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Perché ci fidanziamo subito dopo esserci lasciate?

Cos'è l'effetto Rebound nelle parole delle esperte psicologhe

Perché ci fidanziamo subito dopo esserci lasciate? Cos'è l'effetto Rebound nelle parole delle esperte psicologhe

Da giorni sui social, sta spopolando questo interrogativo, per spiegare quello che in psicologia prende il nome di “Rebound effect” o “Rebound relationship”. Il fenomeno, che sulle diverse piattaforme online viene trattato con leggerezza o addirittura con ironia, ha però le sue radici in dei veri è propri studi scientifici. La psicologa Gaia Cavalleri, lo definisce, nella sua traduzione italiana “Effetto Rimbalzo”, uno dei fenomeni psicologici che influenza maggiormente la nostra vita, ma a oggi è anche uno dei più sconosciuti.

Effetto Rebound: cos'è?

@psicologaia_ VI SIETE APPENA LASCIATI E IL VOSTRO EX SI È GIÀ RI-FIDANZATO? Oggi ti spiego la REBOUND RELATIONSHIP. Tu che ne pensi? Per domande o curiosità lascia un commento #psicologa #psicologia #reboundrelationship Aesthetic - Tollan Kim

Il termine è stato coniato da Wegner (psicologo sociale presso l’Università di Harvard) per indicare il meccanismo mentale che si presenta quando cerchiamo di non pensare a qualcosa. In queste circostanze, una parte della nostra psiche diventa una sorta di guardiano per evitare l’ingresso ai pensieri proibiti; il problema è che questa parte si attiva per verificare che noi effettivamente non stiamo pensando ad X. Nel momento stesso in cui avviene il controllo, l’idea indesiderata rientra nella nostra mente come risultato del costante processo di esame a cui siamo sottoposti. La mente, quindi, diventa iper-vigile e ci tende una trappola. L’esperta ci fa infatti notare che se vi chiediamo di non pensare ad un orso rosa, il vostro pensiero più frequente durante una conversazione, sarà sicuramente un orso rosa. Questo è, almeno in parte, il motivo per cui non riusciamo a smettere di pensare ai dolci quando siamo a dieta o perché non riusciamo a dimenticarci dell’ex. La Cavalleri dunque ci mette in guardia su parole, termini e nuove fenomenologie che nascono sul web. Il “Rebound effect” non nasce come fenomeno legato alla sfera sentimentale, ma vi si può applicare, per spiegare che cosa significa intraprendere una “Rebound relation-ship”.  

Cosa sono le relazioni Rebound

Con relazioni Rebound, ci chiarisce ancora Gaia Cavalleri, si intende una relazione intrapresa poco dopo la fine di quella precedente, prima di aver elaborato i propri sentimenti legati a questa. Erroneamente si pensa che questo tipo di relazione sia destinata a non essere duratura o seria e che il nuovo partner non sia altro che una ruota di scorta, un sostituto che riempi “quel senso di vuoto”. “Un’altra credenza molto comune è che dopo una rottura si debba per forza prendere del tempo per sé stessi, ma non è sempre così. Dipende dalle caratteristiche personali e psichiche di ognuno e dalle circostanze esterne di ogni situazione”: l’aspetto da sottolineare, come giustamente evidenza la dottoressa Cavalleri, è che non bisogna fare di tutta l’erba un fascio. Ogni persona ha il suo modo di vivere la fine di una storia, con i suoi sentimenti e stati d’animo. Difatti, una “relazione rimbalzo”, secondo alcuni studi, sembrerebbe offrire vantaggi contrariamente al pensiero comune. Un’altra psicologa esperta in relazioni, Claudia Demontis, ci fa notare “un esempio aggiuntivo di effetto Rebound che può essere osservato nei rapporti interpersonali, ovvero, se una persona cerca di evitare costantemente i conflitti in una relazione, può accadere che, questi emergano inevitabilmente, così come la loro intensità o frequenza possano aumentare, creando un Rebound effect che rende il conflitto più difficile da gestire.”.

Come aprire gli occhi sulle nostre relazioni

@claudiademontis4 Uno dei segnali per riconoscere la Dipendenza affettiva è l’astinenza per l’assenza del partner! Come superarla? Iscriviti al percorso Ricomincio da Me Trovi tutte le info su IG o manda un messaggio in DM @Psicologaclaudiademontis #dipendenzaaffettiva #relazioni #relazionetossica #crescitapersonaleitalia #psicologaonline suono originale - Psicologaclaudia

