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Addio a André Leon Talley

L’iconico giornalista, ex direttore creativo e editor-at-large di Vogue US si è spento ieri

Addio a André Leon Talley L’iconico giornalista, ex direttore creativo e editor-at-large di Vogue US si è spento ieri

L’annuncio è arrivato con un post sul suo profilo Instagram: André Leon Talley è venuto a mancare in ospedale a New York, per una malattia sconosciuta. Anche per chi non è fashion addicted, è quasi impossibile non averlo notato nel front row delle sfilate, spesso seduto al fianco della temutissima Anna Wintour. Con la sua corporatura imponente, la voce squillante, gli occhiali da sole a schermare lo sguardo, i voluminosi ed eccentrici caftani e mantelli, era sempre protagonista ad ogni defilè a cui partecipava. Ex direttore creativo e editor at large di Vogue US, ha dedicato alla rivista oltre 30 anni di vita, battendosi in prima persona per promuovere il lavoro di modelle e creativi black e, in genere, l’inclusività nell’industria della moda. Il suo mantra, riportato nella sua autobiografia era: "Lo stile trascende razza, classe e tempo".

Nato nel 1948 a Washington, Talley era cresciuto con la nonna nel North Carolina durante gli anni della segregazione razziale, trovando, come raccontò lui stesso, rifugio dalle difficoltà nella biblioteca della sua città dove si rinchiudeva a leggere Vogue. Ha sempre saputo che la moda era il suo destino e ebbe la fortuna di imparare dai più grandi del settore. Dopo essersi laureato alla North Carolina Central University e aver ottenuto un master in letteratura francese alla Brown University, nel 1974 divenne stagista di Diana Vreeland al Metropolitan Museum di New York. La mitica direttrice di Vogue Usa e Harper’s Baazar fu la sua carta d’ingresso in un mondo fatto di party, lustrini e stile. Fu lei a presentarlo a Andy Warhol, altra leggenda di cui André diventò amico fidato. Presto cominciò a scrivere per Interview (un lavoro pagato 50 dollari a settimana), W e New York Times. La grande occasione?  Quando il potente editore John Fairchild, gli fece recensire le sfilate parigine per il WWD (rivista di cui in seguito fu nominato responsabile della redazione parigina), dove la presenza di Talley, un dandy black di quasi due metri in mezzo ad eleganti signore bianche dell’upper class, era qualcosa di assolutamente rivoluzionario. 

La sua carriera, però, rimane tutt’oggi inevitabilmente legata a Vogue America. Sin dal suo arrivo ne 1987 il suo rapporto con Anna Wintour fu simbiotico. Sotto la sua direzione Talley fu prima direttore artistico e poi fashion editor at large. Sempre uno al fianco dell’altra.  Per anni non è esistita sfilata a cui i due no avessero assistito seduti in prima fila, scrutando attentamente modelle e creazioni. Fino a quando Wintour lo silurò, decidendo che il suo partner in crime era sorpassato, "troppo vecchio, troppo sovrappeso e troppo uncool" come Talley riporta nel suo memoir "The Chiffon Trenches: A Memoir" uscito nel 2020. La decisione spezzò il cuore del giornalista, tanto da rilasciare aspri commenti verso Anna definendola "incapace di qualunque forma di umana gentilezza", alzando un ulteriore polverone mediatico sulla già chiacchierata figura della Global Chief Content Officer di Condè Nast.

"La mia storia è una favola di eccesso e come in tutte le favole c'è del male e dell'oscurità ma li si può vincere con la luce".

Aveva detto Talley in una delle ultime interviste rilasciate al Guardian nel 2020. Di sicuro la sua è stata una figura "larger than life"  oltre il confine della fisicità, per il suo entusiasmo, per il suo stile pungente e per il suo amore per la moda, ma anche per le sue amicizie importanti. Nel corso degli ultimi decenni è stato confidente di Yves Saint Laurent, Karl Lagerfeld, Diane von Furstenberg, protagonista delle folli notti allo Studio 54, amico di Naomi Campbell, della famiglia Obama e persino attore in una delle scene del film di Sex & The City. Lo ricordate durante lo shooting in cui Carrie Bradshaw indossa una lunga serie di abiti da sposa?

Una figura come la sua è stata capace di raccontare tramite occhi affamati di bellezza il fiorire della moda come la conosciamo oggi, con i suoi personaggi principali, i suoi luoghi, le sue luci e ombre, ma soprattutto è stato capace di dare voce ai creativi black diventando portavoce e guida dell'esibizione al Museo del Fashion Institute of Technology “Black Fashion Designers” nel 2017. Il suo ruolo di giudice a America's Next Top Model nelle edizioni del 2010-2011, a fianco di Tyra Banks, hanno consacrato il suo volto anche nella pop-culture, ma è a livello storico che la firma di Talley rimarrà sempre importante nel giornalismo di moda.