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La nuova Doja Cat non è nulla di nuovo

L'alter ego dell'artista prende ispirazione dal pop del passato

La nuova Doja Cat non è nulla di nuovo  L'alter ego dell'artista prende ispirazione dal pop del passato
Doja Cat for the Met Gala
2007
2007
2007
2013 MTV VMAs
2013 MTV VMAs
Doja Cat for Dazed
Doja Cat for Balenciaga
Doja Cat for Schiaparelli

Il successo di un’artista donna dipende tanto dalla sua musica quanto dal suo aspetto. Questa settimana, l’artista pop Doja Cat ha pubblicato diversi commenti sgradevoli nei confronti dei propri fan e delle fanpage a lei dedicate, consigliando loro di «trovarsi un lavoro.» Questa vicenda, che su Instagram le è costata più di 600 mila follower, aggiunge una nuova pagina alla già lunghissima lista di controversie che stanno coinvolgendo la cantante in questi mesi. Accusata di essere satanista e di praticare le arti oscure, di aver venduto l’anima al diavolo, il suo cambio look avvenuto quest'anno in preparazione per il lancio del suo nuovo album ha scaturito non poche critiche. Ma mentre il backlash suscitato dai look surrealisti e inquietanti di Doja Cat si dilaga da mesi, quello nato in questi giorni su Threads dopo che la cantante ha insultato le sue fanpage ha già trovato spiegazione. Sembra che Scarlet, il titolo dell’album in prossima uscita, debba il nome all’alter-ego che Doja interpreterà durante il tour, un personaggio perfido e meschino. Sangue, ragni e mostri medievali sono diventati i soggetti preferiti da Doja, ma la sua fan base sembra non essere ancora pronta ad apprezzare questo suo lato tenebroso e grottesco. 

L'evoluzione dello stile Doja negli ultimi anni

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Doja Cat for Balenciaga
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Doja Cat for Schiaparelli
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Doja Cat for the Met Gala
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Doja Cat for Dazed

Prima di perdere il supporto dei propri fan, Doja li divertiva con canzoni pop da miliardi di ascolti, ai suoi concerti accompagnate da balletti ipnotici messi in scena dalla cantante in lunghi capelli color pastello, spesse ciglia finte e outfit che assecondavano le sue forme, tra parei e bikini poco coprenti, silhouette anni ’50 e paillettes. Il primo cambiamento che ha distrutto la sua immagine di fata pop nell’immaginario comune si può associare alla testa rasata - più tardi decorata da illustrazioni provocatorie come il simbolo dell’anarchismo - seguita dalla collaborazione con Daniel Roseberry, il designer di Schiaparelli, in occasione della Paris Couture Fashion Week. Il look indossato da Doja alla sfilata di Roseberry era a dir poco spiazzante, essendo lei stessa ricoperta in pittura rossa e cristalli Swarowski dalla testa ai piedi, e già allora, nonostante si trattasse di un abito couture firmato da una maison nota in tutto il mondo per i suoi design surrealisti, buona parte del pubblico online si era pronunciato subito a sfavore della decisione della cantante di modificare il proprio aspetto così radicalmente. Da quel momento, i commenti non hanno fatto che diventare più aspri, sfociando quanto più esageratamente in accuse di cospirazionismo. «Sold her soul fr,» «It’s giving cult and human sacrifice,» «Not the triangle illuminati,» sono solo alcuni dei commenti con più like sotto i suoi post. 

Ora, non vogliamo né difendere, né scusare, un’artista che non rispetta i propri fan,  ma c’è da dire che vicende come queste ricordano molto facilmente le stesse che hanno segnato la carriera di Britney Spears e Miley Cyrus. Entrambe due punte di diamante dei media americani, entrambe messe al rogo appena il loro aspetto fisico e il loro comportamento non si addiceva a quello per cui erano diventate famose. Due tesorini pre-confezionati che hanno raggiunto l’apice del successo ancor prima di diventare maggiorenni, Spears e Cyrus insegnano che la fama, i paparazzi, i fan sfegatati al limite dello stalking ed una costante esposizione mediatica portano ad un inevitabile deragliamento. Nella stessa maniera in cui loro sono state spinte al limite in quegli anni, Doja si è più volta scagliata contro i paparazzi arrivando a postare le foto di lei che mostra loro il dito medio sui social. E così come la testa rasata di Britney del 2007 e l’esibizione di Cyrus ai VMAs del 2013 sono state a lungo considerate un peccato di cui le artiste dovevano vergognarsi - mentre oggi contribuiscono ampiamente all’iconicità della loro persona nell’immaginario comune - migliaia di utenti giudicano negativamente il look e la nuova musica di Doja, digitando in ogni parte «I miss the old Doja.» 

Il mito dell'artista gone rogue

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2013 MTV VMAs
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2013 MTV VMAs
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2007
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2007

Il mito dell’artista gone rogue non piace, in particolare se la musicista in questione è sempre stata attraente, ma il cambiamento radicale di Doja è tutto fuorché imprevisto. Cogliere spunti da immagini risalenti al 1600, collaborare con designer di haute couture e provocare così follemente la propria fanbase sembrano infatti essere parte di un piano marketing volto alla pubblicizzazione del tour, più che uno scandalo dato da uno squilibrio mentale. E sebbene la risposta del pubblico sia molto simile a quella indignata di quella volta in cui i tabloid pubblicavano sfacciatamente il "meltdown" di Britney, i look anti convenzionali di Doja non sono altro che un modo dell’artista per utilizzare immaginari d’impatto per suscitare forti emozioni negli ascoltatori e nei follower. Il fascino del grottesco nella moda e nei media contemporanei, ossia l’utilizzo da parte degli artisti e dei designer di elementi di quella parte della realtà che più ci disgusta, esiste da ben prima dell’arrivo di Scarlet, la nuova Doja. Il grottesco fa parte dell’arte da secoli, ed anche nel mondo contemporaneo ha preso piede svariate volte. Non siamo così lontani dagli anni in cui Lady Gaga, prima di entrare nel mondo di Hollywood, ricopriva il ruolo stupefacente di maga del travestimento  sfoggiando appuntite protesi facciali che le conferivano zigomi alieni - secondo quanto suggeriva l’artista «escono quando mi sento ispirata» - indossando abiti di carne cruda, o facendosi vomitare addosso durante un concerto. Eppure il pubblico si stupisce ancora, affrettandosi a urlare al cospirazionismo. 

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Se il grottesco di un’artista monumentale come Gaga l’ha portata ad essere riconosciuta come icona, forse  occorre provare a guardare al nuovo corpo di lavori di Doja con un nuovo paio d’occhi. I suoi post su Instagram contengono la stessa ironia che ha sempre divertito i suoi fan, tra selfie dalle angolazioni spiacevoli a frasi provocatorie, ma a questi si sono semplicemente aggiunti i nuovi interessi di un’artista che ha ancora tutto il diritto di riscriversi. Oltre le provocazioni che Doja manda a paparazzi e a fan invadenti, ci sono adesso mostruosità, bagni di sangue e ragni. È vero che il pop orecchiabile di Doja è ben lontano dalla portata emblematica e politica che conservava quello di Lady Gaga negli anni ‘10 e sarebbe un azzardo paragonare le due. Però, mai dire mai.