Dopo "L’arte della gioia" arriva il film "Fuori" sulla figura di Goliarda Sapienza Mario Martone dirige Valeria Golino, Matilda De Angelis e Elodie in un’opera piena di tenerezza e poesia
Guardare è la parola che viene ripetuta più spesso durante la presentazione a Cannes di Fuori, film diretto da Mario Martone e scritto insieme alla sceneggiatrice e moglie Ippolita Di Majo in concorso al festival, che traspone la vita della scrittrice Goliarda Sapienza e la comprime tutta in un intervallo molto stretto di tempo. Un’estate romana come perno in cui la storia va avanti e indietro per raccontare delle amicizie che la scrittrice, attrice e intellettuale italiana ha stretto al suo interno e che ha poi portato dentro per tutta la sua esistenza. Guardare è tra l’altro il verbo più corretto da utilizzare se si pensa alla posizione in cui viene messo lo spettatore. Ancor meglio spiare, visto che non solo deve buttare l’occhio tra le sbarre di una prigione in cui i rapporti e le gerarchie non sono come si possono immaginare stando dall’altra parte, ma poiché col film si va a scoprire a fondo il rapporto che queste donne hanno instaurato. Una connessione intima, persino privata, che osserviamo come attraverso lo spioncino di una porta che racchiude dietro dei segreti, a cui Fuori ci permette di partecipare come dei fedeli e rispettosi scrutatori.
Fuori, recensione del nuovo film di Mario Martone con Matilda De Angelis, Valeria Golino ed Elodie
Lo ha detto anche Matilda De Angelis, co-protagonista accanto a Valeria Golino che rinnova - ancora una volta - la sua vicinanza a Sapienza, che da spettatrice ha avuto la sensazione di essere seduta ad un bar e di star ascoltando furtivamente la conversazione del tavolo accanto. Parole in codice, gesti agli occhi esterni misteriosi, dialoghi che non dovrebbero essere sentiti eppure arrivano fino alle nostre orecchie. La giovane attrice, implacabile e propulsiva nel ruolo della sua Roberta, descrive esattamente cosa il Fuori di Mario Martone è in grado di suscitare, oltre che alla maniera in cui il pubblico sente di poter entrare in contatto con Goliarda Sapienza. Tornata in auge grazie alla trasposizione del suo L’arte della gioia, di cui è regista proprio Golino che ora la incarna e che conobbe quando aveva solo diciotto anni, dell’artista il regista Martone racconta un intero mondo pur circoscritto nell’estate del 1980 in cui la donna cerca di rimettere insieme i pezzi della sua esistenza. Colpevole di furto, entrata a Rebibbia (dove il film è stato anche girato, come tra l’altro nella sua vera casa) e uscita mantenendo in piedi i rapporti instaurati con due delle donne che porterà nel cuore per il resto della vita - oltre a De Angelis c’è la cantante Elodie, ormai avviata nel cinema - della scrittrice si riesce a cogliere l’intero universo fatto di stranezze e perspicacia, di spudoratezza e di meraviglia. Goliarda Sapienza guarda al mondo con gli occhi della sorpresa. Non le sfugge nulla, è enfatica e poetica nelle sue azioni quotidiane. Sempre sincera nel suo essere incuriosita dagli altri, anche spudorata, una "ladra di vite" (come la definirà proprio Roberta) pur nel frattempo non avendo timore di vivere la sua.
Di cosa parla? Temi e significato
Infatti, sebbene in tutt’altra forma, la spavalderia di Goliarda è ciò che l’accomuna alla sua Modesta, alla protagonista di un romanzo di cui non vide mai la pubblicazione (perché in fondo lo dice l’intellettuale stessa, in Italia si riesce a dare ragione o merito a qualcuno solo quando è ormai morto). “Tu porti il vento”, dice la protagonista alla sua compagna di giochi, di amicizia, di amore Roberta, e sulle ali di questo vento lo spettatore viene trasportato in un racconto pieno di tenerezza che non teme di svelare la parte personale di Sapienza, che regala attimi di estrema consapevolezza, come l’esplorazione di un sentimento e di una sessualità che erano cosa insolita, se non persino indicibile nell’Italia degli anni Ottanta. Martone la riprende con una delicatezza commovente, con un tocco che è una carezza e con un’amabilità che passa prima di tutto tra le tre protagoniste per poi arrivare - giocosa, affettuosa, erotica ma mai feticista - allo spettatore. Rilucente Valeria Golino, è una Goliarda magica nel suo essere reale, perché la scrittrice stessa sembra appartenente a un mondo di fantasia, mentre concreta e turbata è Matilda De Angelis che sovrasta e prende il comando della scena, per un ruolo di peso nel film come lo ebbe nella vita della sua amica. Sfuggendo dal canone dell’operazione biografica, eppure lasciando l’impressione al pubblico di aver compreso tutto di Goliarda Sapienza, Fuori è libero come solo chi può aver sperimentato la clausura può essere. È la fame di amore che ha Modesta ne L’arte della gioia e che, adesso, vediamo anche negli occhi di Golino e la sua protagonista, declinata nel bisogno di comprendere e avere vicino l’altro. È una canzone cantata a una finestra, uno spaghetto alle vongole al mare, una doccia dove sentire i corpi per sapere di essere insieme, che sia dentro delle quattro mura o da qualsiasi altra parte.