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Chi è Drusilla Foer, la diva che mangia il palco dell'Ariston

"Per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni."

Chi è Drusilla Foer, la diva che mangia il palco dell'Ariston Per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni.

Scende le scale elegantissima, con la chioma candida e un abito nero degno di una grande diva della Golden Age di Hollywood, prende il microfono e inizia cantare. Poi Amadeus la ferma, ricordandole che lei non è in gara, ma è lì per condurre la terza serata di Sanremo 2022. Lei si gira verso di lui e dice: "Senta coso, senta Amedeo, sono una grande interprete, voglio cantare, se ne vada. Cosa dovrei fare? Co-presentare con lei tutta la sera? Ma è un inferno, lei è pazzo, lei mi fa fare la valletta. Se l'avessi saputo mi sarei messa qualcosa di più scosciato, ho anche un bel koala tatuato". E subito capisci che Drusilla Foer è la vera queen dell’Ariston, e lo è di qualsiasi palco calchi.

Ironica, piena di verve e talento, bellissima, sofisticata, leggera e mai frivola. Si commuove quasi quando Michele Bravi le dice di essere felicissimo di vederla al Festival e che la sua presenza "racconta proprio la meritocrazia". Drusilla Foer è il personaggio di Gianluca Gori, attore e cantante fiorentino del 1967 che ha iniziato il suo percorso sul web con video in cui inscena delle esilaranti telefonate con un'ipotetica signora Ornella. Il personaggio ha esordito nel film "Magnifica Presenza" di Ferzan Ozpetek nel 2012, e da lì ha continuato a riscuotere successo partecipando prima come giudice a Strafactor, lo speciale di X Factor, ha preso parte al Maurizio Costanzo Show ed è stata ospite nel salotto di CR-La Repubblica delle Donne di Chiambretti. Gori nelle sue interviste da anni è sempre solo Drusilla, ma la racconta così: 

Elegante e irriverente, la nobildonna toscana nasce a Siena, il 23 luglio del 1945, sotto il segno del Leone. Pittrice, attrice, modella, sceneggiatrice, fotografa, cantante, dopo la sua nascita in Toscana si trasferisce a Cuba, luogo dove passa l'infanzia. Sull’Isola rimane fino all’età di vent’anni poi, poco più che maggiorenne, inizia a viaggiare per il mondo girando diverse città: Parigi, Bruxelles, Madrid, Chicago e Viareggio.

https://twitter.com/Drusilla_Foer/status/1019250464825724928/photo/1

Durante la serata di Sanremo, rispondendo ad una battuta di Iva Zanicchi che, allusiva, le ricorda che oltre all’altezza ha "altre cose" più di lei, la rimette in riga con prontezza e classe: "Sono colta", glissando sulla curiosità del pubblico sulla sua identità sessuale, alla ricerca di una etichetta tra Trans, Drag o Trans non-op con classe. Le ore passano, tra un’uscita in versione Zorro ("Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita") e un’altra sfoggiando un completo pigiama super chic per offrire un caffè ad Amadeus ed "uno spago di mezzanotte" all’orchestra. 

Il monologo è un momento che vale da solo le oltre cinque ore di diretta, dopo che tutti i cantanti si sono esibiti e la stanchezza attanaglia anche il fan di Sanremo più accanito. Drusilla torna sul palco e inizia a parlare:

"Ci sono tanti temi che affollano la mia mente, ma non voglio ammorbare il pubblico. "Eccola Drusilla che parla di integrazione, di fluidità, di diversità", ma “diversità” è una parola che non mi piace. Crea distanza, ha qualcosa in sé di comparativo che non mi piace. Quando la verbalizzo sento sempre che tradisco qualcosa - esordisce -. Io trovo che le parole siano come gli amanti: quando non funzionano più vanno cambiati subito. Ho cercato un termine che potesse sostituirlo e ne ho trovato uno molto convincente: unicità."

Al centro della scena, stretta nel suo tailleur nero, è coinvolgente, diretta e sempre Drusilla, che continua ad illuminare il pubblico con le sapienti capacità attoriali di cui è in possesso. 

"Per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi, certamente delle cose belle, ambizioni, valori, convinzioni, talenti. E poi ci sono i dolori, le paure che vanno esorcizzate, le fragilità che vanno accudite, non è affatto facile entrare in contatto con la propria unicità, si tratta di un lavoro pazzesco. Come si fa a tenere insieme tutte queste cose? Io un modo l'avrei: si prendono per mano tutte le cose che ci abitano e si portano in alto, quelle brutte e quelle belle."

Prima di cantare, conclude il suo monologo così:

"Vi chiedo di dare un senso alla mia presenza qui, tentando un atto rivoluzionario, che è l’ascolto, di se stessi e degli altri. Promettetemi che ci proveremo, ascoltiamo, accogliamo il dubbio, anche solo per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo convenzioni. Facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio e vergogna".

Standing ovation.