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Non tutti i belli sono anche buoni (e viceversa)

Equiparare la bellezza con il valore morale apre scenari pericolosi

Non tutti i belli sono anche buoni (e viceversa) Equiparare la bellezza con il valore morale apre scenari pericolosi

Nella cultura dell'antica grecia esisteva il concetto di kalòs kai agathòs, cioè bello e buono. Si credeva che, sia nelle cose e nelle persone che nelle idee, all'idea di bello seguisse necessariamente quella di buono o valoroso, obiettivo dell'educazione e concetto che dirimeva la classe colta e aristocratica dalle masse. Ecco perché, ad esempio, le sculture di quel periodo seguono canoni di perfezione che le ammantano di un alone di divinità e distanza dalle questioni terrene, perché anche i guerrieri vengono rappresentati come uomini prestanti e bellissimi, perché i poemi hanno regole di metrica precisissime e perché i loro protagonisti ed eroi fanno tutto in nome della bellezza, che poi è anche la bontà e il valore, la giustizia e la giustezza, in un rapporto quasi circolare. Questo concetto sembra oggi assolutamente superato. Chi ci dice che una persona bella sia anche buona? Che la forma equivalga al contenuto? A volte, però, ritorna in sprazzi e atteggiamenti, e ci mette in guardia sui suoi rischi

Bellezza e valore nella celebrity culture

Gli antichi greci, grandi cultori della bellezza, non potevano sapere che avremmo avuto, una manciata di anni dopo, una cosa chiamata celebrity culture, che la bellezza la celebra e la esalta, anzi di più: la decide. I famosi sono belli, affascinanti, aspirazionali e irraggiungibili, come gli dei sull'Olimpo. Dobbiamo tutti volere essere loro. Chiunque diventi famoso assume un certo fascino, e il dualismo si trasforma in una sorta di triangolo, un rapporto reciproco tra i concetti di bellezza, fama e moralità. Quando questi personaggi smettono di piacerci - dicono una cosa che non ci troviamo giusta, assumono comportamenti che non approviamo - diventano improvvisamente meno desiderabili, e attaccarli sull'aspetto fisico diventa concesso, mentre prima non lo era. Qualche esempio? Timothée Chalamet, per colpa forse della sua partecipazione al SNL, dove ha fatto uno sketch su Hamas, della sua relazione con Kylie Jenner o del suo ruolo in Wonka, sembra aver perso l'appeal che aveva faticosamente conquistato da Chiamami col tuo nome in poi. O, almeno, questo è quello che pensano alcuni utenti, che ci hanno fatto sapere di aver cambiato idea anche sul suo aspetto, che da gradevole è passato ad essere sgradevole. Perché il male che hai dentro viene fuori, e ti rende brutto. Eh?

Il caso del principe William

Un altro esempio, e non potrebbe essere più attuale di così, è quello del principe William. Da giovane abbronzato e prestante (e con tutti i capelli) è passato all'essere una fotocopia del padre Carlo, stempiato e dalla dentatura cavallina. O almeno, questo è quello che si dice di lui sui social, su ci si diverte a dare la colpa di questo cambiamento al karma, al fatto che abbia allontanato Harry e Meghan Markle e, adesso, anche alle voci di tradimento nei confronti della moglie Kate Middleton. Se tradisci (e se lo fai nei confronti di una donna considerata più bella di te è un'aggravante) una forza superiore ti punirà, facendoti perdere tutti i capelli. Come, scusa?

Solo argomenti da social network o rischio reale? 

Tacciare questi discorsi, i social o la celebrity culture di frivolezza potrebbe anche essere corretto, se non fosse molto rischioso. Perché mentre ci impegniamo a non prendere sul serio gli utenti più ironici, queste idee buttate lì con superficialità fermentano nelle teste di qualcuno, si trasformano in atteggiamenti normali, con cui affrontare una realtà che va oltre i social. Cosa succederebbe se iniziassimo a insultare l'aspetto di una nostra amica a causa di una divergenza di opinioni? O se ci circondassimo solo di persone belle nella speranza che siano anche buone? La bellezza non ha portati morali, o perlomeno non dovrebbe averne. Dipende dai tempi, cambia in forme e modalità, adesso più velocemente che mai. È oggettiva se consideriamo i canoni di bellezza occidentali, che ci vogliono bianchi e magri, con i tratti del viso caucasici e i capelli lisci. È soggettiva se consideriamo che non esiste in un vuoto, ma che viene influenzata da molte cose. Comprese le nostre idee sulle persone e sul loro carattere, e questo non è un problema. Dal considerare la bellezza un simbolo di correttezza e giustezza, contrapposta alla bruttezza del male a diventare tutti Lombroso (padre della fisiognomica, che si proponeva di dedurre le caratteristiche psicologiche degli individui dal loro aspetto corporeo), però, il passo è breve, e apre a pericolose discriminazioni.