
La mia banda suona il pop-rock italiano anni 2000 Che fine hanno fatto le band italiane di metà inizio millennio? Glielo abbiamo chiesto
Erano gli anni in cui YouTube muoveva i primi passi, Facebook iniziava a farsi strada ma niente batteva MSN. Le vere hit passavano su MTV, nello specifico su TRL. Erano gli anni dei Tokio Hotel, di Avril Lavigne, dei Jonas Brothers. Il pop italiano aveva in squadra nomi come Nek e Tiziano Ferro. Nelle camerette degli (e delle) adolescenti comparivano i poster di High School Musical o dei protagonisti di The O.C., rigorosamente staccati dal centro dell’ultimo numero uscito in edicola di Cioè, e si masterizzavano compilation con Nelly Furtado, Elisa e la colonna sonora de Il mondo di Patty (eravate Divinas o Populares?). Il cinema riempiva le sale con i film tratti dai libri di Federico Moccia e Twilight che aveva dato inizio a una delle prime vere e proprie faide fra fan: Team Edward o Team Jacob? Abbiamo fatto una chiacchierata con qualcuno che in quegli anni era più o meno una presenza fissa; parlando sia di anni 2000 che del presente, e di ciò che si portano dietro da quegli anni, ecco cosa hanno raccontato a nss G-Club le star del pop-rock italiano anni 2000.
Intervista ai Lost: gli anni di Stand By e il presente
"Negli anni 2000 noi passavamo tutti i sabati e domeniche in sala prove, perché a noi piaceva passare il tempo così, non ci interessava andare fuori, eravamo un po’ degli sfigati, degli outsider" ci raccontano Roberto Visentin e Walter Fontana, due dei tre membri dei Lost, band che si è formata fra i banchi di scuola e che negli anni 2005-10 aveva raggiunto i cuori di molti adolescenti con canzoni come Stand By e Sopra il mondo. "Tornando indietro, probabilmente ci sproneremmo ad andare avanti così, perché la cosa più importante nella vita è fare ciò che si ama, perché è la cosa che ti mantiene giovane e anche perché essere degli outsider non vuol dire non trovare un'identità" dice Walter. "Non cambieremmo nulla" conferma Roberto. "La canzone che è rimasta più nel cuore dei fan probabilmente è Stand By, perché è stata quella che ci ha fatto fare il salto nel panorama mainstream e tutti se la ricordano quando la suoniamo ai live. Per quanto riguarda la mia canzone del cuore" dice Walter, "sicuramente è Sulla mia pelle, perché sono riuscito a collaborare con Joel Madden, uno dei miei idoli. Una piccola curiosità: la melodia ci è venuta in mente ascoltando l’intro di Poker Face di Lady Gaga, e da lì abbiamo costruito la strofa".
I Lost avevano anche fatto parte della colonna sonora di Una canzone per te, film del 2010 con Michela Quattrociocche. Nella scena in cui compaiono suonano L’applauso del cielo. "È stato bellissimo metterci alla prova, vedere cosa vuol dire girare un film. Ricordiamo le dieci ore passate ad aspettare di girare la scena, non ci aspettavamo questi tempi così lunghi nel cinema. Abbiamo ancora degli amici che ci scrivono 'Sei su Italia 1' quando passa il film" ci raccontano. Ora Una canzone per te è su Prime Video, in caso qualcuno volesse rivederlo. E il presente dei Lost? "Abbiamo fatto uscire nel 2024 un album con un sound nuovo e abbiamo appena fatto uscire anche un singolo, Come vetri in gola. Siamo contenti dei messaggi che ci stanno arrivando, perché comunque è stato un cambiamento drastico. Stiamo guadagnando parecchi fan nuovi. Siamo molto contenti, stiamo facendo quello che amavamo quando eravamo ragazzini, ma non potevamo fare perché non avevamo le capacità per farlo. Adesso abbiamo alle spalle 20 anni di esperienza e possiamo giocare e provare con la musica".
