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Guida a risposte educate per domande maleducate

Per un Natale diplomatico (o quasi)

Guida a risposte educate per domande maleducate Per un Natale diplomatico (o quasi)

A Natale la maggior parte delle persone torna a casa, a passarlo con i parenti. Non che sia obbligatorio. Abbracciare tutti, piccoli e grandi, è sempre bello, soprattutto se non li vediamo da un po’. In caso di zii e parenti lontani, o semplicemente di familiari sboccati, però, l’incidente diplomatico è dietro l’angolo. Una parola sbagliata, una domanda indiscreta, un riferimento alla politica (che sia estera o interna poco importa, di questi tempi) e scoppia la discussione, che a seconda del livello di calorosità, litigiosità e passione della famiglia può trasformarsi in una vera spaccatura, un dramma di alti livelli che rovina l’umore a tutti e fa piangere i bambini. Per gli spiriti più valorosi, è l’occasione di mettere i puntini sulle i e di difendere le proprie idee. Non tutti se la sentono, non tutti se lo possono permettere, non tutti semplicemente vogliono sentire sulle proprie spalle la responsabilità di educare una ciurma intera di parenti. Per chi non vuole litigare abbiamo tentato di costruire una sorta di guida alle risposte diplomatiche alle domande poco diplomatiche, per evitare contrasti ed entrare nel 2024 in maniera meditativa, scevri da ogni attacco di nervi e liberi dalle tensioni che si sono accumulate in questi mesi difficili. Il trucco? Sentirsi nel giusto sempre e sorridere moltissimo, anche a denti stretti. 

I commenti sul corpo

Alla prima posizione dei commenti sgradevoli davanti alle lasagne ci sono quelli sul cibo e sul corpo. Mangi troppo, mangi troppo poco, sei dimagrita o ingrassata, che belle guanciotte, oddio come sei smunta, ma sei incinta? Alle volte i commenti si spostano dal corpo all’estetica in generale. Hai pensato di tagliare i capelli? Perché non ti radi la barba? Questo colore ti sta male, questo rossetto peggio. La risposta giusta sarebbe una tirata rabbiosa da monologo teatrale sulla libertà di essere e mangiare quello che si vuole e sull’importanza di non commentare il corpo altrui per non scatenare comportamenti malsani e brutte idee su se stessi, ma non sempre è il momento, soprattutto se stai parlando con una prozia 92enne. Un’alternativa non violenta? Sorridere fortissimo e dire: "Zia, io invece ti vedo molto bene. Preferirei che non parlassi del mio corpo, che mi piace molto così com’è. Ho lavorato tanto sull’immagine che ho di me, sulla mia autostima e sull’amore che ho per me stessa e mi piacerebbe che le altre persone lo rispettassero. Vuoi una fetta di pandoro?".

Quando ti fidanzi/sposi/riproduci?

Un altro grande classico è quello che riguarda le relazioni. Ti avvicini ai 30 anni e improvvisamente non è più accettabile che tu stia "da sola". I tuoi cugini portano tutti i partner in processione dalla nonna da quando avevano 18 anni, e tu sei sempre a mani vuote. I ricatti emotivi si sprecano, e i più maligni speculano addirittura sul tuo orientamento sessuale. Pensano che tu non lo sappia, ma li hai sentiti. Non che portare qualcuno ti salvi dal prossimo livello di indiscrezioni, in ogni caso. Quando vi sposate? E un figlio? Ma vivete insieme? Insomma, il punto non è la domanda fatta, quanto il movimento di intrusione nel privato. Una risposta educata ma ferma potrebbe essere: "Ciao nonna. Apprezzo molto la tua preoccupazione nei miei confronti. Ti assicuro che nella mia vita c’è tantissimo amore e affetto, da parte dei miei amici e da parte della mia famiglia. In questo momento sono troppo concentrata sul lavoro/sulla scuola, e non ho tempo di cercare attivamente una relazione/un figlio o di organizzare un matrimonio. Quando succederà sarai la prima a saperlo. Intanto, però, vorrei che si riuscisse a parlare di me a prescindere da un partner, visto che mi sto impegnando molto per costruirmi una vita che mi piace in linea con i miei ideali e le mie priorità". Funzionerà? Non è garantito al 100%, ma almeno ci hai provato. Speriamo senza creare musi lunghi e silenzi imbarazzanti. 

E la laurea?

Certe volte sembra quasi che le persone con cui hai a che fare a Natale stiano semplicemente cercando di individuare il tuo punto debole. Sei fidanzata? Ti chiedono della laurea. Sei laureata? Ti chiedono del fidanzato. Se poi hai appena affrontato un periodo accademicamente difficile, stai studiando per la prossima sessione o hai appena superato una settimana di parziali (e magari stai anche un po’ fuori corso, o la tua media si è appena abbassata di qualche decimo) queste domande possono avere l’effetto di un limona spremuto su una ferita. Potrebbe venirti voglia di metterti sulla difensiva, di difendere le tue difficoltà, pure di piangere. Tutto comprensibile. Per rovesciare la situazione, e senza esporti neanche troppo, potresti dire: "Cugino caro. La mia situazione accademica procede in maniera regolare. Sto facendo del mio meglio, pensando anche a preservare la mia salute mentale e la mia vita sociale, cosa che mi sembra comunque prioritaria. Ho superato uno scoglio molto duro e sono molto fiera di quello che ho conquistato. A te come va con analisi 1?".

