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Dalla direzione creativa di CULT alla giuria internazionale dei Black Carpet Awards

Intervista a Victoria Adaeze Ejiogu

Dalla direzione creativa di CULT alla giuria internazionale dei Black Carpet Awards Intervista a Victoria Adaeze Ejiogu

Dal calpestare le convenzioni sociali al saltare pozzanghere primaverili senza escludere la propria matrice rivoluzionaria. Gli anfibi rimangono ancora oggi calzature statement, Victoria Adaeze Ejiogu, creative director del brand CULT ci ha raccontato della potenza di questo accessorio e di un marchio che ha saputo reinterpretarlo adattandolo alla contemporaneità con nuovi valori e messaggi. «CULT è stato il primo brand italiano a lanciare nel 1987 la scarpa da lavoro come accessorio fuori dagli schemi, simbolo di libertà e anticonformismo, trasformandolo in un’icona,»  spiega la creative director di CULT Victoria Adaeze Ejiogu. «Prende ispirazione dal mondo “British”, nei suoi aspetti più punk e underground. L’anfibio è simbolo di trasformismo, anticipatore dello stile no gender, evolvendosi nel tempo ma restando fedele a se stesso. Oggi è capace di vestire tutti, rappresentando libertà di espressione. Io lo vedo come una tela bianca sulla quale esprimere le varie sfaccettature (Punk, Glam, Pop) di una personalità forte e sovversiva.» Dal 1987 CULT è sinonimo di coltrocultura. Generazioni di giovani rocker, punk e ribelli hanno camminato, pogato e ballato indossando un paio di CULT. Da più di dieci anni all'interno di ZeisExcelsa, azienda del gruppo CULT. Quando nel 2019 Victoria si trova a prendere le redini di direttrice creativa  si trova a riflettere sui valori e la missione del brand. «Moderno, attuale e precursore: CULT intuisce le esigenze contemporanee dando una connotazione unica ed originale, rivolgendosi ad un pubblico assolutamente eterogeneo. Noi vestiamo un modo di essere "A way of life", il nostro claim "Un'anima anticonformista che rimane tale a qualsiasi età" La forza di CULT è la trasversalità e non c'è sfida più esaltante e divertente di riuscire ad entrare nell'armadio di persone e target diversi, uniti da uno spirito che è una certa “attitude” verso la vita. Celebriamo l’empowerment femminile coinvolgendo artiste e rocker italiane. La nostra donna è consapevole, sicura, audace ed essenziale al contempo. La mission è stata attrarre sempre più un pubblico libero e autentico, rispettando sempre quella parte di collezione no gender che è nel DNA del brand. Ci dirigiamo verso uno stile di vita.»

Le CULT sono sempre state e continuano a essere le scarpe di chi ama affrontare la vita di pancia, di chi non si arrende e si ostina a credere nelle proprie passioni. Victoria dopo aver diviso gli studi tra l'Istituto Europeo di Design e La Sapienza di Roma si trova a riflettere sulle difficoltà cui vanno incontro oggi i giovani designer. « Consiglierei di studiare, di prepararsi ed acquisire un metodo. Il lavoro creativo ha delle regole che consentono di rispettare i tempi e raggiungere i risultati. Il design è problem solving, è capire il contesto in cui si sta lavorando per raggiungere i risultati tangibili senza perdere la propria essenza, è un meccanismo sinergico portatore di innovazione. Vedere le proprie idee indossate nei vari contesti del quotidiano: ad un concerto, in TV durante X-factor, su celebrità o in giro per le strade, è una soddisfazione enorme perché significa che funziona!» Riflettendo su che tipo di studentessa era afferma: «Quando studiavo, ero naturalmente proiettata al panorama del design concettuale della scuola di Anversa o dei designer giapponesi, e tuttora le realtà che mi incuriosiscono di più sono quelle underground o di “nicchia”. Non perdo quell’anima che è una mia inclinazione naturale, unita ad un’anima più “pop”, che è il mio lato che si prende meno sul serio. Bisogna interessarsi: ogni stimolo può essere intuizione creativa, una mostra d’arte, un festival di musica elettronica, un concerto rock, girare per i quartieri di capitali mondiali, dunque… cultura, cultura, cultura!»

Uno degli eventi più importanti della stagione della moda FW23 a Milano sono stati senza dubbio i Black Carpet Awards. La cerimonia di premiazione è stata presentata al centro culturale digitale MEET ed è stata ideata da Michelle Ngonmo dell'Afro Fashion Association per celebrare e riconoscere i risultati ottenuti dai talenti locali trascurati in diversi settori. «È stato emozionante essere in giuria internazionale alla primissima edizione di un evento che mette in risalto eccellenze della comunità BIPOC, in un contesto in cui la bellezza della diversità è stata celebrata e valorizzata riunendo ospiti di spessore emergenti ed affermati. Il coinvolgimento delle istituzioni in eventi come questo è fondamentale per l’evoluzione culturale ed economica. Quello che ognuno di noi può fare è impegnarsi ad esercitare la propria professione forti del privilegio di poter lavorare con passione e raccontare la propria storia che può ispirare.» Tuttavia, sebbene il sostegno di questi grandi operatori del settore sia stato molto apprezzato, l'aspetto più memorabile della serata è stato il senso palpabile di comunità che si è creato tra i partecipanti. La cerimonia, condotta da Tamu McPherson, era composta da un elenco di cinque premi, destinati a riconoscere dieci leader del cambiamento nell'imprenditoria, nella creatività, nella cultura, nella comunità e nell'eredità. «Io ho la fortuna di essere nata da una famiglia dalle molteplici identità culturali: da madre italo-inglese e padre nigeriano. Essere nata e cresciuta nella bellezza di Roma ha influito sui miei gusti ed estetica. Pertanto ho il grande privilegio di provenire da un contesto assolutamente internazionale in cui la diversità culturale è sempre stato un valore preziosissimo, fonte di innovazione e creatività. La mia identità, è la mia forza. Ognuno di noi è chiamato a lavorare per la comunità condividendo la propria storia e i propri talenti, arricchendola. Oggi l’unico modo possibile è la cooperazione in tutti gli ambiti del vivere. Io che sono una “team worker” vedo la comunità un po’ come il mio team, in cui tutti siamo chiamati a dare il nostro personale contributo attraverso una storia unica e irripetibile, per un intento, una visione condivisa.»