E se i nostri occhiali ci sorvegliassero? Dagli scandali dei concerti alla tecnologia nascosta, stiamo sacrificando l'intimità per l'innovazione

Boston. Il Gillette Stadium è gremito di gente per il concerto dei Coldplay. Mentre Chris Martin canta sul palco, la kiss cam inquadra il pubblico e si ferma su una coppia abbracciata teneramente che si gode la musica. Romantico, direte voi. Beh, non proprio. Perché quando i due vedono la loro immagine sul jumbotron scatta il panico. Lei si copre il viso e si gira di schiena. Lui si abbassa per sfuggire all’obiettivo. Tutto mentre Martin commenta con “spero di non avere fatto qualcosa di male”. Nemmeno il tempo di far scemare l’imbarazzo che il video diventa virale e l'identità dei due viene svelata: l'uomo è il CEO di un'azienda tech e lei, a capo delle risorse umane, non è sua moglie. Risultato? Privacy violata e tradimento svelato praticamente in diretta mondiale. E se questa diventasse la nuova normalità? Già, perché realizzare dispositivi in grado di riprendere senza che qualcuno se ne accorga sembra essere l’ultima ossessione delle big tech.

Gli occhiali Waves: il dispositivo che registra "di nascosto"

Il giorno seguente allo svelamento della coppia di fedifraghi Chris Samra, CEO e co-fondatore di Symphonic Labs ma anche grande fan di Elon Musk (lo cita tra le persone che lo ispirano, no comment), ha annunciato il lancio di Waves, un paio di occhiali smart con incastonata nel mezzo un nuovo tipo di camera. Il nuovo modello promette di registrare video in modalità segreta, consentendo di vivere nel momento e, allo stesso tempo, "catturare" ciò che si vuole.

Nel video di lancio di Waves, un giovane uomo trasmette in live-stream la sua serata. È a un party e con i suoi occhiali scatta selfie e registra tutto ciò che accade: due uomini che ne spingono un terzo, completamente vestito, in piscina; una gara di beer pong, una partita di poker segreta (svelando una valigetta piena di soldi!) e, infine, l'incontro con una donna che indossa gli stessi occhiali. Samra ha accompagnato il video, postato su X, con la frase "Record in stealth", che può essere tradotta con "di nascosto", suscitando comprensibilmente molte critiche. Il motivo di tanti commenti negativi è anche il punto di forza del prodotto e cioè l'idea che si possa riprendere, a piacimento, qualunque momento privato. Il tutto violando impunemente la privacy di chi viene immortalato dalla camera invisibile. Pensate anche voi che tutto questo sia inquietante? Soprattutto perché viene venduto e raccontato come una grande innovazione.

Tra innovazione smart e sorveglianza invisibile

Waves non sono i primi occhiali con camera incorporata ad essere arrivati sul mercato negli ultimi mesi. L'esempio più noto è quello dei Rayban Meta, frutto di una partnership tra Meta, l'azienda di Mark Zuckerberg, e EssilorLuxottica, che, presentati al pubblico per la prima volta nell'ottobre 2023, stanno per uscire con nuovi smart glasses di seconda generazione. Il problema, però, rimane la privacy. Esattamente il 29 aprile di quest’anno, i possessori di Rayban Meta hanno ricevuto una mail che annunciava un aggiornamento dell'informativa sulla privacy: da quel momento in poi, Meta avrebbe avuto ancora più potere sui loro dati. Secondo la nuova policy, Meta AI è attiva di default sugli occhiali, a meno che non venga spenta tramite comando vocale, e le registrazioni audio vengono conservate fino ad un anno, “per aiutare a migliorare i prodotti Meta”. In sostanza, l'azienda punta ad aumentare la quantità di dati immagazzinati, per poi utilizzarli nell'addestramento dei propri algoritmi di intelligenza artificiale.

Social media, privacy e intimità: quanto siamo disposti a sacrificare?

Come siamo arrivati al punto di voler filmare ogni momento delle nostre vite solo per condividerlo sui social, per far sapere quanto siamo cool, che noi a quell'evento speciale c'eravamo, che abbiamo mangiato quel piatto goloso, baciato quel ragazzo o solo fatto la manicure? Il bisogno di mostrare online ciò che viviamo ha creato un mondo in cui la privacy è un lusso. Cosa succederebbe se, per una volta, rinunciassimo a far sapere al resto del mondo tutto quello che facciamo minuto per minuto? L'universo non imploderebbe. Peccato che, invece, di fornire valide e più sane soluzioni per disconnetterci dagli schermi, sia di computer sia di telefoni, le big tech suggeriscano solo tecnologie da indossare. Così ci liberano le mani ma imprigionano la nostra libertà, obbligandoci a una continua performance davanti alla camera. A chi giova tutto questo? Forse è il momento di chiedercelo.