La catenella porta-lip-tint di Rhode non ci (e vi) serve Facciamo un po' di deinfluencing, ogni tanto

È inutile negarlo. A volte acquistiamo e prima ancora desideriamo degli oggetti non perché ci potrebbero servire davvero, ma perché fanno subito status symbol. Li abbiamo visti su TikTok o su Instagram, vogliamo essere come le ragazze che li indossano, vogliamo far parte di qualcosa. Questa è la grande croce e delizia della moda, del beauty e dei trend: travalicano l'utilità oggettiva per trasformarsi in comunicazione e appartenenza pura. A volte è bello, e ci caschiamo proprio tutti. A volte, però, è necessario mettere un punto, un limite, un confine alle cose. Un esempio su tutti? Shein, Temu e compagnia cantante. Questi siti, oltre a vendere a prezzi molto bassi articoli di scarsa qualità, che dunque vanno sostituiti più spesso, spingono a un overconsumption estremo, inquinano il pianeta e non hanno nessun interesse nel garantire condizioni di lavoro etiche e sostenibili ai dipendenti. Ogni giorno, utenti acquistano gadget e articoli da questi siti per poi parlarne sui social come di prodotti irrinunciabili, creando una catena di acquisti inutili. Senza arrivare a questi estremi, un altro esempio di brand status symbol è Rhode, fondato da Hailey Bieber e da poco acquistato da elf cosmetics per 1 miliardo di dollari

Il nuovo prodotto di Rhode è una catenella porta lip tint

Lip tint, glazing mist e milk, pocket blush, barrier butter, peptide lip treatment e lip shape. La gamma di prodotti di Rhode è piccola, ma valida e virale. Ogni lancio viene accolto con entusiasmo e hype, e tutto rimane sold out per svariati periodi di tempo, quello giusto per accrescere ancora di più il desiderio. Questa galassia di prodotti, tutti religiosamente utilizzati da Hailey Bieber in persona, è arricchita di piccoli oggetti. C'è ad esempio lo specchio da borsetta, la cover dello smartphone fatta apposta per tenere anche il lip tint e, adesso, pare anche una catenella da mettere in vita per il nuovo lip tint, quello giallo e dorato, che si chiama "lemontini".

Ne abbiamo davvero bisogno?

Le foto di Hailey Bieber in spiaggia con la sua catenella dorata, probabilmente nel contesto della promozione del nuovo prodotto, hanno immediatamente fatto il giro dei social network, raccogliendo pareri contrastanti. C'è chi non vede l'ora venga messa in vendita (anche se ancora non si sa, effettivamente, se questo succederà, anche se basandosi sui precedenti lanci è probabile di sì) e c'è chi invece ne rileva la scarsa utilità. Perché dovremmo riapplicare quello che è di base un gloss in spiaggia? E perché dovremmo portare una catenella logata con il rischio di - possibilmente - farla annerire nell'acqua salata del mare? Alcuni utenti, ancora, ne rilevano la somiglianza con un porta tampax. Per non parlare, ultimo ma non ultimo, della somiglianza tra questo prodotto e il gioiello tradizionale nelle culture indiane, ghanesi e nigeriane. Insomma, pare che l'apparizione del belly waist non abbia messo molto d'accordo il pubblico. A prescindere da questo, però, bisognerebbe fare un lavoro di auto-analisi. Lo vogliamo o pensiamo di volerlo? Ci serve o vogliamo appartenere al gruppo di persone che lo hanno? Perché? Probabilmente, riflettendoci per più di un secondo, capiremmo molte cose non solo su noi stessi e sulla nostra smania di spendere e di avere, di sentirci qualcosa e qualcuno attraverso l'acquisto - che sempre più spesso è mediato dai personaggi social e sempre meno spesso dai nostri amici e dai nostri gusti - ma anche di un sistema economico che ci vuole scemi e uguali