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Perché abbiamo così tanta paura di rimanere single?

Come superare l'anuptafobia e una riflessione sulle sue cause profonde

Perché abbiamo così tanta paura di rimanere single? Come superare l'anuptafobia e una riflessione sulle sue cause profonde

Novità? Hai trovato un fidanzato? Quando ti sposi? Non vorrai mica rimanere zitella e non dare ai tuoi genitori dei nipotini? Alzi la mano chi non si sia mai sentito porre una di queste domande. Se c’è chi ha imparato a rispondere a tono alla zia impicciona, chi a glissare con eleganza cambiando argomento, chi si lancia in un elogio della singletudine e chi preferisce evitare qualsiasi situazione scomoda, molti altri corrono in bagno a piangere disperati perché l’amore della vita non si è ancora palesato. La pressione sociale può far vivere la condizione di "disaccoppiati" come un peso insostenibile, come un fallimento, una fonte di ansia tale da sfociare in depressione e persino in una fobia, l'anuptafobia, nota anche come la sindrome di Bridget Jones.

Essere single in Italia: i dati

Secondo i dati Istat pubblicati nel 2023, un italiano su tre risulta solo all’anagrafe: i single sono 8,5 milioni e si prevede saliranno a 10,5 nel 2041. I nuclei monofamiliari superano le famiglie, ma - come rivela il 35esimo Rapporto Italia di Eurispes - solo poco più di un terzo, il 37,1%, sceglie attivamente di non avere un partner. Ad essere felici di non avere una relazione amorosa sono soprattutto millennials e Gen Z (41,1%) per cui l'essere single è spesso una scelta consapevole. Il 60%, invece, dichiara di trovarsi senza una relazione amorosa non per propria volontà ma per fattori quali stress, ansia e insicurezza lavorativa che si riflette sulle condizioni economiche. Inoltre, i single riferiscono di essere considerati fortunati perché liberi (22,9%), avvantaggiati economicamente (23,8%), ma anche restii ad assumersi delle responsabilità (9,9%), non realizzati (18,7%) e di carattere difficile (24,1%).

Cos’è l’anuptafobia o sindrome di Bridget Jones

Sapevate che esiste la paura di rimanere single? Come spiega la psicologa Gaia Cavalleri: "Si chiama anoptafobia ed è la paura o l'ansia legata al pensiero di rimanere senza partner. Le persone con questa fobia soffrono di stress, ansia e preoccupazioni rispetto alla loro situazione sentimentale. Questa paura influisce inevitabilmente sulle scelte di vita, sui comportamenti sociali e di conseguenza anche sulla salute mentale complessiva. L'intensità della fobia, come altre fobie, può variare in base alle caratteristiche personologiche." Colpisce maggiormente le donne tra i 30 e i 40 anni, in particolare chi soffre di bassa autostima e dipendenza affettiva, e deriva dal retaggio culturale secondo cui a questa età non essere accoppiati corrisponde a un fallimento. Il single shaming diventa una sorta di lettera scarlatta che bolla chi la indossa come mancante e difettoso, causando in questi individui un profondo disagio che può spingere alla ricerca ossessiva di un partner o a vivere relazioni poco adatte e consone a loro stessi.

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I sintomi e le cause dell’anuptafobia

Cavalleri spiega che le cause dell’anuptafobia "possono essere molto complesse e potrebbero includere esperienze passate negative, pressioni sociali e culturali, aspettative ed altri fattori caratteriali". Sottolinea anche che "può essere utile in queste situazioni intraprendere un percorso psicologico in modo tale da risalire alle radici di questa paura, sviluppando la propria autostima e la fiducia nelle relazioni interpersonali". La fobia nei confronti dell'essere single può manifestarsi attraverso una serie di segnali fisici ed emotivi di diversa entità, come per esempio:

  • Pensare ossessivamente al matrimonio, all’amore e al "per sempre felici e contenti" creando illusioni e fantasie senza godere della realtà e del presente;
  • Ansia, apprensione costante, pensieri ossessivi, ricorrenti e intrusivi legati alla paura di rimanere single per sempre;
  • Depressione o sentimenti di tristezza persistente;
  • Sentimenti di inadeguatezza e di incompletezza;
  • Senso di solitudine o isolamento sociale che fa evitare situazioni sociali o eventi in cui potrebbe essere evidenziata l’essere single;
  • Paura di essere giudicati o stigmatizzati per la mancanza di una relazione amorosa;
  • Passare da una relazione all’altra concentrando l'attenzione sulla ricerca di un partner sostitutivo piuttosto che sul superamento del trauma e sulla crescita personale;
  • Ricerca ossessiva di un partner e di strategie per migliorare le proprie capacità seduttive;
  • Accontentarsi di "il primo che capita", rimanendo in relazioni tossiche o che semplicemente non funzionano, accontentandosi di un partner che potrebbe non essere del tutto compatibile o soddisfacente pur di non restare soli;
  • Esagerare ai primi appuntamenti, magari con domande troppo invadenti o logorrea;
  • Tenere tutti gli ex in stand-by, per riprendere la relazione nel caso non si trovasse nessun altrp;
  • Tra i sintomi fisici possono manifestarsi invece: palpitazioni, sudorazione e nausea, problemi del sonno.

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Come uscire dall’anuptofobia (e no, non occorre fidanzarsi per forza)

Superare la paura di rimanere single può essere un processo complicato, specialmente se è una fobia ben radicata. È utile considerare di chiedere un supporto psicologico che aiuti a gestire stress e disagio dell’essere single, ma anche affrontare eventuali difficoltà legate a relazioni passate e lavorare sulla costruzione di relazioni future in modo più sano e consapevole. Smettere di idealizzare la vita di coppia come sinonimo di realizzazione e successo è un percorso che richiede un intenso lavoro su se stessi. Bisogna lavorare sull'autostima, coltivare amicizie e rapporti familiari, trovare altri interessi, focalizzarsi su altri obiettivi personali che ci aiutino a concentrarsi su altro e non solo sull’amore fino ad imparare a vivere la singletudine come una fase arricchente.