Che fine hanno fatto gli idoli del pop? Le donne dominano la scena, mentre i teen idol hanno smesso di rubare cuori

Hanno dominato i Grammy’s, colonizzato la nostra For You Page di TikTok, riempito palazzetti e calcato i palchi dei principali festival internazionali (sono, tra le altre cose, le headliner al Primavera Sound Festival di Barcellona). Charli XCX, Sabrina Carpenter e Chappell Roan stanno vivendo la loro golden age. Accanto a loro, Billie Eilish è stata inserita tra le pop star migliori del XXI secolo (lei che in questo secolo ci è nata), Olivia Rodrigo continua a collezionare nomination ai Grammy’s, Lola Young scala le classifiche con la sua Messy, ormai quasi un inno generazionale.  Ma ci sono anche Tate McRae, Madison Beer e Tyla: quasi 100 milioni di ascoltatori mensili su Spotify complessivi. E lasciamo momentaneamente da parte Taylor Swift, che di sicuro non ha bisogno di presentazioni. Il pop è donna, pare: ma che fine hanno fatto gli uomini?

Justin Bieber e gli One Direction: storia di un’ossessione

Ricordo bene la prima volta che ho visto Justin Bieber su YouTube: irresistible ciuffo biondo, cappellino snapback e il sorriso ancora ingenuo di chi forse non sa che scalerà le chart di tutto il mondo. Erano i tempi di One time e io ero già innamorata. La mia crush è durata poco - non sono una tipa dalle passioni irrefrenabili -  ma non posso dire lo stesso di molte mie coetanee. Poi sono arrivati gli One Direction, forse la meteora più luminosa di questo XXI secolo, e le cose si sono fatte ancora più serie. Ogni generazione ha probabilmente i propri idoli - e prima degli One Direction ci furono i Backstreet Boys - ma il fenomeno che si creò intorno alla boyband creata a tavolino da Simon Cowell a X Factor UK ha un che di affascinante e inquietante insieme. Così come Justin Bieber, i cinque ragazzi erano belli in maniera molto convenzionale, senza essere eccentrici o fuori dagli schemi: i ragazzi della porta accanto, che qualunque adolescente ha sognato di avere come fidanzati. Come spiega il giornalista musicale Michael Gragg citato da Dazed, le pop star di quegli anni erano incoraggiate ad essere "normali", qualcuno in cui ci si potesse identificare.

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La nascita delle fanbase

Nacquero così le Beliber - fusione di "believer" (credente) e "Bieber" - e poi le Directioner, orde di ragazzine agguerrite in grado di scovare sul web (dei social allora esisteva solo Facebook e il meno frequentato Tumblr) qualsiasi notizia sulla vita privata, il passato o il presente di questi idoli, che da un giorno all’altro si erano ritrovati ad essere famosi. Tipicamente, la fascia d’età andava dai 10 ai 16 anni e non c’erano limiti che potessero ostacolare la passione, che spesso diventava un’ossessione: c’era chi baciava ogni sera il poster di Justin Bieber prima di andare a dormire; chi era in grado di aspettare in piedi per otto ore consecutive solo per sperare di ottenere una foto con uno degli One Direction fuori dall’hotel dove alloggiavano, o ancora chi si faceva centinaia di chilometri solo per partecipare ad un raduno non ufficiale di altre ragazzine con la stessa passione.

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La Gen Z, la trap e i reality show

Oggi è difficile ravvisare questo tipo di attaccamento nei confronti di qualcuno. L’epopea degli One Direction si è presto chiusa con il loro scioglimento - e forse anche con il passaggio all’età pre-adulta delle Directioner - mentre Justin Bieber continua ad avere una fanbase solida ma non più così accanita, sicuramente più matura (a parte quando si parla di Hailey vs Selena, ma questo è un altro discorso). Certo, rimangono gli Swiftie: gli irriducibili fan di Taylor Swift sembrano mantenere quei tratti che hanno caratterizzato le fanbase dei primi anni ’10 e che in molti casi rasentano l’ossessione. Tolta questa eccezione, nel panorama del pop contemporaneo è difficile trovare figure che siano diventate così mainstream, soprattutto se parliamo di uomini. Si è concluso il periodo d’oro del "ragazzo pulito della porta accanto" e oggi gli adolescenti sembrano di gran lunga preferire il rap al pop, i trapper ai cantautori. Parallelamente, almeno in Italia, il fenomeno delle fanbase si è rivolto altrove: verso i reality come il Grande Fratello, e i talent come Amici, per cui il pubblico da casa crea dei veri e propri schieramenti, con tanto di nickname dedicati su X e striscioni inviati con l’aeroplano sopra gli studi di Cinecittà. Sembra, in generale, che le persone abbiano bisogno di idoli che appaiano più vicini a noi di quanto in realtà sono: poterli osservare ogni giorno, 24 ore su 24, dà forse quasi l’impressione di far parte delle loro vite.

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Gli uomini nel pop contemporaneo

Come se la passano gli uomini, quindi, nel pop contemporaneo? Non poi così male. Da un lato sembra che l’asse si sia spostato verso un’estetica queer e più fluida, con artisti come Harry Styles - che ha trovato il modo di reinventarsi dopo la diaspora degli One Direction - ma anche Troye Sivan e, più di recente Benson Boone, che ha fatto della tutina alla Freddie Mercury il suo tratto distintivo. Dall’altro troviamo invece il mondo più vicino al country/folk, che spopola soprattutto su TikTok con cantanti come Shaboozey (candidato a un Grammy’s con la sua A bar song), Alex Warren (Carry you Home, Ordinary) e Mark Ambor (Good To Be, Belong Together). Certo, nessuno probabilmente sogna di sposarli o ha attaccati i loro poster alle pareti. Forse l’era degli idoli è finita, o forse siamo solo cresciuti.