Non sei abbastanza ambizioso

Ti sei laureato. Sei contentissimo, e ti vorresti riposare per un po’. Staccare il cervello, aprire i regali. Non è possibile. Ecco che iniziano le domande sul lavoro. Cosa farai adesso? Ma nel tuo campo si lavora? Quanto ti pagano? E se lavori da un po’, ecco che arrivano i hai intenzione di chiedere un aumento? Ti apri il mutuo? Oddio, ma ti sfruttano. Insomma, non si può vivere tranquilli. Anche chiedere di avere un momento di respiro va bene. Mettere dei paletti, precisare che di alcune cose non vuoi proprio parlare al tavolo della vigilia, che le tue priorità sono diverse da quelle degli altri. E se queste persone non rispettano il tuo voler rispettare te stessa, forse è meglio parlare con qualcun altro. Senza rabbia, ma con fermezza

I confronti con gli altri

A volte i nostri parenti si trasformano in geni del male, e farebbero di tutto per metterci in difficoltà. Non è detto che lo facciano in mala fede, semplicemente si sentono in diritto di farlo perché più grandi, più sicuri, semplicemente inconsapevoli di quello che i confronti continui e l’alimentare la competizione - tra coetanei, tra cugini o tra dove siamo noi adesso e dov’erano loro alla nostra età - può fare a una persona che magari si trova in un periodo un po’ complesso o che ha deciso di fare tutto con i suoi tempi. Invece di spaccare le sedie sui tavoli e senza tirare i bicchieri di vino alle pareti, possiamo provare a spiegare che i percorsi di vita di tutti sono diversi, ed è anche giusto e bello che sia così. O, se ci sentiamo messi al muro, possiamo tirare fuori il nostro asso nella manica, e cioè: erano altri tempi. Non nel senso che intendono loro, ma nel senso che adesso la vita è diversa. C’è chi studia e chi lavora, chi vuole figli e chi no, chi mette al primo posto la voglia di sposarsi, chi il lavoro, chi le sue passioni e la voglia di costruirsi una comunità di appoggio alternativa. Spiegare il proprio punto di vista è sempre più costruttivo, anche se non è facile e non è sicuramente obbligatorio. Sta anche a te capire con chi vale la pena discutere e con chi no, nel bene e nel male. 

L’attualità e il sessismo

Al terzo bicchiere di amaro post pranzo (o cena), anche il salotto di nonna diventa il bancone di un bar. Chiacchiere comprese. Appena sentite il nome Giorgia Meloni ecco che arrivano i brividi. Cosa diranno? Cosa direte? Stare zitti è difficile, ma la politica (e l’attualità in generale) è un terreno scivolosissimo. Ci sono due o tre strade: uscire dalla stanza, chiudersi in bagno e urlare con tutto il fiato che si ha in corpo come Kendall Roy in quella puntata di Succession, litigare finché non hai più voce e dare del fascista anche alle sedie, oppure esprimere la tua opinione in maniera misurata, spiegare le tue motivazioni e i tuoi punti di vista con la calma di un monaco tibetano. Il rischio? Venire trattata con sufficienza. Quando si parla di sessismo, invece, le cose cambiano un po’. Se vengono fuori alcune parole che non ti piacciono, discorsi misogini e chi più ne ha più ne metta, potresti dire: "In quanto donna vittima di una cultura che i tuoi discorsi e la tua scelta di parole sta alimentando, ti prego di smettere di parlare in questo modo davanti a me. Non riesco ad accettarlo, e mi fa soffrire. Sono tua figlia/nipote/sorella/cugina, e ti sto dicendo che il tuo atteggiamento fa male a tutte le donne della tua famiglia e oltre. Se vuoi ti spiego anche perché. Sei disposto ad ascoltarmi?".

L’importanza del dibattito civile e del sapere quando smettere

Non tutti i pasti con i parenti sono una bomba a orologeria. Esistono famiglie senza zii molesti, senza avvocati del diavolo e senza opinioni controverse. I loro membri sono stati graziati da una forza superiore, e mangeranno il loro panettone alle porte del paradiso o qualcosa del genere. Per tutti gli altri, noi abbiamo provato a dare qualche suggerimento. La verità, però, è che certe volte, per proteggere la propria pace mentale, va bene anche stare zitti. Dobbiamo essere noi a capire quando vale la pena fare cosa e soprattutto sapere quando troppo è troppo, conoscendo il nostro contesto e le persone con cui abbiamo a che fare. Non tutte le discussioni sono costruttive e non tutte le discussioni si trasformano in un inferno. La nostra realtà sta nel mezzo, e sta a noi decidere come attraversarla.