
"So che non prenderò una strada che non fa parte di me"
Intervista a Sofia, che ha fondato un brand di borse con il suo nome

06 Febbraio 2025
Se c'è una cosa che ci piace ancora di più di un brand emergente di borse quello è un brand emergente di borse fondato da una donna giovane e promettente che a questo brand ha dato il suo nome. Si chiama Sofia Nardi, e abbiamo voluto scambiare con lei due chiacchiere per parlare del suo processo creativo e produttivo,
Intervista a Sofia, del brand omonimo di borse
Presentati al nostro pubblico, racconta chi sei e cosa fai
Sono Sofia Nardi, sono designer e founder di Sofia. Il mio progetto nasce nel 2023, ma ho lavorato come designer di accessori dal 2020. Mi sono avvicinata al mondo della moda da piccola, grazie all'influenza delle mie nonne, entrambe sarte. È stato il tempo passato con loro a far crescere la mia curiosità nei confronti del loro lavoro e a farmi sviluppare un forte legame con l'arte del vestire. In generale sono una persona molto sensibile e introspettiva: sento di avere tante cose da dire, è per questo che i modelli che creo hanno sempre una motivazione, una storia precisa.
Come mai hai scelto di dare al tuo brand il tuo nome?
Scegliere il nome del brand è stato un percorso impegnativo: volevo che fosse composto da una singola parola - possibilmente facile da ricordare - che rimandasse al mio immaginario stilistico e che fosse vicina a me come persona. A furia di perderci la testa mi sono arresa al fatto che il mio nome fosse la strada vincente. Non volevo accettarlo perché avevo paura che venisse inteso come una scelta puramente autoreferenziale. Sofia, in realtà, vorrei rappresentasse il nome della persona cara da cui prendi in prestito volentieri un abito o un accessorio, perché ti ci senti a tuo agio dentro e perché in qualche modo ti ci senti rappresentato. Invece di dire "è la borsa della mia amica/di mia mamma" mi piacerebbe si dicesse "è la borsa di Sofia". Vorrei costruire questo tipo di legame con i miei clienti. Credo fermamente che una cosa ci piaccia perché corrisponde a determinati archetipi che abbiamo salvato nella memoria, per cui se ci piacciono le stesse cose abbiamo certamente qualcosa in comune, magari abbiamo condiviso esperienze simili, e questo ci rende indissolubilmente uniti, in qualche modo complici.
Ci racconti il tuo processo creativo?
Il mio bacino d’ispirazione è la rilavorazione della mia memoria, perciò abbino cose che ho visto a concetti o argomenti che mi piacciono. Per esempio: uno degli ultimi modelli usciti si ispirava a un modello di mia nonna, ma chissà quando l’avevo visto… Oppure un altro è nato sulla base del nome che volevo dargli, è stata la sua storia a dargli forma. Uno dei miei principi fondamentali è l’eliminazione del superfluo, perciò tutto ciò che credo non serva o che potrebbe appesantire viene eliminato. Il mio stile invece credo dipenda molto dal mio modo di creare: la maggior parte delle volte, anzichè disegnare, parto dall’idea che ho in testa e la costruisco direttamente in carta, tridimensionalmente. Così facendo ho un controllo immediato sulle proporzioni e sugli ingombri, che per me sono fondamentali per un risultato armonioso.
Per te sono molto importanti artigianalità e sostenibilità. Come ti assicuri che questi valori vengano rispettati?
Tutto il processo produttivo è seguito da me personalmente: mi occupo della scelta di tutte le materie prime, degli accessori, dei rinforzi, dei tessuti e delle carte. Vado a trovare il laboratorio che produce le mie borse almeno due volte a settimana, mentre sono spessissimo in contatto con la conceria che mi fornisce la pelle, con cui testo e sviluppo i materiali per le collezioni. La qualità del mio prodotto è fondamentale per me, è il valore più grande, non scenderei mai a compromessi. L’artigianalità e la sostenibilità fanno parte della storia del brand tanto quanto il mio nome.
Da cosa o da chi prendi ispirazione?
La mia famiglia è una fonte che cito spesso, anche se in realtà non abbiamo una storia particolarmente rivoluzionaria. Sono io che sono nostalgica e mi viene facile romanticizzare ogni piccolo aneddoto, che poi diventa storia. La musica è un altro grande bacino. Ascolto tonnellate di musica, ultimamente soprattutto Bossa Nova: la tratto come colonna sonora di ciò che voglio descrivere in quel momento. Poi, il design e il cinema italiano degli anni 60-70 mi forniscono tutte le reference di personaggi, sfondi, caratteri e silhouette di cui ho bisogno.
In un mondo ideale, con chi ti piacerebbe collaborare?
Provo una profondissima stima nei confronti del lavoro di Nadia Gohar: credo che sia un esempio eccellente di creatività, passione e sconfinato talento. I suoi dogmi sono molto ben riconoscibili e riesce a declinarli con coerenza in una moltitudine di contesti, creando un mondo - oltre che bellissimo - originale e fresco, capace di rendere omaggio alla tradizione pur guardando dritto in faccia il futuro. È una grandissima ispirazione per me.
Cosa non può assolutamente mancare nelle tue borse?
Dentro le mie borse? Non mancherà mai il rossetto. Ho iniziato a metterlo dopo essermi arresa ai rimproveri di mia madre, e ora non riesco a vedermi senza. Poi ovviamente direi il telefono! Se invece intendiamo "nelle mie borse" in senso di struttura e composizione, credo che non mancherà mai la rigidità. Non amo le borse morbide e non so disegnarle.
Cosa consiglieresti a una persona che vuole avviare un suo brand?
Gli consiglierei di chiedersi che cos’ha da dire e cosa vuole trasmettere con il suo progetto, e poi gli suggerirei di restare fedele a se stesso, e di dare un significato a quello che fa. Avere ben chiara la propria identità, il proprio pubblico e la propria missione è fonte inesauribile di ispirazione, oltre che di coerenza. Se sono certa di chi sono, so che non prenderò una strada che non fa parte di me.
Cosa c'è nel tuo futuro? Puoi farci qualche spoiler
Fin dal primo giorno ho pensato che non avrei fatto solo borse nel mio percorso... Sto aspettando il momento giusto per affacciarmi ad un’altra area merceologica, ma è presto. Non voglio correre.