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La controversia sui Tampax scatena il web

L'hashtag #BoycottTampax ha fatto tendenza negli Stati Uniti a causa di un tweet accusato di "sessualizzare le donne"

La controversia sui Tampax scatena il web L'hashtag #BoycottTampax ha fatto tendenza negli Stati Uniti a causa di un tweet accusato di sessualizzare le donne

Mentre, dopo il recente acquisto dell’azienda, Elon Musk fa licenziamenti di massa e molti utenti hanno deciso di cancellare i loro profili, Twitter sta lentamente perdendo il suo appeal, ma non prima di lanciare l’ultima controversia. Stavolta nel centro del mirino c’è Tampax. Lo scorso lunedì il brand ha pubblicato sul proprio account ufficiale un tweet, ispirato dal meme virale "You are in their direct messages...", in cui si leggeva: "You’re in their DMs. We’re in them. We are not the same". Risultato? Si è scatenato un dibattito sul period shame e sulle persone che hanno il ciclo, che alla fine ha portato all'hashtag #BoycottTampax.

Gli utenti del social hanno definito l’infelice battuta "inquietante" e "disgustosa", ritenendo che "sessualizzasse il ciclo mestruale" e fosse del tutto inappropriata per un marchio che afferma di essere "impegnato a rendere la conversazione sulle mestruazioni normale quanto il ciclo mestruale, in modo che tutte noi possiamo sentirci educate, responsabilizzate e senza limiti ogni giorno del mese". Alcuni hanno criticato la scelta di non essersi riferiti direttamente alle donne nel post, mentre altri hanno deriso l'azienda per essere stata inclusiva in un post offensivo. Pare che a non gradire il tweet siano stati in particolare un gruppo di commentatori anti-LGBTQ e la comunità TERF (acronimo di trans-exclusionary radical feminist cioè femminista radicale trans-escludente) che, al grido di "Dite NO, togliete i vostri soldi a Tampax", hanno disapprovato l'uso pronomi di genere neutro. Ad esempio @CruelRider, che nella sua biografia si identifica come TERF, ha risposto a Tampax accusando l'azienda di essere "spazzatura misogina" o come @Oldspeaker1 che si è riferito alla dichiarazione di Tampax del 2020 secondo cui "non tutte le persone con il ciclo mestruale sono donne" come prova del fatto che il marchio svaluta le donne. 

Nonostante il tweet di Tampax possa con qualche fondamento essere visto come una sessualizzazione di una funzione corporea del tutto normale, ogni commento di questo tipo mostra quanta strada ci sia ancora da fare per abbattere i tabù sulle mestruazioni e sulla loro narrazione, ancora molto lontana dal riconoscere ed accettare che "non tutte le donne hanno il ciclo, e non tutte le persone che hanno il ciclo sono donne", ma che il ciclo può riguardare anche gli uomini trans, le persone non-binarie, e tante altre identità.