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Carolee Schneemann e la sua arte

Conosciamo meglio la madre dell’arte femminista che ha lottato per la liberazione del corpo e della sessualità femminile

Carolee Schneemann e la sua arte Conosciamo meglio la madre dell’arte femminista che ha lottato per la liberazione del corpo e della sessualità femminile

Nata nel 1939, Carolee Schneemann ha creato un'arte brutale, conflittuale ed eccessiva. Ha studiato pittura presso l'Università dell’Illinois, luogo determinante per la nascita della sua espressione artistica. Durante gli anni '60 e '70, ha vissuto a New York, un'epoca in cui la scena artistica era in fermento e le avanguardie erano in piena espansione. Questo contesto ha fortemente influenzato il suo lavoro e la sua visione artistica. E così, a partire dagli anni '60, Schneemann espande la propria immaginazione e crea composizioni semiscultoree, in bilico tra pittura e installazione: il primo passo verso un coinvolgimento sempre maggiore del proprio corpo, che diverrà il suo medium prediletto.

Il corpo come medium

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In Body Collage nel 1967 dipinse il suo corpo con colla per carta da parati e melassa e si rotolò in brandelli di carta bianca da stampante creando un collage corporeo materializzato. É un viscerale movimento-evento, la performance infatti non si limita al collage umano come un oggetto statico ma impone un’ immagine attiva, non predeterminata. In Up to and Including Her Limits (1974-76), nuda e imbragata a una fune, impugna dei pastelli e produce dei segni sulle pareti di carta dell’ambiente, oscillando, in uno stato di semitrance.

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L’esaltazione del corpo e dell’organico è intensa e concreta nel film Meat Joy. Meat Joy incarna il concetto di Schneemann di “teatro cinetico”, un pastiche di corpi che si mescolano dettati da movimenti segnati e improvvisati, contornati da una gamma di materiali disparati. Otto artisti, tra cui Schneemann, ricoperti di vernice, carta e pennelli strisciavano e si contorcevano insieme, giocando con pesce crudo, carne e pollame. Secondo l’artista, utilizzando il corpo nudo come materiale artistico, “ha esposto e affrontato una gamma sociale di attuali tabù culturali e convenzioni repressive”. Per realizzare questo film, Schneemann ha combinato filmati di performance dei Meat Joy a Parigi e New York e li ha impostati su musica pop, trasformando un'opera dal vivo in un assemblaggio cinematografico di corpi contorti con una colonna sonora.

La Sintesi tra Organico e Pensiero: l’intimità performativa

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Nella sua produzione artistica, l’organico e il pensiero diventano una materia sola, il corpo della donna, per secoli rappresentato in occidente come debole, utile solo per procreare, diventa una sorgente di potere e conoscenza. Affermò infatti, “The body is in the eye”,“Le sensazioni che percepiamo con la vista si insediano nell’organismo, portando l’intera personalità all’eccitazione”. In questa prospettiva teorizzare lo spazio vulvico, di cui racconterà in Interior scroll (1975-77), sfilandosi dalla vagina un discorso sul ruolo delle donne nell’arte scritto in verticale, è il suo modo per creare immagini ed essere l’immagine allo stesso tempo, un urlo feroce contro la narrativa storica dell’uomo sapiente e della donna emotiva.

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Nella sua maturità artistica, l’opera Blood Diary (1985), viscerale e provocatoria, riapre il dibattito sulla necessità di esistenza del corpo femminile attraverso il prodotto organico del corpo, il sangue diventa veicolo di un messaggio coraggioso e celebrativo della fisicità femminile. In "Blood Diary," Carolee Schneemann ha documentato il proprio ciclo mestruale per un mese. Ogni giorno, raccoglieva il suo sangue mestruale per creare una serie di fotografie che documentassero il processo. Queste immagini sono state quindi montate su supporti trasparenti e sovrapposte a un diario personale che annota le sensazioni, le emozioni e le esperienze legate a ogni giorno del ciclo.

Il file rouge dell'arte di Schneemann

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Ritroviamo un file rouge costante ed oggettivo tra le sue opere: il corpo nudo e la casualità, elemento del dada e dei fluxus, regolano la riuscita delle performance, aspramente criticate poiché considerata eccessive. Scrivevano della sua arte: troppo schietta, troppo sporca, troppo nuda, troppo audace, troppo intelligente, troppo stupida, troppo sudata, troppo espositiva, troppo autobiografica, troppo polemica e, soprattutto, troppo elogio di ciò che significa essere donna. Schneemann pone infatti le donne sia come creatrici che come parte attiva della creazione stessa, dando alla forma femminile nell'arte una soggettività che prima non aveva. 

L'eredità immortale di Schneemann

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Schneemann anticipa azioni che l’arte contemporanea svilupperà poi con Vito Acconci e, qualche anno dopo, con Marina Abramovich. Una fisicità già utilizzata, in maniera più ironica e sessista, da Yves Klein quando il corpo delle donne, colorato di blu, diventava pennello su tele e fogli bianchi; o del teatro cinetico e performativo di Dan Graham, o dall’uso di ogni singola parte del corpo di Bruce Nauman. La sua eredità nell'arte femminista è immortale, la sua attitudine provocatoria e la capacità di affrontare tematiche tabù hanno aperto la strada a molte altre artiste femministe e hanno contribuito a cambiare il modo in cui il mondo dell'arte guarda il corpo, la sessualità e il femminismo. Il suo lavoro ha ispirato generazioni successive di artisti che cercano di sfidare le norme e promuovere il cambiamento sociale attraverso l’arte.