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Il lavoro d'ufficio ci spinge a voler essere tutti influencer?

La cultura lavorativa della Gen Z è destinata a cambiare il modello obsoleto del lavoro 9-18

Il lavoro d'ufficio ci spinge a voler essere tutti influencer?  La cultura lavorativa della Gen Z è destinata a cambiare il modello obsoleto del lavoro 9-18

Il grido della Generazione Z è sempre più uniforme e preoccupato per la propria vita privata e salute mentale. Le ore massime di lavoro al giorno e settimanali esistono per un motivo ben preciso. Se è vero che il lavoro è un diritto sancito dalla Costituzione italiana, è altrettanto vero che può essere fonte di stress e affaticamento. Ma qual è il massimo di ore lavorative? In verità, in Italia non esiste una norma che lo fissa in modo tassativo. L'orario normale di lavoro è fissato a 40 ore settimanali, ma si tratta di un massimale decisamente flessibile (fonte: Adecco, agenzia del lavoro per privati e aziende).

È solo questione di tempo

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Questo modello sta creando alla nuova leva di giovani lavoratori, che spesso iniziano con uno stage post-laurea, un senso di alienazione che li porta a vivere aspettando il fine settimana, quando concentrano ogni tipo hobby, attività privata e sociale. Considerando anche il tempo di trasporto per raggiungere il luogo di lavoro, che in media porta i giovani lavoratori a passare ulteriori ore giornaliere sui mezzi di trasporto (in Italia l’Osservatorio Europeo delle Mobilità Ipsos/BCG stima circa 11 ore settimanali), rimane davvero una misera quantità di ore per godersi il tempo libero.

"Il mio datore di lavoro controlla il mio stipendio, il mio tempo libero, le mie vacanze, il mio tempo in famiglia, i miei livelli di stress, i miei hobby, la mia capacità di vivere la vita come voglio... tutto ciò aspettandosi che io apprezzi e mi ci dedichi al 100%. E potrebbe cambiare idea e mandarmi a casa per qualsiasi motivo, con un colpo di spugna", cita il commento di una giovane su Quora, sito di condivisione di idee, quesiti e risposte.

Cosa significa "We're not saving lives"?

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"Non stiamo salvando vite!" è il motto che nasce dalla frustrazione generata dai lavori d'ufficio, in cui si deve dedicare la propria vita all'impiego. Nonostante si scelga di studiare per un determinato settore, resta il fatto che la Gen Z è una generazione che sembra sollevare tutta l'insoddisfazione che le generazioni precedenti nascondevano o sottacevano con un "il lavoro è lavoro". E se fosse possibile cambiare ciò che si è creduto assiomi fino a ora? La tiktoker Brielle Asero è diventata virale alla fine del 2023 sul social per aver pubblicato un video in cui piangeva, sfogandosi. È la protagonista dell'ennesima bufera sui social che coinvolge la Gen Z e il lavoro. La giovane, con un video postato sul suo profilo TikTok, si è lamentata dei turni di 8 ore che per lei, e per la maggior parte dei diretti interessati, sono troppi. La ragazza si è sfogata con un pianto disperato, spiegando che al lavoro si aggiunge anche il tragitto da pendolare. Sommando il tempo di lavoro e il tragitto, l'intera giornata viene occupata e non resta più tempo per una vita al di fuori del lavoro. Questo ha scatenato una bufera sui social, ripresa anche dalle principali testate, che ha riacceso la discussione sul rapporto tra le nuove generazioni e una concezione più "vecchia" del lavoro, che rischia di diventare obsoleta in una società che si muove alla velocità della luce e presta attenzione alla salute mentale più di qualsiasi altra generazione precedente.

La fine della giornata lavorativa 9-18?

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Secondo Gallup, almeno il 45% dei dipendenti a tempo pieno lavora da remoto almeno parte del tempo, questo cambiamento ha costretto molte aziende a riconsiderare la giornata lavorativa dalle 9 alle 18. Il problema più evidente è che lavorare per otto ore al giorno non garantisce la produttività. Gli esseri umani sono un gruppo eterogeneo e spesso lavorano in modo molto diverso. Alcuni sono nottambuli e preferiscono lavorare quando gli altri dormono. Altri sono mattinieri e preferiscono iniziare subito al mattino, ma sono esausti a metà pomeriggio. Questa rigidità può essere dannosa per il morale dei dipendenti e per l'assunzione degli stessi. La Gen Z è l'unica che preferisce, o ammette di preferire, l'idea di flessibilità. Molti affermano che questa abbia la precedenza sulla retribuzione nella scelta di un nuovo lavoro. Sempre più persone preferiscono iniziare un'attività propria piuttosto che essere impiegate: si dice che la scelta sia tra libertà e sicurezza, e questa generazione preferisce investire sulla libertà, a volte anche sacrificando uno stipendio più alto per avere più tempo a disposizione.

Il mito della giornata lavorativa da "influencer"

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Oggi la parola influencer è diventata comune. Tutti vogliono essere modelli su Instagram, star di YouTube o streamer su Twitch. Tutti vogliono fare soldi, diventare famosi e avere un grande pubblico grazie ai social media: questo ha trasformato le persone comuni in risorse di marketing e di sponsor, prodotti e marchi. Nel 2024, l'equilibrio tra lavoro e vita privata per gli influencer sui social media ha superato la divisione semplicistica tra ore di lavoro e tempo libero. Per gli influencer, ciò significa coltivare una presenza online che si allinei con il loro vero io, consentendo un'integrazione più naturale del lavoro nella loro vita quotidiana. In questo contesto, l'equilibrio tra lavoro e vita privata non riguarda solo la gestione del tempo, ma anche l'integrazione completa di flessibilità, salute mentale e benessere fisico in uno stile di vita che tenga conto di tutte le variabili in modo autonomo. L'obiettivo è quello di promuovere uno stile di vita in cui il successo professionale non vada a scapito della salute e della felicità personale, ma anzi la rafforzi, riflettendo la cultura lavorativa progressista del 2024.