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La concezione del corpo sui social: il caso Kardashian

Filtri, immagini modificate e dismorfia corporea ai tempi dei social media

La concezione del corpo sui social: il caso Kardashian Filtri, immagini modificate e dismorfia corporea ai tempi dei social media

Siate oneste, quante volte guardate e riguardate una foto prima di postarla su IG, quanti difetti, quanti dettagli siete in grado di trovare facendo abbastanza zoom? Anche Khloé Kardashian sembra avere lo stesso problema. Una foto però è stata caricata per errore, e, sebbene sembrasse rievocare qualsiasi vecchia immagine delle sorelle Kardashian con sfondo da sogno, unghie perfettamente curate e un bikini alla moda, è stata tempestivamente rimossa. La differenza dai soliti post di Khloé Kardashian? La mancanza di modifiche e filtriPare che il team di Khloé abbia cercato in tutti i modi di farla scomparire, ma lo scatto non è sfuggito agli utenti di Instagram che l’hanno repostata senza sosta fino a rendere impossibile la sua eliminazione definitiva dal web.

“La foto che è stata postata questa settimana è bellissima. Ma come individuo che ha combattuto con la propria immagine per tutta la sua vita, quando qualcuno ti scatta una foto che non è lusinghiera, in una cattiva illuminazione o che non cattura il tuo corpo come è dopo aver lavorato così duramente per arrivare a questo punto - e poi lo condivide con il mondo - dovresti avere tutto il diritto di chiedere che non venga condiviso - indipendentemente da chi sei" - ha scritto Khloé sul suo profilo.

La star di Al passo con i Kardashian ha dunque indirettamente ammesso la propria lotta con quella che in termini tecnici è chiamata dismorfia corporea, una condizione ad oggi piuttosto comune caratterizzata da preoccupazioni eccessive per imperfezioni, spesso non osservabili oggettivamente, ma che le persone affette percepiscono come reali e gravi nel proprio aspetto fisico. Ai più potrebbe sembrare strano che una donna adulta, benestante, in molti sensi privilegiata, con a disposizione una palestra personale, un personal trainer, un nutrizionista e un chirurgo plastico possa avere un rapporto conflittuale con la propria immagine, ma la sovraesposizione mediatica in questo è democratica: ogni suo singolo difetto nel corso degli anni è stato analizzato dal pubblico, deriso dalla stampa, commentato dagli utenti social. Nessun corpo per quanto perfetto può reggere il confronto con gli alti standard di bellezza che ci siamo creati negli anni, prima sognando le top model degli anni '90, ora seguendo le fit influencer e le loro vite edulcorate. 

Né tantomeno la più nota sorella Kim Kardashian, che in occasione dell’uscita del documentario Framing su Britney Spears, ha ricordato la gogna mediatica che dovette subire nel 2013 dai tabloid in seguito al suo aumento di peso in gravidanza. In una lunga dichiarazione pubblicata via Instagram stories, la founder di SKIMS ha spiegato di aver sofferto di preeclampsia, un disturbo ipertensivo, mentre era incinta della sua prima figlia North West, che ora ha 7 anni. La condizione ha fatto sì che Kim "si gonfiasse in modo incontrollabile" e la rete ha reagito con meme inclementi in cui veniva paragonata nell’ordine a una balena, un’orca, gonfiabili vari e così via.

O basti pensare al caso Kylie Jenner, quando qualche anno fa una giovane ragazza appena in età puberale si recava periodicamente dal chirurgo per stravolgere lentamente il suo viso, con iniezioni di acido ialuronico alle labbra, botox all’arcata sopraccigliare, nosejob, un’attenta limatura della mascella affinché il mento apparisse più armonico, e via dicendo, negando poi tutto alla stampa e sui social, negando l’evidenza di essersi resa irriconoscibile in appena un anno. Verrebbe da chiedersi perché, dopo aver ricevuto commenti sgradevoli in prima persona sulla propria apparenza, sentano ancora il bisogno di mostrarsi impeccabili in ogni scatto, anche se consapevoli che la realtà è un’altra, adeguandosi ad un sistema tossico e alimentando questa irrealistica narrazione del corpo nel mondo dei social.
La cosa è ancor più preoccupante se si pensa che le foto dei figli di Kim e Kylie subiscono gli stessi processi di post produzione di quelle delle Kardashian senior: Stormy è stata più volte fatta apparire più magra con l’utilizzo di facetune, la baby face di Chicago è stata enfatizza ingrandendo gli occhi e rendendoli più luminosi, le dimensioni della fronte di North sono state ridotte con Photoshop.

