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Il make up brutalista è la risposta sovversiva all’omologazione di Instagram

Il primo passo della Ugly Make up Revolution verso una bellezza più democratica e creativa

Il make up brutalista è la risposta sovversiva all’omologazione di Instagram Il primo passo della Ugly Make up Revolution verso una bellezza più democratica e creativa

Basta pelle senza imperfezioni e glassata come un’invitante ciambella. Basta rossetti applicati con precisione chirurgica, tratti di eye-liner dritti come una freccia o contouring che scolpisce il viso come il bisturi del miglior chirurgo plastico. La nuova estetica che sta prendendo piede a suon di hashtag come #uglymakeup e #brutalismmakeup, arrivando a conquistare anche le passerelle di brand iconici come Gucci, Andreas Kronthaler for Vivienne Westwood e Viktor&Rolf, rinuncia al trucco come strumento amplificatore di bellezza e di omologazione per incoraggiare creatività e libera espressione della personalità. Il viso non è più (o non solo) piegato ai trend del momento o allo scopo di generare desiderio, è la tela su cui ognuno può realizzare la sua opera d’arte personale. 

Al mondo dell’arte e dell’architettura si rifà l’account Instagram @MakeUpBrutalism, uno spazio in cui la make up artist Eszter Magyar "mescola estetica umana e critica sociale" proponendo bocche contornate di nero, denti colorati dall’effetto bloody, labbra colorate in stile Pollock, muschio e sostanze gelatinose che colano dalle ciglia, pigmenti che oltrepassano la palpebra per invadere la cornea, scritte che attraversano il viso, spilli multicolor che decorano le sopracciglia. L’unico limite è la fantasia. Colore, texture , tridimensionalità sono le parole chiave. Ogni immagine è pensata per disturbare, provocare, dividere, colpire come un pugno in piena faccia o incidere la carne come il più letale dei coltelli. Il risultato è brutale e brutalista. Come la corrente architettonica da cui prende il nome ha spesso un aspetto grezzo e incompiuto, per certi versi quasi infantile, che si allontana da ciò che è considerato esteticamente armonico, piacevole, attraente. Solo che al posto di imponenti costruzioni in cemento a dirompere per la loro forza espressiva sono ombretti, blush, rossetti, mascara e eye-liner usati in modo anticonvenzionale.

Il brutalismo nel beauty coincide con la nascita della Ugly Make up Revolution, un filone estetico in cui l’idea convenzionale di ciò che chiamiamo bello si piega all’altare dell’espressività, sconfinando nel brutto, nel disturbante, nel bizzarro, persino nel grottesco. I suoi follower si moltiplicano sempre più, includendo anche nomi altisonanti come Isamaya Ffrench e Julia Fox. Niente filtri che rendono perfetti, niente labbra glossy e blush spennellato ad arte. Le ciglia sono raggruppate in ciuffi e decorate con verdura o lenti a contatto spezzate, i denti sono ricoperti stagnola argentata, l’edamame prende il posto dell’ombretto, peperelle di plastica sono l’elemento inaspettato e irriverente da aggiungere al rossetto. 

Quello che conta è riappropriarsi del makeup come mezzo di comunicazione ed espressione personale e non come strumento di omologazione, abbattere gli stereotipi, sostenere la creatività. Così, scordiamoci la perfezione patinata e spesso irraggiungibile degli scatti di Instagram il nuovo make up impone una rivoluzione rispetto a ciò che è convenzionalmente "carino" per arrivare ad un’idea di bellezza più democratica e diversificata.