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Storia ed evoluzione del béret

L'accessorio francese più iconico ha una lunga tradizione da scoprire

Storia ed evoluzione del béret  L'accessorio francese più iconico ha una lunga tradizione da scoprire

Il béret rosso di Lily Collins in Emily in Paris ha riacceso la passione per il copricapo francese nella cultura pop. Considerato il cappello nazionale della Francia fino a poco tempo fa, il béret basque (o basco) uno dei cappelli più noti e riconoscibili del mondo che riemerge ciclicamente assumendo sempre un nuovo significato. Da anni è un accessorio ricorrente sulle passerelle di Chanel e Dior, ed è capace di aggiungere un accento elegante e chic ad un look femminile che non va mai fuori moda, in tutte le stagioni.

La sua composizione solitamente in 100% lana - anche se esistono versioni in materiali e tessuti disparati - lo rende l’accessorio ideale durante tutto l'anno. Il beret è spesso connesso ad un immaginario stereotipato di una Parigi intrisa di arte e moda, ma anche inaspettatamente comune nelle campagne francesi tra i contadini. Questa duplicità del béret ha radici storiche, che iniziano nel 400 d.c. con la prima diffusione del capo. L’iconico cappello è molto di più di un fashion statement, ed è stato in passato una dichiarazione di identità politica e nazionale.

 

Cenni storici

Il beret non passa mai di moda perchè ha una storia complessa: è nato per necessità in nord Europa e si diffuse più precisamente nelle campagne dei Paesi Baschi tra Francia e Spagna per poi essere prodotto industrialmente tra il  XIV e XV secolo. In Francia è considerato il copricapo tipico dei contadini dei Paesi Baschi, ed infatti è identificato come béret basque. La sua struttura semplice e la composizione in lana pressata o feltro lo rendono facile da realizzare, economico e resistente all’acqua. Per queste qualità fu adottato sempre più frequentemente da chi lavorava all’aperto, era molto comune tra le classi meno abbienti, tra i contadini ma soprattutto tra gli artisti della Parigi del ‘700, anche grazie ai numerosi quadri di artisti francesi come Vermeer e Rembrandt che si autoritraevano con il copricapo. In onore dei maestri impressionisti il béret divenne simbolo di tradizione e identificazione artistica, indossato da Edìt Piaf, Marlene Dietrich, Hemingway, Picasso e molti anni nei primi anni del ‘900 e dai membri della  Novelle Vague francese negli anni Sessanta e Settanta. Ma sono i gruppi militari ad utilizzare per primi il béret come simbolo identificativo, a metà tra l’espressione di nazionalismo e la tipica funzionalità dell’abbigliamento tegnico, e scegliere diverse colorazioni per identificarsi.

 

I colori del béret

Per quanto il colore sia oggi un fattore puramente estetico, in passato e specialmente durante i conflitti militari il colore del béret indicava la propria fazione politica di appartenenza. La versione rossa, deliziosa sul capo di Lily Collins in Emily in Paris venne scelta dai ribelli anti-cattolici spagnoli a fine ‘800 ed è oggi indossata oggi dalle Forze Speciali indonesiane. Il cappellino fu indossato per la prima volta in versione blu dai soldati dell’esercito scozzese a fine ‘700 e dagli alpini francesi nella prima guerra mondiale, conflitto in cui le forze speciali americane Green Berets scelsero appunto un béret verde per identificarsi e quelle britanniche nero. Nero fu anche il béret indossato dal leader rivoluzionario Ernesto Che Guevara. Ma a rendere popolare il béret in nero furono le Pantere Nere, organizzazione rivoluzionaria degli anni ‘60 che si batteva come un vero esercito per i diritti degli afroamericani. Beyoncè lo ha indossato in loro onore durante show dell’intervallo del SuperBowl nel febbraio 2016, rafforzando la sua immagine iconica e aspirazionale coinvolta socialmente nel dibattito per l’uguaglianza sociale. 

 

Nella moda contemporanea

Influenzate dallo elegante stile francese, sono le dive del cinema Audrey Hepbrun, Brigitte Bardot e Catherine Deneuve a portare ad Hollywood il béret. Ma è Fane Dunaway in Bonnie and Clyde del ‘67 a battezzarlo internazionalmente come accessorio iconico e rappresentativo di una femminilità potente e amante del pericolo. Il cappellino simbolo di una decade di moda e politica appare infatti anche in "La regina degli scacchi" di Netflix, dove Anna Taylor Joy lo indossa nell’ultima puntata della serie totalmente ispirata agli anni ‘60. Madonna indossa un béret rosso in uno dei suoi primi shooting degli anni ‘80 per la promozione dell’album Strike a Pose, e fa nascere una vera e propria passione underground per il cappello francese. Negli anni ‘90 era l’accessorio preferito della protagonista di Clueless e ad oggi sono tantissime le figure dello showbiz lo amano. Infatti sia Kendall Jenner che Beyoncè, passando per Rihanna e Jlo ma soprattutto Cardi B (che è una fan sfegatata della moda francese) lo hanno scelto per aggiungere un tipico accento ai loro look sui red carpet. Quest’anno lo abbiamo visto tornare nei negozi grazie a Kangol e indossato da Kim Kardashian per la collezione Dior Men di Kim Jones in una deliziosa versione di un’americana a Parigi. Che sia davvero tutta colpa di Emily questa fama ritrovata?