In sintesi, sebbene le Kardashian-Jenner siano consapevoli che la loro sovraesposizione mediatica sia una delle cause più rilevanti del bisogno compulsivo di modificarsi, virtualmente e chirurgicamente, sottopongono i loro figli alla medesima attenzione mediatica, negando loro la capacità di scegliere. Il pericolo che tutto questo comporta risulta più concreto se si pensa che secondo le statistiche negli Stati Uniti circa 30 milioni di persone sono affette da un disturbo alimentare ad un certo punto della loro vita, principalmente durante l’adolescenza.

Nel tentativo di sensibilizzare sulla natura ingannevole dei social media, c'è stato un aumento dei post Internet vs reality, diffusi esponenzialmente sia su Instagram che su Tiktok: foto affiancate di un'immagine in posa o modificata rispetto alla versione reale che mostra "inestetismi" comuni alla maggior parte della popolazione come cellulite, rotolini di pancia e smagliature.
Come il post della fitness influencer americana Hayley Madigan che ha sofferto di problemi di immagine corporea estremi a causa della sua carriera di bodybuilding, fra le prime a lanciare il trend già due anni e mezzo fa, seguita a ruota dai grandi nomi di Instagram, fra cui Chiara Ferragni, Rianne Meijer, Gabrielle CaunesilL’iniziativa è l’ultima frontiera della tendenza body positive: nasce come movimento politico e sociale finalizzato a sfidare i canoni e i pregiudizi della società sui corpi. Le sue origini si intrecciano con la storia delle rivendicazioni degli anni Sessanta sulla fat-acceptance, per combattere le discriminazioni contro le persone sovrappeso e celebrare i corpi plus-size. Un movimento creato per promuovere un messaggio positivo dedicato a chi ha un corpo che non rientra nei canoni predefiniti della società, e vanta fra le più attive sostenitrici la cantante Lizzo e la modella Ashley Graham.

Sebbene l’intenzione sia nobile e sicuramente più umana rispetto alle immagini ultra photoshoppate delle influencer in bikini, il tutto ci porta comunque all'elaborazione visiva del corpo degli altri, che a sua volta implica anche l'elaborazione della concezione del nostro corpo, la cui percezione è strettamente legata alla rappresentazione mentale che abbiamo dell’ideale di corpo in sé per sé. Ci rassicurano, ci dicono che siamo bellissime, che non dobbiamo cambiare, e allo stesso tempo siamo bombardate dalla diet-culture: clip di allenamenti, suggerimenti di fitness e video di trasformazioni fisiche al limite del sovrumano, l’idea che un corpo sano sia misurabile in percentuale di massa magra.

La polarizzazione, gli estremi, la narrazione manichea del bianco e nero alla quale la semplicità e l’immediatezza dei social ci costringono, ci porta ad elaborare il mondo in categorie - ma il corpo o meglio ancora un rapporto sano fra mente e corpo - che si costruisce in una vita e si rafforza ogni giorno, non può essere così sintetizzato. Grava sulle nostre spalle l’arduo compito di costruire l'ideale da lasciare alle generazioni future, di cambiare la narrazione dominante, fondare una nuova società collettiva fatta di inclusività e accettazione, dove non è più la nostra apparenza a definire chi siamo agli occhi del mondoMa, mentre capiamo come fare, ci accontentiamo e apprezziamo le foto con l’hashtag “Instagram vs reality”.