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Le eroine di David Lynch

Un breve viaggio tra i personaggi femminili del regista, da Twin Peaks a Velluto Blu

Le eroine di David Lynch Un breve viaggio tra i personaggi femminili del regista, da Twin Peaks a Velluto Blu

Non ci sono vie di mezzo. David Lynch si ama o si odia. Il suo cinema si muove ossessivamente tra sogno e realtà, immaginazione ed inconscio, facendo dubitare lo spettatore, che non sa mai fino in fondo cosa ha davanti agli occhi. I suoi film sono abitati da figure ambigue e grottesche, da ragazze morte avvolte nel cellophane e da agenti di polizia dipendenti dalla caffeina, da strade notturne e un’America di provincia che dietro la rassicurante facciata nascondono torbide ed atroci verità. In questo universo le donne hanno un ruolo centrale, ma sempre doppio, in bilico tra angelo e diavolo, tormentate e misteriose. Spesso il regista è stato accusato di sessismo e misoginia per le frequenti rappresentazioni di violenza contro le donne. Eppure le attrici, da Laura Dern a Naomi Watts, hanno sempre fatto a gara per recitare in un suo progetto. Il motivo? I suoi personaggi avvincenti, complessi. Sono sovente vittime di una mascolinità tossica, abusate e seviziate, sezionate mentre crollano o si perdono in se stesse, ma sono anche sfaccettate. Hanno passati oscuri e cercano la redenzione, sono pure e conturbanti, disperate e selvagge, ma anche resilienti. Lynch le mostra nei loro momenti peggiori, ma con uno sguardo empatico, come se rappresentassero il meglio dell'umanità, imperfette, ma in qualche modo eroiche nel sopravvivere al male.

Lynch è scomparso 16 gennaio 2025, a 78 anni, nss G-Club lo ricorda attraverso i suoi personaggi femminili più iconici.

I personaggi femminili di David Lynch: Dorothy Vallens in Velluto blu (1986)

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Uno dei personaggi più memorabili mai apparsi al cinema. Dorothy Vallens è una rivisitazione dell’archetipo della femme fatale, conturbante chanteuse di nightclub, dal bouffant perfettamente acconciato, il pesante ombretto blu, il rossetto rosso e gli abiti neri da dark mermaid. Allo stesso tempo, è la damigella in pericolo, sottomessa dal perverso e brutale gangster, interpretato da Dennis Hopper, che le ha rapito marito e figlio. Dorothy ha il volto bellissimo di Isabella Rossellini, all’epoca delle riprese di Blue Velvet compagna di Lynch, magnetica nella sua capacità di mostrare l’anima tormentata, divisa tra abuso e desiderio, del personaggio.

Lula Fortune in Cuore Selvaggio (1990)

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Due innamorati in viaggio verso la California, tra strade polverose e sogni da inseguire, come un posto dove poter essere felici insieme: Sailor, Nicolas Cage con la giacca in pelle di serpente, e Lula, interpretata da Laura Dern, con gli abitini aderenti, i capelli vaporosi e un’ossessione per Il mago di Oz. Il loro è un amore assordante, che grida e scalcia in una realtà sporca e crudele, nella quale gli amici di famiglia sono stupratori, chi ami viene ingiustamente incarcerato e tua madre è una donna perfida che sguinzaglia dei gangster pur di dividerti dalla tua anima gemella. 

Laura Palmer in Twin Peaks (1990-2017)

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"È morta, avvolta nella plastica". Sono state queste parole a dare inizio a Twin Peaks, una delle serie tv più inquietanti ed iconiche degli ultimi 40 anni. Laura Palmer, interpretata da Sheryl Lee, è la protagonista assoluta, presenza costante pur nella sua assenza. La sua morte è un mistero quanto la sua vita, divisa tra la maschera di reginetta del liceo, bella e solare, e la vittima di incesto, cocainomane e autodistruttiva.  Laura Palmer, in costante bilico tra luce e oscurità, è un simbolo di innocenza corrotta e la sua morte è il velo squarciato che mostra l’ipocrisia e l’orrore dietro la patinata borghesia di paese. L’angelo avvolto nella plastica, con i capelli biondi e le labbra blu, ritorna anche nel film Fuoco cammina con me e nella serie tv Twin Peaks: The Return.

Audrey Horne in Twin Peaks (1990-2017)

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"Sono Audrey Horne e ottengo ciò che voglio", dice Audrey Horne al direttore del negozio Emory Battis, mentre cerca di strangolarlo. Basterebbe questa immagine per descrivere uno dei personaggi più complessi e interessanti, anche a livello estetico, Twin Peaks. Interpretata da Sherilyn Fenn, Audrey è la ricca studentessa di provincia, la baddie che indossa top attillati e gonne al ginocchio, quella che si innamora dell’agente Cooper e, insieme a lui, indaga sulla morte di Laura Palmer. Come ha detto: "Ho visto una mia amica recisa come un fiore che aveva appena iniziato a sbocciare. La vita può essere così breve".

Renee Madison/Alice Wakefield in Strade perdute (1997)

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"È stata una delle cose più coraggiose che avrei potuto fare. È stato un film molto potente per me. Ho incontrato la mia ombra". Patricia Arquette parla così di Lost Highway, il noir notturno e allucinatorio in cui ha il ruolo di Renée, misteriosa moglie dai capelli corvini alla Bettie Page del sassofonista Fred, e di Alice, sensualissima bionda amante del gangster Mr. Eddy. Ancora una volta Lynch ripropone il topos del doppio, di una donna ambigua e misteriosa, che potrebbe abitare la realtà o essere un semplice sogno, una fantasia che, esteticamente, riporta alla Golden Age di Hollywood e alle sue femme fatale. 

Betty Elms/Diane Selwyn in Mulholland Drive (2001)

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Dopo oltre dieci anni di provini e ruoli minori, Naomi Watts voleva abbandonare la recitazione. Poi, arrivò Lynch che la scelse per Mulholland Drive. Il film è un complesso noir che gioca tra realtà e finzione, abitato da personaggi e situazioni strane e umorismo surreale. Watts è Diane che, proprio come chi la interpreta, fatica a raggiungere il successo nel cinema. In un’altra vita, forse un sogno, è anche la giovane ingenua Betty, un’aspirante attrice arrivata a Hollywood con i suoi abitini bon ton e tanta speranza che, ad un certo punto, incontra Rita, una donna misteriosa affetta da amnesia. Inizia così un viaggio surreale alla scoperta dell’identità che le porta negli abissi più sordidi di Hollywood. Dopo il film, la carriera di Watts decolla e tocca uno dei suoi apici con la nomination all’Oscar per 21 grammi.

Nikki Grace/Susan Blue in Inland Empire – L’impero della mente (2006)

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Ancora una volta Lynch porta sullo schermo una donna doppia e le dà il volto di Laura Dern. Le affida il ruolo di Nikki Grace, un’attrice che confonde la sua vita col personaggio che deve interpretare, Susan. É una donna in difficoltà, una donna che si sta smantellando, deformando, consumando davanti alla macchina da presa, logorata in un viaggio emotivo, grottesco e spaventoso nella sua mente, dove è difficile distinguere cosa sia inconscio e cosa no. Dern dà corpo ed anima ad uno dei personaggi femminili più strazianti, claustrofobici e incisivi di Lynch.