"La mappa che mi porta a te" e la teoria della musica insistente nei film L’opera originale di Prime Video svela una tecnica per portare a termine una storia anche quando non ci sono idee

La mappa che mi porta a te e la teoria della musica insistente nei film  L’opera originale di Prime Video svela una tecnica per portare a termine una storia anche quando non ci sono idee

La mappa che mi porta a te è il nuovo film di Prime Video tratto dall’omonimo romanzo di J.P. Monninger e diretto da Lasse Hallström che non ha nulla da dire. Davvero nulla. È facile capirlo, c’è infatti un dato che mette in moto un’equazione e fa comprendere come la pellicola adattata per lo schermo da Leslie Bohem e Vera Herbert sia di una vuotezza siderale. La storia vede i protagonisti Heather (Madelyn Cline) e Jack (KJ Apa) incontrarsi su di un treno (come nel 1995 accadeva ai ben più affascinanti e emozionanti Celine e Jesse nell’intramontabile Prima dell’alba) e proseguire poi in un viaggio inaspettato che li porterà alle due settimane più intense della loro vita.

"La mappa che mi porta a te" è un film vuoto

Tralasciando il fatto che l’irresponsabilità del gruppo di amiche di Heather non è più credibile nel 2025 e che, comunque, non è un grande esempio mostrare un gruppo di giovani che si affidano a dei perfetti sconosciuti non accennando nemmeno a ipotetiche e terribili conseguenze (una battuta sul fatto che uno di loro potrebbe essere un serial killer non basta), il film confida nella sintonia che i due protagonisti riescono a far scattare nel giro di una serata, ma non si preoccupa di svilupparla adeguatamente nel corso della storia. Come supplire a questa mancanza? Con la musica, pare. La costante, ininterrotta, continua presenza della musica. 

La soundtrack del film di Prime Video prova a fare da riempitivo

Sono moltissime, diremmo persino troppe, le scene in cui non succede assolutamente niente, in cui l’opera si ferma per quei due, tre minuti più del necessario per permettere ai protagonisti di volteggiare sulle note della soundtrack scelta per loro. Fino ad arrivare a fine film con la sensazione di aver sentito più canzoni venir riprodotte che effettive parole essere state pronunciate dai personaggi. Un escamotage facilissimo - oltre che costoso, se pensiamo a tutti i diritti che devono ogni volta pagare - che molte pellicole utilizzano quando è evidente che non abbiano niente su cui fare appiglio. Il compito è arrivare alla fine del racconto pur non sapendo come fare, riempiendo così il tessuto narrativo con momenti sospesi e non necessari che se venissero tolti non causerebbero nessun danno alla storia, se non giusto mostrarne ancor di più lo scheletro esile e inconsistente

La mappa che mi porta a te e la teoria della musica insistente nei film  L’opera originale di Prime Video svela una tecnica per portare a termine una storia anche quando non ci sono idee | Image 577654

Una teoria che La mappa che mi porta a te mette in pratica benissimo, cercando un romanticismo che vuole far passare anche per l’illusione che quelle scene musicate contribuiscano ad esprimere i sentimenti di Heather e Jack più di quanto possano fare mille parole. In realtà è chiaro come la sceneggiatura non sappia cosa altro far dire ai personaggi tolti quei pochi punti fermi a cui si può aggrappare partendo dal romanzo e che costringono lo spettatore a subire una sequela di brani, di risate e sguardi persi all’orizzonte del tutto insignificanti ai fini del racconto - oltre a qualche massima filosofica che si scambiano i protagonisti e che lascia il tempo che trova. Un film che restituisce la sensazione dei video mostrati ai diciottesimi con foto e canzoni o, ancor più, di quelle persone che ti costringono a vedere il loro filmino delle vacanze. Di cui vorresti abbassare il volume per non sentir partire l’ennesimo brano, ed effettivamente con o senza audio la comprensione del testo per immagini non cambierebbe di una virgola. Diffidate, dunque, dai film romantici con una lunga lista di brani nei credits. Come La mappa che mi porta a te, una storia uguale a tante altre e, alla stessa maniera, altrettanto dimenticabile.