Federica Abbate: "La verità ha un suono inconfondibile" Intervista alla cantante e autrice in occasione del nuovo singolo, Tilt

Federica Abbate: La verità ha un suono inconfondibile Intervista alla cantante e autrice in occasione del nuovo singolo, Tilt

Federica Abbate è una persona decisa, determinata e dritta al punto. Quando entra nella nostra sala shooting domina lo spazio, ma non si tratta di una presenza prevaricante. Semplicemente, Federica Abbate è una donna che sa quello che vuole, almeno quando si parla di musica. Anche l'intervista è così. La cantante e autrice musicale ci racconta del suo nuovo singolo, Tilt, e lo fa con generosità, pesando le parole come solo una che le usa per scrivere sa fare, svelandoci un po' del dietro le quinte e, perché no, anche un po' del suo processo creativo e del suo futuro lavorativo. 

"Tilt nasce effettivamente da un vero e proprio tilt creativo. Io uscivo da Canzoni per gli altri, che è il mio primo album, quello in cui dichiaravo apertamente che ero in una sorta di limbo, quindi una Federica che stava tra l'autore e la cantautrice" ci racconta. "Però lo dichiaravo tranquillamente" aggiunge, ridendo. "Finita questa fase mi sono chiesta chi voleva essere la Federica artista, cosa volesse fare da grande, cosa volesse diventare. Da questo tilt creativo nascono tutta una serie di canzoni. A quel punto, mi sono chiusa in studio per una ventina di giorni a scrivere questo progetto. Ne sono nate una serie di canzoni, tra cui Tilt, che è una sorta di inno all'autenticità. Ci tenevo che fosse la prima, perché rappresenta anche un inno all'autenticità".

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Un tilt creativo, dunque, molto produttivo, che è stato fondamentale utilizzare: "La creatività è qualcosa che devi intrappolare in quel momento. Se aspetti cambia". E il processo creativo cambia con lei. "Mi sentivo intrappolata, limitata dalla forma dell'autore" confessa. "Quando ti vuoi liberare di una forma, hai paura proprio di andare in tilt. Ma se non lo fai muori lentamente. Succede non solo a livello lavorativo, ma anche nelle relazioni, nella vita. È fondamentale mandare tutto in tilt, ma un tilt non negativo ma salvifico. Quando scrivo per me sono più libera. Non mi pongo delle domande, non mi sento di seguire la voce di qualcun altro, seguo i miei canoni interiori di creatività, senza pensare a nient'altro. È liberatorio, perché, facendo l'autore, ho tantissimi paletti da seguire". "Per me" continua, "è fondamentale scrivere musica per me, perché l'atto creativo è qualcosa di libero, e se si perde la libertà si perde anche il piacere di fare musica a lungo termine. Io con le mie canzoni mi ritrovo, mi ricarico energicamente, mi sento rappresentata e raccontata da quello che scrivo. È bellissimo raccontare gli altri, ma è ancora più bello raccontare se stessi, perché la verità ha un suono inconfondibile, è dritta e chiara in faccia a chi l'ascolta, e chiunque ascolti le mie canzoni sente la mia verità. La necessità di ogni artista, credo, è quella di condividere un pezzo di sé stesso con gli altri. Ti fa sentire meno solo". 

Impossibile non chiederle, a questo punto dell'intervista, se c'è un momento - uno solo - di questo processo di tilt che porta con sé, che ha particolare valore, che si staglia alto sugli altri. La risposta è no, più o meno. "Io mi lego sempre all'ultima canzone che scrivo, in generale. Cioè, una volta che ho scritto una canzone me ne disamoro un pochetto, perché ho sempre la tendenza a guardare in là. La cosa che mi porto sempre dietro è la soddisfazione di essere riusciti a superare la me stessa di qualche tempo fa ogni volta che faccio una bella canzone. Adesso, dentro di me c'è la volontà di superare la me stessa di adesso e così via. È una continua sfida con se stessi, per me". Non solo contro se stessi, ma anche contro un ambiente che, si sa, ha scarsa presenza di donne. "Quando ho iniziato a fare questo mestiere mi sono resa conto immediatamente di essere una delle pochissime donne presenti. Non c'erano, non le vedevo. Ho iniziato a scrivere 12 anni fa, è passato tanto tempo. Ho dovuto convincere gli altri di essere in grado, di saper fare questo lavoro. Perché la scrittura viene legata più all'uomo che alla donna, come skill. Una volta che ho dimostrato di saperlo fare non mi sono mai sentita discriminata o messa da parte, anzi mi sono sempre sentita molto coinvolta, ho visto quanto era utile agli uomini - che hanno magari una capacità melodica più essenziale - avere un punto di vista altro da loro".


Punto di vista altro che, in effetti, è diverso, nel senso che offre una certa diversità di voci e di penne. "Quando scrivi scrivi con la voce, ed è chiaro che la vocalità di un uomo è diversa da quella della donna per estensione, elasticità, movimento e per una miriade di altre qualità. Poi ognuno ha il suo modo, ma è normale che la creazione di melodie fatta da una vocalità femminile sia diversa da una fatta da una voce maschile. La cosa interessante è che spesso gli uomini scrivono per le donne, quindi non vedo perché una donna non possa scrivere per un uomo. All'inizio era un po' un mito da sfatare, ma io scrivo per tantissimi uomini e nessuno se ne è mai accorto".

La scrittura è chiaramente centrale nel processo artistico di Federica Abbate, ma non sempre una canzone è immediatamente sua o immediatamente degli altri. Aprire una finestrella su questo mondo, quello della scrittura di canzoni, è molto interessante per i non addetti ai lavori, sembra quasi un processo magico, mistico. "Per saper scrivere devi avere un'empatia molto forte con l'altro, perché comunque stai portando qualcosa al di fuori di te che deve calzare su qualcun altro. A volte scrivo una canzone che viene proposta a più cantanti, come ad esempio In radio, ma nessuno riesce a calzare quella melodia con un'efficacia simile alla mia. Ed è lì che capisco che quelle melodie sono proprio mie, e se le canta qualcun altro cadono di qualità e di valore. Anche Tilt è una di queste canzoni. Per me è stato come riconoscermi allo specchio. A volte è così e basta, sarebbe una bugia dare quella canzone a qualcun altro, è un controsenso. Ho iniziato a tenermi delle canzoni proprio per quello". Se scrivere è naturale, infatti, il resto è venuto un po' dopo: "Se non scrivessi musica non canterei, probabilmente. Non ho l'esigenza di apparire, non mi appartiene. Ho iniziato ad apprezzarlo con il tempo. Adesso apprezzo tantissimo condividere me stessa anche fisicamente con il mondo, ma io vengo dalla scrittura. Canto perché scrivo, e ci sono canzoni che scrivo che non può cantare nessun altro. Allo stesso modo, a volte mentre scrivo è evidente chi potrebbe cantare quel pezzo. Ad esempio con Amore e Capoeira. Era evidente che non l'avrei cantata io, è impossibile che io riesca a rendere credibile una canzone del genere".

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L'ultimissima domanda, come sempre, verte sul futuro: "Io spero di poter cantare le mie canzoni, penso di essermi meritata un posticino anche io nella possibilità di esprimermi in quanto artista, non solo in quanto autore. Piano piano. Io di gavetta ne sto facendo da un po'. Nel mio futuro però c'è anche la scrittura, il motivo per cui sono qua è quello, e non l'abbandonerò mai".