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Il ritorno di Robert Pattinson

Da Twilight ai film sperimentali, l’attore Y2K continua ad evolvere con The Batman

Il ritorno di Robert Pattinson  Da Twilight ai film sperimentali, l’attore Y2K continua ad evolvere con The Batman

-1 allo sbarco al cinema di The Batman, l’attesissimo film di Matt Reeves sulle sorti del vigilante mascherato di Gotham City, e la curiosità è decisamente alle stelle. Non soltanto perché i fan del fumetto DC aspettano di vedere come verrà interpretata questa volta la storia dell’eroe misterioso - soprattutto dopo l’uscita di un nuovo trailer nei giorni scorsi - ma anche perché a vestire i suoi panni sarà un inedito Robert Pattinson, scelta di casting per nulla scontata. Da un lato abbiamo gli occhi grandi e penetranti e il viso che rispecchia al 92,15% i canoni di perfezione della sezione aurea (secondo il chirurgo estetico londinese Julian De Silva), ma anche una profondità di un ruolo che dovrà scontrarsi con la versione dell’iconico Christian Bale nella trilogia firmata Christopher Nolan. Dall’altro, il percorso attoriale di Pattinson, che potrebbe quasi rientrare in un sedicesimo capitolo delle Metamorfosi di Ovidio mai dato alle stampe per sviluppi sempre nuovi e innovativi, compreso questo.

Dal suo esordio sul grande schermo in Harry Potter e il Calice di Fuoco nel 2005, Pattinson di strada ne ha fatta molta, passando dal (quasi) inosservato Cedric Diggory a stella dell’era Millennial grazie al successo del misterioso personaggio di Edward Cullen nella saga Twilight.  Come dimenticare le copertine di Cioè, magazine italiano Y2K per eccellenza, i primi piani al fianco della “sua” Bella, i titoli come “I segreti dei vampiri” e le epiche faide scolastiche negli schieramenti tra Team Ed o Team Jacob, in cui spesso a vincere era sempre lo sguardo malinconico del giovane Pattinson? In quegli anni Robert era sul trono delle celebrities del primo millennio, re delle cotte platoniche e dei muri delle camerette, etichetta che gli è presto stata stretta e che ha cercato di scrollarsi di dosso con scelte di lavori sempre più sperimentali, lontano dai riflettori che l’hanno reso famoso ma sempre più vicino ad artisti di qualità.

L’attore inglese ha recitato in film diretti da grandi cineasti come Maps to The Star e Cosmopolis di David Cronenberg, Queen of the Desert di Werner Herzog, Life di Anton Corbijn o The Lighthouse di Robert Eggers, anche con parti minori collezionando una serie di performance che l’hanno fatto brillare per un talento artistico ed emergere un carattere profondamente controverso. Tra le parentesi del suo percorso rientra anche quella di cantante, poi finita male, per cui Robert ha persino pensato di abbandonare la professione di attore a cavallo tra il 2009 e il 2010. D’altronde era stato lui a comporre alcuni pezzi del soundtrack dello stesso Twilight tra cui Never Think, Let me sing e Bella’s Lullaby oltre a fondare una music band con base a Londra dal nome Bad Girls. La carriera di Pattinson è stata negli anni definita da una combinazione di ingegno, tenacia e relativa fama. Oltre le sue scelte coraggiose e i tentativi di evasione magistralmente pianificati, i suoi fan non hanno potuto fare a meno di notare quanto il suo personaggio pubblico sia rimasto tanto accattivante quanto bizzarro.

Sarà per quel modo di fare poco convenzionale, o per la naturalezza con cui rompe il legame con l’immagine del ragazzo perfetto costruita per lui al tempo dell’esordio, ma Pattinson è tanto icona quanto meme vivente. A sostegno di questa tesi,  la foto in tuta Adidas durante il set di Good Time, uno scatto ritwittato così tante volte che vivrà per sempre nell’infamia dell’uccellino più famoso dei social. Ma ci sono anche le tante uscite infelici (e  memorabili) avute durante alcune interviste, come quella a Crème Magazine nel 2009 in cui Pattinson ha rivelato:

«Ho avuto una stalker durante le riprese di un film in Spagna. Ero così annoiato e solo che sono uscito a cena con lei. Mi sono solo lamentato di tutto nella mia vita e lei non è più tornata».

Tra le altre nel 2017 ha invece mentito in diretta TV sull'aver assistito alla morte di un clown del circo quando era bambino, svelando una settimana dopo che la storia era inventata. La self-narrative dell’attore è strana e coinvolgente, e invoglia continuamente a seguirlo. 

Anche in fatto di stile, Robert è piuttosto anticonformista e alterna pezzi classici a elementi decisamente street e apparentemente meno pensati. Volto Dior, si mostra sui red carpet quasi sempre in power suit della Maison d’Oltralpe monocromatici o spezzati da styling particolari come bermuda al posto dei pantaloni lunghi e camicie con il collo alla coreana. Per le strade invece opta per la semplicità indossando sneakers, capispalla boxy, hoodies con cappuccio e jeans. Tra gli altri must-have ci sono sicuramente beanie hats, baseball caps e occhiali scuri, items prediletti anche per confondersi tra la folla quando passeggia accanto alla sua compagna, la modella inglese Suki Waterhouse. E ancora pelle, chelsea boots, accessori metallici, giochi di layering e forti elementi legati al mondo indie hipster, forse un richiamo a quell’universo musicale fortemente legato al sottobosco culturale e artistico dell’attore. Metamorfosi stilistiche ai grandi eventi e non solo che l’hanno portato, in linea con la sua immagine fatta di scelte di stile senza regole, a diventare una vera- e inconsapevole - icona di stile.

Insomma, alti, bassi e voli pindarici. Un po’ quello che ci si aspetta di vedere in qualsiasi Batman che si rispetti e con il nuovo film Pattinson sembra pronto a tornare non soltanto nel loop dei blockbusters, ma anche sotto i riflettori del mondo. In una recente intervista per GQ - il cui servizio fotografico ha focalizzato l’attenzione sul web - Robert ha rivelato come è stato lavorare gli ultimi due anni al personaggio del pipistrello più famoso del mondo, tra la difficoltà dell’impresa e gli intoppi dovuti al Covid. Racconta che sul set gli avevano costruito persino una piccola tenda dove poteva andare a rilassarsi. Il più delle volte passava il tempo a fare cose strane con il costume da pipistrello.

Anche nell’ormai noto editoriale, scattato da Jack Bridgland con styling di Mobolaji Dawodu e J. Tietz, è evidente come Robert sia ormai lontano da quell’immagine di ragazzo perfetto che per lungo tempo gli è stata, forse ingiustamente, addossata. Scatti che lo ritraggono in capelli ossigenati, naso rotto e con un sorriso reso metallico da capsule argentate, mentre si fa tatuare sul braccio o si specchia in un bagno imbrattato di graffiti. Anche le luci scelte per il set enfatizzano la drammaticità di ogni momento rafforzando i vibranti blocchi di colore che accompagnano i vari look da bad boy. Immagini forti come il nuovo personaggio di Robert che ora è pronto a bucare lo schermo. Adesso bisogna capire quale futuro aspetta per la star inglese. Nel frattempo, non ci resta che andare al cinema: Robert Pattinson è tornato.