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La quarta ondata e i problemi del femminismo di oggi

11 femministз rispondono alle domande sul presente e sul futuro del movimento

La quarta ondata e i problemi del femminismo di oggi 11 femministз rispondono alle domande sul presente e sul futuro del movimento

Su nss G-Club abbiamo parlato di primaseconda e terza ondata femminista, raccontando la storia del movimento, i temi che sono stati trattati e le lotte che hanno portato avanti. Abbiamo anche ipotizzato l'esistenza di una quarta ondata, definita dalla tecnologia (e in particolare da Internet) e da un'inclusività che ha aperto il femminismo ad altre soggettività. 

nss G-Club ha contattato 11 persone che parlano quotidianamente di femminismo e sono impegnate sui social e nella vita di tutti i giorni proprio per fare divulgazione su queste tematiche. Abbiamo chiesto loro se esista effettivamente questa quarta ondata, come la stiamo vivendo in Italia e, infine, quali siano i punti di forza e i problemi del femminismo di oggi. 

Due precisazioni:
  • Nelle testimonianze compare spesso l'espressione "femminismo intersezionale", o si parla di "internazionalità". Per fare chiarezza lasciamo un contributo di Simone Ofenbach: "A ridosso degli anni '90 Kimberlé Crenshaw ha introdotto il concetto di intesezionalità per descrivere la sovrapposizione e l'interazione di diverse identità sociali - come ad esempio genere, razza e classe sociale - e di come queste possano essere l'oggetto di discriminazioni e oppressioni su più piani. Ciò permette di avere uno strumento di analisi e comprensione sulle disuguaglianze essenziale". 
  • Per uniformare tutto il testo, tra chi ha usato il maschile sovraesteso e chi l'asterisco, useremo il simbolo fonetico chiamato schwa. Il simbolo ǝ indica il singolare, questo з invece il plurale. Piccolo trucco per ricordarvi la differenza: lo schwa lungo (plurale) з sembra un 3, quindi possiamo tenere a mente che indica più persone. Non vi darà fastidio, giuriamo.


Esiste una quarta ondata? 

Sofia Pierina Bettio

Nel 2014 Kira Cochrane scrive sul Guardian che la quarta ondata femminista c'è, esiste, ed è inclusiva e collaborativa. Inclusiva non solo nei confronti delle altre minoranze in cerca di riconoscimento ma anche verso gli uomini, i grandi esclusi dalle altre ondate femministe. Ma c'è un altro aspetto fondamentale: per il femminismo di quarta generazione il mezzo di divulgazione per eccellenza è Internet. Così un semplice profilo social si trasforma in un megafono attraverso cui raggiungere tantissime persone, crea un audience potente che può contribuire a cambiare le cose: come è successo con il movimento #MeToo nel 2017. 

Ludovica Narciso (Kube Community)

La quarta ondata femminista esiste, è presente e ha una voce molto forte e potente. Soprattuto grazie a Internet, i social hanno reso possibile potersi esporre ancora di più su questi temi e creare consapevolezza a chi magari in passato non capiva tutto questo. Credo che tutto questo abbia avvicinato ancora più persone al femminismo, anche se sicuramente c'è ancora molto lavoro da fare e sicuramente Internet non basta. 

Aliche Arcangeli

La nuova modalità comunicativa, che comprende una versatilità digitale, è parte fondamentale di questa generazione, come di questa ondata. C'è chi grazie a discorsi visti tramite schermo ha rivoluzionato la propria e altrui visione della vita, chi si serve di essi per coltivare l'analisi del mondo circostante e informarsi; ma c'è anche chi sostiene che la modalità ridicolizzi l'argomento e che non sia né tempo né spazio consono per tali discussioni. Pillole di femminismo, discorsi di autocoscienza, e attivismo trovano così spazio nella dimensione online fino a diventare pinkwashing.

Gea Di Bella (La Camera di Valentina

Sì, esiste ed è caratterizzata dagli spazi digitali. Tuttavia dobbiamo fare i conti con questo potere perché non siamo del tutto bravз ad assumercene la responsabilità. Non voglio fare analisi sociologiche a riguardo perché non ne sono capace, di mio tendo a essere ottimista perché il digitale può portare a un grande cambiamento e può dare moltissimi strumenti anche per il mondo "tangibile". Il femminismo sta cavalcando questo nuovo strumento e a me sembra proprio che arrivi dove deve arrivare, magari un po' a fatica, ma c'è. Dobbiamo ancora calibrare responsabilità e immediatezza e questo concerne anche chi si fa carico di istanze femministe, ma la quarta ondata, per definizione, io la rivedo molto in questa modalità e ne sento la forza. 

