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La nuova primavera della stand up comedy femminile

Sono sfrontate, senza vergogna, in poche parole libere

La nuova primavera della stand up comedy femminile  Sono sfrontate, senza vergogna, in poche parole libere

Nel 1989 Seinfeld portò sul piccolo schermo una tipologia di live show che trovava il suo centro di sviluppo e crescita in New York. Stiamo parlando della stand up comedy, che da attività fatta da uomini allampanati e sarcastici in club e sottoscala bui della Grande Mela, spesso con guadagni minimi o nulli sia in termini di denaro che in termini di notorietà, è arrivata nel giro di 30 anni (e con un’accelerata considerevole durante gli ultimi 10) ai grandi teatri, su Netflix e nelle case di chiunque abbia una connessione a internet. La stand up comedy viene ormai vissuta e discussa come qualsiasi altra forma di spettacolo, e alcuni comici sono diventati vere e proprie colonne della nostra idea contemporanea di intrattenimento, nel bene e nel male. Basti pensare, oltre al già citato Jerry Seinfeld, anche a Louis C.K., Eddie Murphy, Rick Gervais, Dave Chappelle, Kevin Hart, Bill Burr, Bo Burnham e, più recentemente, anche John Mulaney, Trevor Noah, Pete Davidson. In Italia, nazione in cui il genere ha guadagnato velocità un po’ in ritardo, da segnalare Luca Ravenna ed Edoardo Ferrario, tra gli altri. 

@cat_cohen i hope the Jasons are thriving!! #comedy #standup #standupcomedy #comedian #fyp #foryoupage original sound - catherine cohen

Tipologia di commedia basata sull’osservazione della realtà, sui movimenti e sull’espressività di chi la fa, la stand up è cambiata molto negli ultimi anni, allargandosi da molteplici punti di vista e accogliendo nella sua sempre meno ristretta cerchia protagonisti diversi. Anche a seguito di denunce di molestie e scandali che si sono abbattuti sui suoi protagonisti mainstream (e il maschile plurale non è casuale o sovra-esteso) il parco dei comedian si è arricchito di protagoniste donne e persone non binary, e ce n’è per tutti i gusti. Dando per scontate le ormai famose e apprezzate Ali Wong, Katherine Ryan e Hannah Gadsby, che con il suo primo special su Netflix intitolato Nanette ha dato una grande spinta alla diffusione del genere, scegliendo di dare al suo umorismo un taglio amaro e profondo e scavando nelle proprie vicende personali, si passa a Taylor Tomlinson, che mischia nei suoi set leggerezza, riflessioni sulle sue relazioni con gli uomini e trauma religioso, e a Catherine Cohen, bambolina canterina vestita di rosa dai capelli vaporosi che nasconde, dietro uno strato esagerato di frivolezza, riflessioni serie (e divertenti) su cosa significa essere una donna nubile e sessualmente libera nel 2023, sul suo rapporto con il suo corpo e con gli standard che sente di dover sfidare e raggiungere allo stesso tempo. 

@hannah_berner ive been doing this bit for over a year hail stephanie #bachelorette #standup #femalecomedian #bachelorparty #bridesmaids #weddingtiktok original sound - Hannah Berner

La portata di queste new entry nella scuderia della stand up comedy come la conoscevamo non è importante solo dal punto di vista della diversità, che è l’effetto più visibile del cambiamento e che potrebbe essere sminuita come un tentativo di pink o rainbow washing di un genere che aveva profondo bisogno di rinnovamento. Questa diversità non resta in superficie, ma porta con sé temi nuovi, modalità nuove, punti di vista nuovi, che rendono il genere più ricco e più vero, di nuovo potentemente attuale e relatable per sempre più persone. Cos’è la stand up comedy se perde, come è purtroppo successo con alcuni dei suoi grandi epigoni nominati all’inizio, il suo contatto con il pubblico? Cos’è la stand up comedy se, allontanandosi dai piccoli palchi, si fa sempre più glamour e sempre meno gritty, o se sceglie di scagliarsi contro gli emarginati in un tentativo mal riuscito di satira? Queste donne usano le caratteristiche del genere, che da sempre si fregia di essere irriverente e al di sopra di ogni censura, a loro vantaggio, criticando duramente le aspettative poste sulle donne di spettacolo e criticando soprattutto gli uomini cis-gender in quanto categoria dominante. Sono sfrontate, senza vergogna, in poche parole libere. Non esistono argomenti taboo, lo sguardo è nuovo e i mezzi, in parte, anche. La rivoluzione rosa della stand up, infatti, passa anche da TikTok, da Instagram e da Twitter, in quest’ordine.

@somaddysmith

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Queste stand up comedian donne e non binary partono sì dai piccoli locali (che non sono più solo a New York, anzi si estendono in tutti gli Stati Uniti e fanno una capatina in Europa passando soprattutto dalla Gran Bretagna) ma sono furbe abbastanza da registrarsi e da pubblicare gli estratti dei loro set, i più divertenti, i più significativi, quelli in cui interagiscono col pubblico in maniera più interessante, sui loro canali sui social network. Ed è grazie a TikTok che scopriamo, ad esempio, la sfrontatezza sboccata che non risparmia dettagli di Maddy Smith, l’arguzia giocosa di Hannah Berner e di Lara Ricote, gli insight nella LGBT community di comiche come Sarah Keyworth, Mae Martin, Dee Allum, Catherine Bohart, Ella Yurman, la deadpan comedy di Ali Mac. Non mancano le donne razzializzate, che si fanno paladine dell’intersezionalità. Tra le altre Atsuko Okatsuka, Janine Harouni, Rae Sanni e Gina Yashere. Insomma, la stand up comedy was not dead to begin with, ma sta sicuramente vivendo una nuova primavera.