
Svegliarsi presto è un falso mito
Non per forza ci rende più produttivi
19 Maggio 2025
La propensione a essere mattinieri, cioè ad alzarsi presto al mattino, viene solitamente considerata un’attitudine virtuosa, sinonimo di successo e di uno stile di vita equilibrato e sano. È una convinzione molto radicata nel senso comune e largamente condivisa tra la popolazione – anche perché ha origini molto antiche. Negli ultimi anni questa convinzione si è rafforzata per via della crescente attenzione all’importanza della routine mattutina, alimentata dai social network. Le ragioni sono diverse. Innanzitutto, l’esperienza della pandemia ha reso maggiormente diffuso il lavoro da casa, un po’ in tutti gli ambiti, e in particolare nel settore tecnologico. In questo contesto, sulle principali piattaforme si sono moltiplicati i contenuti motivazionali, che affiancano a una visione fanatica del lavoro la necessità di diventare per forza mattinieri. Di recente, ha parlato della questione anche il Wall Street Journal, in un articolo intitolato «La sveglia alle 4 del mattino non è più solo per i super-CEO», spiegando che «nella corsa alla produttività» la routine mattutina sta diventando sempre più estrema anche tra i giovani. In sostanza, questa tendenza non coinvolge più solamente certi lavoratori dei piani alti delle grandi aziende, ma si sta diffondendo anche tra chi potrebbe farne a meno. Tuttavia, come riporta il Washington Post, la convinzione che svegliarsi presto sia necessariamente meglio ha a che fare con l’assunto – ingenuo – secondo cui il contrario sfavorirebbe, a priori, il raggiungimento degli obiettivi lavorativi (o peggio ancora di vita). Ma in realtà non è affatto così, e lo sostengono solide basi scientifiche. Il sonno negli esseri umani, infatti, è regolato anche e soprattutto dai cosiddetti ritmi circadiani, cioè i cicli con cui si ripetono determinati processi fisiologici nell’arco delle 24 ore, a loro volta influenzati dalla risposta del corpo all’alternanza tra la luce e il buio. Sono leggermente diversi da persona a persona, ed è per questo stesso motivo che vitalità e stanchezza variano durante la giornata in un modo che non è uguale per tutti. Questa è anche la ragione per cui esistono inclinazioni del tutto soggettive a dormire in momenti differenti della giornata – una caratteristica che, in genere, è relativamente stabile in ciascun individuo nel corso del tempo.
È meglio essere “mattinieri” o "nottambuli"?
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La maggior parte della popolazione globale si posiziona in una via di mezzo tra l’essere “mattinieri” e “nottambuli” – così come vengono definiti i due estremi negli studi del sonno. I primi rappresentano i soggetti che in genere necessitano di andare a dormire presto, senza svegliarsi tardi, mentre i secondi sono coloro che si coricano più frequentemente con maggiore calma e preferiscono svegliarsi senza fretta. I contenuti che promuovono l’idea che alzarsi presto renda automaticamente persone e professionisti migliori sono spesso accomunati da un giudizio morale nei confronti di chi si sveglia tardi, come ha fatto notare la testata statunitense Vox. Anche una ricerca realizzata negli Stati Uniti e pubblicata nel 2022 aveva dimostrato che esistono pregiudizi negativi nei confronti delle persone che definiremmo “nottambule”. Eppure, in molti casi, gli sforzi per cercare di svegliarsi presto non solo rischiano di rivelarsi del tutto inutili, ma possono anche avere effetti negativi sui singoli soggetti, generando maggiore frustrazione. Paradossalmente, i "nottambuli" che decidono di svegliarsi per forza presto potrebbero essere sensibilmente meno concentrati – e quindi meno produttivi – nelle prime ore della giornata, proprio perché l’abitudine ad alzarsi viene influenzata da fattori biologici che non dipendono poi così tanto da una scelta individuale. Alzarsi forzatamente non trasforma magicamente le persone che per loro natura non lo sono in soggetti “biologicamente” mattinieri, sottolinea anche il New Yorker. Per favorire la routine mattutina il magazine statunitense consiglia, piuttosto, di comprendere e accettare le proprie abitudini di risveglio così come sono, anche perché può diventare controproducente sforzarsi di “funzionare meglio” al mattino se si è biologicamente più portati a riposarsi. In definitiva, ribadisce il New Yorker, i “nottambuli” non sono per forza meno virtuosi dei “mattinieri”, tanto più se sono abbastanza fortunati da avere un lavoro flessibile in cui possono scegliere quando svegliarsi.