”. Il segreto rimane sempre ascoltarsi e imparare a conoscersi: il proprio corpo, la propria pelle e - non dimentichiamolo - la propria mente. I social media rimangono una utile fonte di informazione, ma anche una fucina di confusione, standard irrealistici e frustrazione. Da maneggiare, quindi, con cura.