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Kylie sta rubando le idee di una giovane artista?

Khy, il nuovo brand di Kylie Jenner è stato accusato di plagio

Kylie sta rubando le idee di una giovane artista? Khy, il nuovo brand di Kylie Jenner è stato accusato di plagio

Ci risiamo. Kylie Jenner ha appena lanciato il suo fashion brand, Khy, ed è già nel centro del ciclone. Il motivo è @betsyjohnson_, una giovane designer, che ha accusato Kylie di averle rubato le idee e di essersi troppo “ispirata” al suo brand @products.ltd, senza darle il giusto credito. Effettivamente, la somiglianza tra le creazioni c’è. Ma basta qualche similitudine per poter gridare al plagio? Dove è il confine tra ispirazione e appropriazione del lavoro altrui? Facciamo un passo indietro. Riepiloghiamo tutto quello che sappiamo sul nuovo progetto di Kylie e sulle accuse di plagio (nuove e vecchie).

Cosa dobbiamo aspettarci dal Khy di Kylie Jenner?

"Ti presento khy". Con queste semplici parole e una sua immagine, seduta su un pavimento in moquette con un trench in ecopelle nero e décolleté rosse Ferragamo, Kylie Jenner ha lanciato il suo fashion brand Khy. Anche se a guidarlo insieme a lei ci sono Kris Jenner e Jens ed Emma Grede di Popular Culture, tutto ruota attorno a Kyle, dal nome che è un mix tra "Ky", il soprannome della Jenner, e la "H" che simboleggia "destino, fortuna e spiritualità", fino al concept, basato sul suo guardaroba personale e sui suoi stati d'animo mutevoli. Il nuovo progetto offrirà capi essenziali e pezzi statement, su cui investire per dare un twist al guardaroba, tutti declinati in taglie dalla XXS alla 4X e venduti a meno di $ 200

Il primo drop arriverà il 1° novembre

Khy collaborerà "con designer, marchi iconici e figure culturali influenti". A aprire le danze sarà la partnership con Nan Li ed Emilia Pfohl, duo di designer di Namilia, marchio gender-neutral based in Berlino noto per il suo stile dark e provocatorio, amato da celebrità come Cardi B, Megan Thee Stallion e i membri delle BLACKPINK . Il primo drop, che sarà disponibile su su khy.com dal 1° novembre, consisterà in 12 pezzi, tra pantaloni, cappotti, top e capi basic in ecopelle, in nylon ed elastan. Il risultato, per usare le parole del WSJ, "è il guardaroba di una motociclista durante l'apocalisse, che si dà il caso abbia accesso a Internet e un corpo tonico da pilates".

Kylie ha grandi progetti per Khy

Secondo quanto anticipato dal comunicato stampa, Khy è un progetto ambizioso: "Khy è un omaggio alle possibilità illimitate della moda. Stiamo abbattendo le barriere e ridefiniremo il significato di un marchio di design, con creatività e qualità a un prezzo migliore. Volevo rendere Khy una piattaforma in cui i nostri clienti potessero avere l'opportunità di sperimentare la moda, attraverso nuovi designer e marchi, ma a un prezzo più accessibile." Kylie vuole che il marchio sia inclusivo, nelle taglie e nei prezzi, cool, ma che si trasformi anche in una sorta di piattaforma di lancio attraverso cui i marchi emergenti acquisiscano visibilità, il che suona strano visto le accuse di plagio.

L'accoglienza dei fan e le accuse di plagio

Appena Jenner ha taggato l'account ufficiale di Khy nel suo post Instagram, che ha raccolto decine di migliaia di follower in meno di 24 ore, la curiosità attorno al nuovo progetto è salita alle stelle. Insieme all’hype, però, sono anche arrivate critiche e accuse di plagio. In molti si sono riguardo al prezzo apparentemente basso del marchio (il primo drop dovrebbe essere interamente sotto i $200), mentre altri hanno sottolineato una presunta mancanza di ispirazione della star per quanto riguarda i suoi modelli, giudicati troppo simili alle proposte di marchi concorrenti come ad esempio The Row. Un terzo gruppo ha persino ipotizzato che la poca originalità sia dovuta al tentativo di Kylie di battere Sofia Richie nell'uscita della sua linea di moda. La critica più aspra è arrivata da Betsy Johnson, una giovane designer del marchio Products by Betsy Johnson che ha accusato la founder di Kylie Cosmetics di averle rubato le idee senza darle il giusto credito, sottolineando la somiglianza tra le sue creazioni e quelle di Khy.

Kylie e il debito verso i giovani designer

Betsy Johnson non è la prima ad accusare Kylie di essersi appropriata, senza il consenso, del lavoro altrui. Nel corso degli anni, sono stati diversi i designer ed artisti che hanno segnalato “un’ispirazione” non dichiarata e troppo marcata delle proprie creazioni da parte della celeb. Ad esempio, quando Jenner ha lanciato il suo kit per le labbra virale, è emersa una somiglianza innegabile del logo con il lavoro della makeup artist Vlada Haggerty. Kylie ha evitato una battaglia legale con una leggera modifica. Tra i nomi da cui Kylie e i suoi brand avrebbero “illecitamente” attinto ci sono anche Anastasia Beverly Hills, Trixie Mattel e l’artista inglese Sarah Pope. Nemmeno la sua (ex?) migliore amica, Madison Beer, ha avuto i giusti crediti. Qualche anno, infatti, si infuriò per una palette di ombretti viola che avrebbe dovuto essere rilasciata come collaborazione, ma che poi uscì solo a nome di Kylie Cosmetics.

@theofficialangelt Kylie Jenner is Being Called Out Over Her New Brand KHY by Betsy Johnson #kyliejenner #khy #khybykyliejenner #theofficialangelt original sound - angel t

Il problema del plagio nella moda

Per Kylie ricevere un’accusa di plagio è quasi un’abitudine. E lo è anche per molti altri marchi. I social media si prestano alla call-out culture. A volte hanno ragione, altre no. Ricordate recentemente quando Jean-Paul Gaultier e la sua versione moderna del Trompe-l'œil Dress co-firmato da Lotta Volkova sono stati accusati di aver copiato un designer spagnolo contemporaneo di nome Sergio Castaño Peña? In quel caso, chi puntava il dito contro la Maison peccava di ignoranza, dato che l’abito in questione era spirato a un pezzo d’archivio disegnato da Gaultier nel 1984. Questo piccolo esempio mostra la facilità con cui si sottolineano somiglianze e appropriazioni di idee, ma gli episodi sono troppo numerosi per poterli contare e fanno parte della natura stessa dell’industria della moda. È difficile stabilire i confini tra omaggio, ispirazione e plagio, ma è innegabile che il fenomeno esista e che, spesso, a farne le spese siano artisti meno conosciuti. Il problema è come possono queste piccole realtà difendersi anche quando le prove del plagio sono troppo reali ed evidenti per essere ignorate. A volte basterebbe dare loro il giusto e meritato riconoscimento, con una menzione, un ringraziamento o con una forma di accordo commerciale. Allora, perché non farlo, soprattutto, quando, come nel caso di Kylie Jenner, ce lo si potrebbe permettere?