Intervista agli Zero Assoluto: Semplicemente tornati
"Da un punto di vista artistico, per noi gli anni 2000 sono stati sicuramente il momento in cui abbiamo trovato una nostra identità". Così ci raccontano Thomas De Gasperi e Matteo Maffucci, aka gli Zero Assoluto. "A volte mi chiedo come siamo sopravvissuti a quegli anni, perché erano veramente anni di fuoco, eravamo in un vortice incredibile. Ci siamo divertiti e abbiamo vissuto un'amicizia di una vita. Anche le canzoni avevano dei messaggi per noi molto naturali, e quindi trovare poi in pubblico che in queste canzoni ci si ritrovasse… per noi non era assolutamente un fare musica per avere successo, fare la musica per apparire, no, era proprio quello che noi volevamo scrivere e che sentivamo".
Gli Zero Assoluto sono stati un elemento fondamentale dei film di Federico Moccia, giocando un ruolo importante soprattutto nella dilogia di Scusa ma ti chiamo amore. "Federica è una persona che conosco da tutta la vita. Ci siamo sempre promessi che prima o poi saremmo riusciti a fare delle cose insieme. Quindi, quando c'è stata l'occasione, abbiamo iniziato immediatamente". Qual è la canzone che è rimasta di più nel cuore dei fan, e quale nel cuore di Matteo e Thomas? "È difficile capirlo, quando facciamo i concerti ci sono una decina di canzoni che comunque sono rimaste moltissimo e quindi è difficilissimo dirlo. Io direi Mezz’ora, che in realtà per me è la canzone che ci ha fatto diventare dei musicisti professionisti" dice Matteo. "Mezz’ora e Semplicemente anche per me" continua Thomas, anche se: "Una volta pubblicate le canzoni prendono delle vie proprie, non puoi decidere tu quale piacerà di più e quale verrà più ascoltata". Parlando del presente, invece: "Il tour estivo sta andando molto bene" dice Matteo. "Noi siamo stati 7-8 anni fermi, ci siamo dedicati alle nostre agenzie di comunicazione, ma in realtà l'affetto per il pubblico è aumentato. Ai nostri concerti ci sono adolescenti ma anche gente della nostra età, e lì ti rendi conto di quanto la musica possa unire le generazioni. Nel 2026 saremo nei palazzetti". Ci sarà un nuovo album? Thomas ci spiega: "Ho la sensazione che questa necessità sia svanita, perché le canzoni vengono prima dei dischi in sé, la fruizione è cambiata". "Poi magari un disco prima o poi lo facciamo" aggiunge Matteo. "Nel frattempo, però, abbiamo fatto uscire un bel po’ di canzoni". C’è qualcosa che gli Zero Assoluto non hanno ancora fatto ma che vorrebbero sperimentare? Non hanno dubbi: "Concerti all’estero, ci piacerebbe suonare in Europa, in America. Abbiamo fatto Londra ed è stato un concerto pazzesco".
Intervista ai Finley: da Diventerai una star al Carroponte
"Parlando di anni 2000, la prima cosa che mi viene in mente è il 3310 con Snake. E poi MTV, TRL, la maturità nel 2004 e la patent" ci racconta Pedro, che insieme a Ka, Dani e Ivan forma i mitici Finley. "E se dovessimo dire qualcosa ai noi stessi di vent’anni fa, probabilmente ci diremmo di crederci ancora di più". "Noi già siamo partiti con una grossa ambizione" aggiunge. "La caratteristica che ci rendeva diversi dalle altre band era la coesione e la comunione di intenti che avevamo. Ci abbiamo lavorato su questa cosa, perché non basta solamente la propensione, ma ci vuole anche il sacrificio, la disciplina. Abbiamo già avuto tanto coraggio nel lanciarci da subito nel mercato discografico, e tante volte ci dimentichiamo della forza delle nostre canzoni, dei nostri messaggi e della nostra band. Forse potevamo studiare di più" conclude, e poi riparte, un fiume in piena di spunti, racconti e consapevolezza. "È difficile dire quale canzone sia rimasta più nel cuore dei fan. Ovviamente, la canzone più famosa del nostro repertorio è Diventerai una star ed è diventata una canzone di tutti, ma se devo pensare alla canzone preferita dai fan, potrebbe essere Fumo e cenere, perché riunisce sia i fan che il consenso popolare". Com’è stato diventare famosi così da giovani? "È stata un po’ un’arma a doppio taglio. Perché da una parte avevi l’ingenuità e l’impeto adolescenziali, la freschezza, la genuinità. Al tempo stesso, sarebbe stato più bello avere qualche anno in più sulle spalle per poter affrontare con maggiore consapevolezza determinate dinamiche, soprattutto nei momenti di difficoltà".