Ma come si fa a distinguere una nuova e “sana” conoscenza, dalla voglia inconscia di sostituire facilmente il nostro ex partner, e dunque comprendere che è scattato il meccanismo Rebound? Non c’è una risposta univoca a questo quesito, ed è per questo che chi ha le competenze ci invita a riflettere. La Demontis ci rassicura infatti, ricordandoci che “È normale desiderare conoscere nuove persone e rimettersi in gioco dopo una rottura, ma bisogna valutare se si tratta di una semplice novità relazionale o di un tentativo di sostituzione. Infatti se ci si rende conto che la ricerca di nuove conoscenze è guidata principalmente dall'ansia di non essere più single o dalla paura della solitudine, allora vi è un forte segnale che si sta cercando solo una distrazione” Cambiare partner senza capire cosa si è sbagliato nella relazione precedente non è certo un segnale di crescita emotiva. Ed ancora se la ricerca di nuove relazioni causa più stress, ansia o confusione che un senso di gioia ed evoluzione personale, questo è un forte campanello d’allarme. “Non c'è nulla di sbagliato nei nuovi incontri dopo una separazione, ma è essenziale fare un passo indietro e riflettere sulle motivazioni e sulle emozioni che hanno guidato questa ricerca per assicurarsi che sia frutto di una scelta consapevole”. Anche la Cavalleri ci offre il suo punto di vista, che si vede concorde con quello della Demontis nel concetto di “auto-analisi”, cioè nel sapersi auto interrogare, “sulle finalità per le quali stiamo intraprendendo una nuova conoscenza e se davvero stiamo ascoltando il nostro cuore”, ma pone anche l’accento sulle circostanze esterne: “non decidiamo sempre noi chi incontrare e in quale momento esatto della nostra vita.” Generalmente in seguito ad una rottura è normale provare delusione ed emozioni negative, intraprendere un nuovo rapporto potrebbe servire come strategia di coping o come mezzo per distrarsi dal dolore. In particolar modo, uno studio (Spielmann, MacDonald & Wilson, 2009) ha dimostrato che le persone con attaccamento ansioso possono trarre molti benefici dalle Rebound Relationships, in quanto focalizzarsi su qualcuno di nuovo può essere una parte adattiva del processo di chiusura. Un’altra possibilità è che le persone cerchino qualcuno per aumentare la propria autostima e per riaffermare il concetto di sè. Ovviamente esiste anche il caso in cui le relazioni possono diventare un ripiego, un modo per colmare il vuoto lasciato da un ex partner o addirittura rappresentare una vendetta. Come una medaglia a due facce, esistono benefici e problematicità anche in questo fenomeno, che come diversi aspetti della sfera affettiva e sentimentale ci riguardano in prima persona e non devono mai essere sottovalutati. Riflettere sulle nostre scelte, può essere dunque la chiave per chiudere i cassetti delle nostre insicurezze. 

Le possibili cause e soluzioni

Quali potrebbero essere, quindi, le principali cause che ci portano a cercare subito una nuova relazione nel momento in cui ne abbiamo conclusa una? Claudia Demontis ne ha ad esempio individuate 3, ovvero “la paura della solitudine, il bisogno di conferme ed il tentativo di evadere il dolore”. Un buon metodo per combattere “questo istinto”, può essere la riscoperta del sé ed il focalizzarsi su noi stessi. Il consiglio di Claudia è quello di “ascoltare la bambina interiore e capire che ha bisogno solo della nostra attenzione. Dedicarsi inoltre ad attività che aiutano a rafforzare l’identità individuale e condividere pensieri e sentimenti con amici di fiducia o con una psicoterapeuta, può inoltre offrire una prospettiva esterna e supporto durante questo periodo. A volte bisogna saper accogliere la sensazione di vuoto e accettarla senza volerla colmare a tutti i costi”. Gaia Cavalleri, vede invece la causa di questo meccanismo, che lei stessa definisce una “red flag”, nel momento in cui “non si riesce a fare a meno dell’altro e pur di stare in una certa relazione si farebbe di tutto, anche sminuirsi. In quel caso bisogna stare molto attenti ai campanelli d’allarme perché potrebbe trattarsi di una dipendenza affettiva”.

Fa bene parlarne sui social?

La community online è diventata lo specchio del dibattito  pubblico della nostra società, il che può essere problematico, come ci fa notare la filosofia e sociologa Paola Pietrandrea, nel saggio “Comunicazione, dibattito pubblico, social media. Come orientarsi nella linguistica”, perché l’arena sociale è inquinata, a causa delle bolle di filtraggio nelle quali siamo tutti “prigionieri”, ed è sempre più difficile uscirne e poter sviluppare un proprio pensiero critico riguardo ai contenuti con cui veniamo a contatto ogni girono sui social network. Secondo la Demontis, questo può avere aspetti positivi, come “la condivisione delle esperienze tra persone che stanno affrontando una situazione simile per sensibilizzare sul fenomeno ed aiutare le persone a comprendere meglio i propri comportamenti post-rottura limitando il fenomeno dell’isolamento”. Ma anche aspetti negativi, come ad esempio il giudizio “che potrebbe aggiungere stress emotivo a chi è già vulnerabile, aumentando sensi di colpa o insicurezze”. La Cavalleri pone un ulteriore accento, sulle attendibilità delle fonti e su quanto sia importante rivolgersi ad un esperto: “Se lo si usa per fare divulgazione e per promuovere consapevolezza, ben venga; è fondamentale inoltre che ciò venga fatto da persone esperte del settore, che non si basino sul sentito dire ma su fonti scientifiche consultabili da tutti. Potrebbe essere potenzialmente rischioso parlare di un qualsiasi tipo di argomento inerente alla sfera psicologica in modo superficiale, in quanto non sappiamo a chi arriva il messaggio e come può reagire”. Ironizzare su determinati aspetti dei rapporti interpersonali o trattarli con leggerezza, può essere molto dannoso. La psichiatra Luisella Zanin afferma infatti che “ un video dove si tratta un tema inerente all’interiorità di un individuo con banalità e superficialità, dà la sensazione che tutto venga in un certo senso, appiattito. Dobbiamo dare importanza alle cose e alle parole. La leggerezza non è di ogni cosa; il dolore, l’angoscia, la commozione, devono avere la loro rappresentazione, così come la profondità e complessità”. Voi che cosa ne pensate? Incontrare questi temi sui social vi può sembrare utile o spesso notate pochi approfondimenti in questi contenuti? Vi invitiamo ad ascoltare sempre le opinioni di un esperto e a chiedere aiuto qualora ne aveste bisogno.