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Michela Giraud: il debutto alla regia e l'amore per la complessità

L'attrice e comica si lancia nel cinema, ed è un atto di amore e servizio

Michela Giraud: il debutto alla regia e l'amore per la complessità L'attrice e comica si lancia nel cinema, ed è un atto di amore e servizio

Il pubblico social ha conosciuto Michela Giraud attraverso LOL - Chi ride è fuori, nel 2021. A quel punto, però, la romana aveva già alla cintura anni di esperienza in televisione e sui palchi di tutta Italia, come comica e presentatrice. Nel 2015 entra nel cast di Colorado, negli anni successivi trasmissioni televisive tra cui La TV delle ragazze, SbandatiComedy Central News. Nel mezzo la radio e la stand up comedy. Adesso, dopo un avvicinamento al mondo della recitazione anche sul grande schermo, debutta alla regia con una storia molto personale. Non è una novità, per lei che ha fatto del suo personaggio uno specchio della sua persona, e che non si è mai fatta problemi a esprimere sentimenti intimi, anche sul suo rapporto con il corpo, con l'esterno e con il suo essere una donna che non rispetta gli standard tradizionali.

Michela Giraud: Flaminia e il debutto alla regia

Flaminia arriva al cinema l'11 aprile. Si tratta di una doppia sfida: c'è quella tecnica - dopotutto è un debutto alla regia e alla sceneggiatura - e anche quella personale. La pellicola, infatti, racconta la storia di due sorellastre, Flaminia e Ludovica, che non potrebbero essere più diverse di così. La prima è una tipica ragazza della Roma Nord bene che sta per sposare Alberto, figlio di un importante diplomatico. Ludovica, invece, è una trentenne nello spettro autistico, un uragano che scuoterà la vita della sorellastra con la forza di mille terremoti, e ne cambierà per sempre il corso. Michela Giraud una sorella nello spettro autistico ce l'ha davvero. Si chiama Cristina, ha 38 anni e ha ispirato questa storia che, secondo la regista: "Più che vera è autentica".

Una storia autentica, proprio come lei

A Stories, su Sky Tg24, Giraud ha espresso le sue speranze per questo film: "Mi piacerebbe che le persone si ritrovassero all'interno di tutte quelle emozioni di amore, disagio, solitudine e in tutta quella carnalità che c'è nel rapporto tra Flaminia e Ludovica". Un racconto dunque che non ha paura di suscitare emozioni, anche negative, e che è quasi servizio pubblico, su sua stessa ammissione. A Vanity Fair, infatti, ha dichiarato: "Sapevo che dovevo fare il film, per me e per le persone che vivono una condizione familiare come la mia. È necessario mettere la popolarità al servizio di messaggi di senso". Mettendo in conto tutte le critiche, le domande, le speculazioni del caso. Esattamente come ha fatto nella sua carriera comica, parlando di sé e mettendo in gioco la sua interiorità, ma questa volta in maniera più profonda. Perché adesso, nell'arena del pubblico c'è anche la sua famiglia, che ci tiene a tutelare con tutte le sue forze, non solo con le interviste ma anche con la sua battaglia contro le etichette, in generale. 

Michela Giraud e il body positivity: una questione complessa

La comica, attrice e regista, infatti, non dimentica le sue radici. La sua comicità che spazia tra il serio e il faceto, la sua lotta in quanto donna in un ambiente a maggioranza maschile, quello della stand up comedy. Tra i suoi temi preferiti quello del corpo, della femminilità, della body positivity, di cui non ama gli aspetti più superficiali, che appiattiscono. "Non è che io ce l’ho con la body positivity perché è giusto anche che le persone si ritrovino all'interno di un movimento" spiega, sempre ai microfoni di Sky Tg24. "Parliamo di temi delicati e ci dobbiamo anche dire la verità, cioè che non esiste stare sempre bene come non esiste anche chi è sempre felice". E in questa complessità dei sentimenti, che è sacrosanta e va preservata, siedono Michela Giraud e la sua famiglia, adesso anche al cinema.