Ela Minus: "Musica. Sempre musica. Ancora musica" Intervista alla musicista alla vigilia del concerto al Linecheck Warm Up

Ela Minus: Musica. Sempre musica. Ancora musica Intervista alla musicista alla vigilia del concerto al Linecheck Warm Up

Continua il nostro viaggio tra le artiste indipendenti, giovani, forti e con tantissimo da dire. Dopo aver scambiato due chiacchiere con Luzai tocca a Ela Minus, che si esibirà al Base il 5 giugno in occasione del Linecheck Warm Up. La conoscete? Con una formazione in jazz e sintesi elettronica al Berklee College of Music, Ela Minus ha costruito una carriera fortemente identitaria, con uno stile che unisce elettronica d’autore, atmosfere introspettive e pulsazioni analogiche, sostenuto da una forte attitudine DIY. Il nuovo disco, Dìa, rappresenta un’evoluzione rispetto al precedente Acts of Rebellion, album-manifesto che ha fatto conoscere Ela Minus a livello globale. Ecco cosa ci ha raccontato, e se non vi fa venire voglia di prendere un biglietto non sappiamo proprio cosa dirvi.

Intervista a Ela Minus alla vigilia del Linecheck Warm Up, a Milano

Hai studiato batteria jazz e sintesi musicale al Berklee e successivamente hai costruito sintetizzatori a mano. In che modo questa conoscenza tecnica influisce sul tuo processo creativo?

Mi dà molta libertà. Non penso più agli aspetti tecnici del creare qualcosa, creo e basta. Ho un’idea e diventa una questione di memoria muscolare e cerebrale, ma non è la razionalità a intervenire: la conoscenza è interiorizzata, e questo mi dà libertà invece che impormi dei limiti legati al sapere come si fa qualcosa.

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Il tuo album di debutto, Acts of Rebellion, è diventato un punto di riferimento durante la pandemia. Secondo te cosa ha risuonato di più con il pubblico in quel momento?

A dire il vero non ne ho idea, secondo te cos'è stato? Non ho abbastanza distacco, essendo qualcosa che ho creato io, la mia prospettiva è totalmente di parte, naturalmente. Però sono felice che sia successo. Mi sento onorata di aver fatto parte della vita delle persone in un momento così cruciale.

Hai suonato su palchi iconici come Coachella, Primavera Sound ed Estéreo Picnic. Come ti prepari in modo diverso per i festival rispetto ai club? E come ti stai preparando per Linecheck?

Sono spettacoli completamente diversi, da ogni punto di vista. Mi preparo, provo ogni singolo live che faccio, e naturalmente sono tutti molto diversi. I concerti nei club sono più intimi, mi sento più presente nella stanza, con il pubblico. C’è più spazio per improvvisare, perché sento l’energia dell’ambiente, ci gioco. I festival sono un’altra cosa: lì sento di dover occupare più spazio, visivamente e sonoramente, e questo cambia il mio modo di suonare e di esibirmi.

Hai lavorato recentemente con maison di moda come Chanel, Miu Miu e Prada. Cosa ti piace dell’unione tra musica e moda?

La naturalezza con cui si uniscono. Semplicemente, sembrano fatte per stare insieme.

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Cosa può aspettarsi il pubblico di Milano dal tuo set a Linecheck? Sarà più introspettivo, più energico o un mix dei due?

Sicuramente un mix di entrambi, ma dipenderà anche da dove mi porterà il pubblico. Milano mi dà vibes da crescendo: inizio riflessivo, lento e poi si sale fino a un momento molto energetico. Ma non ci sono mai stata, potrei sbagliarmi. Ci sentiamo dopo il live?

Linecheck pone grande attenzione all’innovazione dell’industria musicale e alla sostenibilità. Come risuonano questi temi con i tuoi valori personali e artistici?

L’industria musicale ha ancora molto da fare e da cambiare ed è attualmente solo all’inizio di un percorso per diventare più innovativa e sostenibile per chi ne fa parte. Dato che è la musica stessa a muoversi in questa direzione, l’industria che la circonda dovrebbe seguirla. È quello che cerco di fare nella mia vita quotidiana: seguire la musica. Ci penso ogni giorno e cerco di stare in prima linea con azioni concrete, mettendo in discussione tutto e sperimentando modi miei di fare le cose, nel gestire la mia carriera e la mia musica.

Che ruolo ha secondo te la performance dal vivo nella costruzione di comunità, soprattutto in un’epoca in cui la musica si consuma principalmente online?

Un ruolo cruciale. Niente può sostituire la musica dal vivo, quella suonata in tempo reale da esseri umani. È un rituale fondamentale per l’umanità, e dovrebbe far parte della vita di tutti. Soprattutto dei più giovani.

Qual è il tuo prossimo passo?

Musica. Sempre musica. Ancora musica.