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Wonka segnerà la fine del sex appeal di Timothèe Chalamet?

I critici si chiedono se l'attore riuscirà a mantenere il suo status, ma non è questo il punto

Wonka segnerà la fine del sex appeal di Timothèe Chalamet? I critici si chiedono se l'attore riuscirà a mantenere il suo status, ma non è questo il punto

Andrea Merolli/Warner Bros.

Tra i film più attesi della stagione cinematografica natalizia c’è sicuramente Wonka, prequel di Willy Wonka e la Fabbrica di Cioccolato con Timothèe Chalamet. Le ragioni dell’hype sono molteplici. C’è naturalmente l’attore protagonista, sex symbol e portatore di un’idea di mascolinità nuova, delicata e che rifugge machismi vari, ma non solo. A occuparsi di questo prequel, infatti, è Paul King, regista dell’amatissimo Paddington. Nel cast anche un comico Hugh Grant nei panni dell’Umpa Lumpa, Olivia Colman, Calah Lane e Keegan-Michael Key. Come se non bastasse, il film prende ispirazione ma di fatto amplia l’universo anni Sessanta di Roald Dhal, andando oltre la storia e utilizzandola come materiale sorgente da cui generare una linea narrativa diversa e precedente, che cambia a posteriori anche la natura del personaggio che prima fu interpretato da Gene Wilder e Johnny Depp nelle versioni rispettivamente del 1971 e del 2005. Gli appassionati dell’iconico autore di storie per bambini, da cui ha attinto a piene mani anche Wes Anderson, sono dunque molto curiosi di capire se la sua magia sarà abbastanza da portare avanti i suoi personaggi con storie scritti da altri e come ci si è approcciati a lui. 

Timothèe Chalamet alla prova del nove

A queste domande si aggiunge il fatto che, come sempre quando si parla di pellicole così attese, mentre si aspetta il film, che arriverà nelle sale italiane il 14 dicembre, si specula anche sul suo impatto a medio lungo termine. Siamo davvero di fronte a un nuovo classico? E ancora: sarà questo il ruolo che spoglierà Chalamet dal suo ruolo di icona della nuova mascolinità contemporanea? Alcuni critici sostengono che il rischio, effettivamente, c'è. Come scritto da Allison P. Davis per Vulture, infatti, Willy Wonka è un personaggio per niente sexy, anzi quasi asessuato. Prendersi il suo ruolo potrebbe significare un importante rebrand, e non c’è la sicurezza che il fascino di Chalamet sia abbastanza da sopportare i balli, i canti, il cappello a cilindro e l’eccentricità del mago cioccolatiere. L’autrice va oltre, augurandosi per lui una maturazione di carriera che lasci indietro il suo ruolo di White Boy of the Month o di Internet Boyfriend, per portarlo a superiori lidi. Insomma, pare che la presa di Timmy sulle masse attraverserà una vera e propria prova del fuoco. Sarà vero?

Un Wonka nuovo, più adatto ai tempi

Ci sono tanti modi per rispondere a questa domanda, che a sua volta scatena diverse questioni e spunti di riflessione. Partiamo dall'inizio. Wonka è un film divertente, gioioso e speranzoso, che deve il suo fascino alla sua presa visiva ma, anche e soprattutto, al suo personaggio principale. Il Willy di Chalamet è un sognatore ai limiti della realtà, un ragazzo potente ma addolorato, che cerca disperatamente un senso di appartenenza e comunità e lo trova prima in Noodles, sguattera della malvagia Mrs. Scrubbit, e poi nella sua gang di colleghi schiavizzati che si trasformeranno in suoi aiutanti, ognuno offrendo la loro competenza e abilità personale. Lontano dall’ironia amara di chi lo interpretò prima di lui, Chalamet rende Wonka una persona migliore, ma anche meno sfumata. Un Wonka puramente e assolutamente per bambini, che professa la potenza dell’amicizia su qualsiasi altra motivazione di vita, potere e denaro (o cioccolato) compresi. Cosa c’è di poco attraente in questo? Che poi la vita da imprenditore lo abbia reso calcolatore, freddo e ambiguo, questo è un salto che possiamo fare solo noi, da telespettatori cinici e cresciuti che abbiamo avuto esperienza degli altri film, e che non ha alcuna importanza adesso, nell’analisi di un attore e del suo status. 

Oltre l'idea dello status di sex symbol

Da considerare anche il fatto che Timothèe è cresciuto. Arrivato alla fama internazionale con Call me by your name a 22 anni, è diventato un uomo sotto ai nostri occhi, e con lui i suoi personaggi. Che Chalamet debba la sua fama non solo alla sua bravura ma anche all’amore e alla dedizione che i fan gli hanno dimostrato è indubbio, e ammetterlo non dovrebbe essere marchio di disonore. È così strano che adesso cerchi altro? Altro che, in ogni caso, invece di azzerare il suo sex appeal lo trasforma, rendendolo più profondo e sfumato. Chi non apprezza un giovane professionista che, nel giro di pochi mesi, mette in scena uno strampalato mago danzerino con la passione per i dolci e per le giraffe e Paul Atreides, erede di una stirpe feudale che ha ereditato i poteri della madre concubina e che si trova nel mezzo delle lotte tra due famiglie potentissime? Forse il punto non sta nel suo status, quanto nella considerazione che si ha di questo status e di come lo stesso cambia

Un divo di Hollywood consapevole e per questo più forte

La verità è che piaccia o meno, l'attore 28enne sta facendo una serie di scelte ponderate che lo stanno portando in maniera rapida e fruttuosa non solo a diventare una vera e propria star del cinema, ma anche a cambiare l'idea che delle star del cinema ci siamo fatti. In questo processo, come se non bastasse, non ha mai disdegnato le sue fan, che lo hanno reso famoso, o il suo titolo di Fidanzatino di Internet, anzi. Lasciando parlare le sue scelte professionali, Timothèe dimostra di rispettare se stesso e i meccanismi della fama online, rendendosi protagonista non solo dell'affermarsi di un nuovo ideale di mascolinità, ma anche di una nuova tipologia di divo, che lungi dall'essere snob e altezzoso si prende poco sul serio, saltando da un ruolo all'altro con leggiadria e gratitudine ma, allo stesso tempo, proteggendo come può la sua fama e limitando la sua presenza sui social. Forse gli altri attori (e i critici, e il pubblico) dovrebbero prendere esempio e lasciarsi ispirare, per affermare una nuova tipologia di uomo famoso che rigetta ogni preconcetto, si diverte e diverte. Che sia anche per questo che Willy Wonka gli è venuto così bene?