I Finley sono stati scelti dalla Disney nel 2010 per reinterpretare Wouldn’t Change a Thing, canzone facente parte della colonna sonora di Camp Rock 2: The Final Jam cantata da Demi Lovato e Joe Jonas, scrivendo così Per la vita che verrà. "Ci avevano lasciato un minimo di libertà per quanto riguardava il vocabolario, era già comunque un brano che poteva avere comunque delle intercessioni con quello che era il nostro terzo disco, Fuori!, che era un po’ più sul pop-rock. Se Disney ci ha scelto per reinterpretare questo brano sapeva a cosa andava incontro e sapeva che doveva comunque trovare una quadra per quanto riguarda le nostre produzioni.» E adesso? I Finley avevano già parlato con noi di nss G-Club qualche mese fa, ma è cambiato qualcosa nel mentre? "Abbiamo sempre fatto una alternanza tour-studio di registrazione. Stiamo programmando l’anno prossimo, il tour estivo si concluderà il 13 settembre al Carroponte a Milano, ma abbiamo già idee per un po’ più avanti. Nello show del Carroponte ci saranno tanti ospiti, ci sarà Divi dei Ministri, Dario dei dARI, Nina Zilli, le Bambole di Pezza, Mondo Marcio… se il pubblico torna a casa contento, siamo contenti anche noi". E poi, i Finley sono anche in radio tutti i giorni su R101. "Facciamo radio dal 2013. È un’altra di quelle cose che riusciamo a fare in amicizia, divertendoci, senza peso, ci è venuto spontaneo dal primo giorno". Ma, alla fine, i Finley sono diventati delle star? "Non siamo delle star, siamo dei musicisti e dei cantautori, facciamo questo da più di metà della nostra vita ed è bello così, perché ci ha mantenuto e ci ha permesso di tenere i piedi per terra. Poi noi diciamo sempre che ci sono i geni e poi ci sono quelli che si sbattono, noi siamo quelli che si sbattono".
Studio 3: Forse un angelo
Guardando indietro agli anni 2000 Marco Venturini, che insieme a Salvatore Gabriel Valerio forma attualmente gli Studio 3, li descrive come "un periodo magnifico di successo e spensieratezza, dove tutto era concesso senza rimorsi o sensi di colpa", anche se, col tempo, hanno imparato che "si cresce e si diventa adulti". Della loro carriera dice che "siamo soddisfatti sicuramente, ma alcune sfaccettature le avremmo vissute più consapevolmente", ammettendo che probabilmente "avremmo voluto dare di più, musicalmente parlando, anche se vivrei tutto come allora, ma pensando al futuro senza subire quel senso di onnipotenza". Tra le canzoni rimaste nel cuore sia loro che del pubblico, "sicuramente Forse un angelo, è un po’ il nostro cavallo di battaglia", mentre per loro "una su tutte Per te, una dedica ai nostri genitori". Oggi, pur ammettendo che di quei ragazzi sulle copertine di Cioè è rimasto lo spirito giovane ma con "qualche capello bianco che si vede", anticipano nuove avventure: "Siamo in tour da tutta l’estate con più di trenta date in giro per tutto lo stivale, sicuramente ci saranno sorprese anche discografiche con l’anno nuovo, anche per l’anniversario di Forse un angelo, ma non spoileriamo nulla!". Un duetto da sogno? "Giorgia".
























































