Mappa vintage

Vedi tutti

Perché addossiamo a Chiara Ferragni così tante responsabilità?

Una imprenditrice che usa la sua immagine, deve per forza fornire nozioni di coscienza di genere e moralità?

Perché addossiamo a Chiara Ferragni così tante responsabilità? Una imprenditrice che usa la sua immagine, deve per forza fornire nozioni di coscienza di genere e moralità?

Tutti gli occhi sono puntati su Chiara Ferragni, di nuovo e come spesso accade. La ragione del contendere, questa volta, è una foto in lingerie postata dall’influencer sul suo profilo Instagram Non è la prima volta, e probabilmente non sarà neanche l’ultima. Chiara, infatti, da sempre si mostra sui suoi canali social in intimo e in abiti molto scollati o trasparenti, rivendicando la sua libertà di donna in barba alle critiche e in barba soprattutto a chi dice che una mamma non può mostrarsi così. 

I commenti sono stati tanti, tantissimi. Tra questi, quello della giornalista del Tg5 Elena Guarnieri, che ha scritto: “Ti senti davvero libera? O qualche volta sei prigioniera del tuo personaggio? Questa foto mi fa tenerezza, perché mi fa propendere per la seconda opzione”. A gettare benzina sul fuoco delle polemiche, però, è stato soprattutto quello di una bambina di 11 anni. Il suo intervento dice, in sintesi: “Io ho 11 anni (quasi 12) e se vedo ragazzine di 15 che si fanno queste foto penso che sinceramente siano inadeguate. A maggior ragione che senso ha che lo faccia tu? […] Qual è il messaggio per noi ragazzine? Che per farci notare dobbiamo metterci nude? Io non lo trovo un bel messaggio da mandare. […] Mia mamma ha 34 anni e le foto in costume al mare le mette. Ho una bella mamma ma se mettesse una foto così io mi sentirei malissimo, penserei che mi devo vergognare del suo comportamento. Non ne sarei per niente fiera. […] La Vitto avrà la mia età tra non tantissimi anni e queste sono foto che restano per sempre su Internet”. Chiara ha risposto al secondo, con decisione. “Faccio inca**are i puritani? Missione compiuta”. Neanche la risposta è particolarmente piaciuta, considerata da molti troppo aggressiva e tranchant. 

Il dibattito si è ramificato in un milione di micro dibattiti, che sono usciti dai social network e sono arrivati sulla stampa italiana e nei salotti televisivi. Le posizioni sono molteplici, anche molto sfumate. C’è chi si schiera dalla parte del commento, chi lo utilizza per rivendicare posizioni reazionarie adulte. C’è chi va ancora più indietro e contesta in assoluto la presenza di una bambina di 11 anni sui social, ricordando che il limite minimo è 13 anni. C’è chi condanna i suoi genitori, mette in guardia sul rischio di dare troppa rilevanza al commento e quindi a chi lo ha scritto (d’accordo o meno, si tratta comunque di una persona molto giovane, che potrebbe non essere pronta a ricevere questo tipo di attenzioni dagli utenti e dai media) e chi invece si schiera ciecamente con Chiara Ferragni e con la sua libertà e voglia di provocare. I malpensanti ipotizzano che si tratti di una mossa pubblicitaria per mantenersi a galla durante l’uscita della seconda stagione di The Ferragnez su Prime Video, che secondo alcuni ha deluso le aspettative e non sta ottenendo il successo sperato. Infine, c’è chi fa notare che libertà di mostrarsi o meno, Chiara Ferragni è la più grande influencer italiana, e per questo ha delle responsabilità che esulano dal lavoro in senso stretto.

Mettendo da parte la bambina, che ha diritto ad avere la sua opinione e poi a svilupparla o a modificarla a seconda del suo percorso e della sua educazione, e la sua presenza su Instagram, che apre un discorso ampio e sfaccettato a sua volta, due sembrano le riflessioni principali da estrapolare da questo fiorire incontrollato di opinioni e hot take. La prima questione è quella che riguarda l’aspettativa che il pubblico pone sulle celebrità e di conseguenza le responsabilità che vengono loro attribuite. Una imprenditrice che usa la sua immagine anche, tra le altre cose, per vendere, deve per forza anche fornire nozioni di coscienza di genere e moralità? Ergersi a esempio di morigeratezza? Non solo: il compito di educare i giovani può essere delegato ai social e a chi li utilizza per lavoro? Se la risposta è sì, si va su un terreno pericoloso, e si delegano funzioni sociali altre ai profili su Instagram e ai loro personaggi, nel bene e nel male. Caricando di responsabilità Chiara Ferragni, leviamo quelle stesse responsabilità a noi stessi e alla società.

Se si riuscisse a scindere lavoratrice e brand social dalla donna che ogni tanto ha voglia di mostrare il proprio corpo, e si liberasse Chiara Ferragni dal peso di farsi paladina del giusto, del femminismo, dell’attivismo, ne uscirebbero più puliti gli stessi ideali che adesso vengono pretesi da chiunque si mostri (soprattutto se donna) e sbandierati da chiunque voglia piacere a una specifica fetta di pubblico. Questo continuo confondere il piano del lavoro, della vendita, del personale e del marketing e quello dei messaggi sociali, in ultima analisi, non può che portare a un annacquamento degli stessi. È un problema diffuso, che va in entrambe le direzioni. Più chiunque si fa paladino di qualsiasi cosa, più il pubblico pretende giustezza e conformazione alle proprie regole.

La seconda questione è, se possibile, ancora più ingarbugliata e ramificata, perché va più a fondo. Si nota spesso come il sesso venda. A vendere però è la voglia di guardarlo, il voyeurismo e la sessualizzazione dei corpi. Solo alle condizioni e per gli occhi di chi lo fruisce, come prodotto. Quando una donna, che stia simpatica o meno non dovrebbe importare, si mostra per mostrarsi, immediatamente questa tolleranza viene meno. Per quale motivo è così complicato accettare questa nudità (la stessa che da decenni si può osservare sui cartelloni pubblicitari, nei film, nei video musicali, negli spot) quando è una forma di espressione del sé? Insomma, la faccenda è complessa, e mette in ballo concetti stratificati come l’aspirazionalità, la posizione della donna nell’industria dello spettacolo e la sua sessualizzazione, il tutto sommato nuovo ruolo degli influencer, i modi in cui entrano nelle nostre case e fanno entrare nelle loro, costantemente e, solo apparentemente, senza segreti o censure,e infine la celebrity culture tutta. Riflettere su queste tematiche da spettatori potrebbe portare a una nuova consapevolezza, e a un modo più sano di fruire i personaggi e il loro mondo social. Senza perdere di vista quello reale.