Simone Ofenbach

Mi sembra che sia sempre più presente online (e non) un acceso interesse nei confronti del femminismo e delle sue battaglie, e che ci sia un crescente desiderio di smantellamento e decostruzione dei sistemi di oppressione del patriarcato in un'ottica intersezionale. I social ci hanno permesso di conoscere persone di realtà molto diverse dalla nostra e di confrontarci. Si parla di identità sessuale, abilismo, discriminazioni razziali, di corpi non conformi, disparità salariale, rappresentazione, violenza di genere, omolesbobitransfobia, sex working, ma anche di cambiamento climatico e di come le conseguenze colpiscano diversamente i generi. Tutto ciò mi fa credere che sì, secondo me esiste una quarta ondata femminista ed è quella in cui mi riconosco di più.

Chiara Tiso (Europeangirlsalliance)

Mi trovo d'accordo con Jennifer Baumgardner quando si domanda "Is there a fourth wave? If so, does it matter?”. Lo scrivo da donna millennial, bianca e privilegiata conscia del fatto che al mondo ci sono ancora battaglie enormi da combattere per cui molte donne perdono la vita oltre che la famiglia e i loro diritti fondamentali. Invito tuttз a lottare per le cause in cui credono, nonostante ci sarà sempre qualcunǝ che vi dirà che la vostra storia è meno importante rispetto ad altre. 

Eva Lavigna

Da donna nera dico che sì esiste una quarta ondata di femminismo, o meglio, dovrebbe assolutamente esistere. Per anni il femminismo si è concentrato sui diritti delle donne, ma in queste donne non erano incluse, in maniera implicita o esplicita, le donne che appartengono a minoranze etniche e religiose, la comunità LGBTQIA+ o le donne con disabilità. E per questo non mi sono sentita rappresentata dal femminismo mainstream, riconoscendomi, invece, nel termine womanist coniato da Alice Walker nel '79. Per ogni discorso sociale bisogna prendere in considerazione l'intersezionalità e la piramide di privilegio imposte dalla società. 

Giulia Olivieri e Lorenzo Ritorto (Nonseiliberə)

Secondo noi la risposta sta nel mezzo. Da una parte pensiamo che questa quarta ondata abbia portato a una maggiore diffusione e riconoscimento del femminismo intersezionale proveniente dalla terza ondata. Non vediamo, però, una vera e propria rivoluzione sulla tipologia e qualità dei diritti. Dall'altra, troviamo una grande rivoluzione che pone l'accento su due cose. In primis il linguaggio del corpo, che ha sdoganato tantissime tematiche e ha fatto sì che il corpo diventasse uno strumento politico di lotta per la propria identità. Insieme al corpo, pensiamo che ci sia stato un enorme lavoro sulla divulgazione, in particolare quella online. Attivistз e non, ogni giorno sono pronti a diffondere, raccontare e portare il proprio messaggio di libertà, uguaglianza, inclusività e rispetto per sé e per lз altrз. 

Silvia Santoro

Sì e no. La quarta ondata si può definire come un movimento connesso alla tecnologia, quindi si parla di un attivismo prettamente digitale attraverso blog, hashtag, social, newsletter e così via. Più che "quarta ondata", sentiamo spesso parlare di femminismo intersezionale, ossia che abbraccia qualsiasi tipo di minoranza, discriminazione e oppressione. La tecnologia e l'intersezionalità hanno dato una voce a chi non l'ha mai avuta, dando spazio a noi attivistз di fare informazione abbattendo diversi tabù. Allo stesso tempo c'è una sorta di elitarismo che pone il problema del privilegio. Inoltre si è creato un marketing che sfrutta il femminismo per vendere qualsiasi cosa. Se c'è un post con scritto accetta i tuoi peli! con tanto di foto e sponsorizzazione, quello probabilmente non è femminismo. Il femminismo non è un percorso con un inizio e una fine, abbiamo sempre da imparare qualcosa. Non so se si può parlare di una quarta ondata, ma ora abbiamo una voce. 

Chiara Glionna

Sono sicura che esista una quarta ondata ma anche che questa quarta ondata abbia motivazioni del tutto differenti da quelle prima. Questa ondata è nata da una maggior consapevolezza di noi donne rispetto a quali siano i nostri diritti e a dove agire per poter migliorare la nostra condizione. Questo è stato permesso dai social e da una maggior fruizione di argomenti, testi e informazioni online. Ora ogni donna, di qualsiasi età, può istruirsi rispetto al femminismo e creare una sua consapevolezza e battaglia personale non sentendosi sola. Ovviamente maggiori sono le fonti e più è alto il rischio di perdersi in concetti superflui o impostati in maniera errata. 

 

In Italia come la stiamo vivendo? 

Giulia Olivieri e Lorenzo Ritorto (Nonseiliberə)

In Italia la community della quarta ondata - in particolare su Instagram - sta facendo un lavoro molto ampio. Attivistз e singole persone sono pronte a raccontare i diritti nel digitale e fare moltissima divulgazione aperta e proattiva. Allo stesso tempo però è importante ricordare l'impronta cattolica del nostro Paese che ne determina grandi limiti. E non dimentichiamo che i partiti con enormi affluenze di consensi sono spesso partiti conservatori, e pensiamo alla fatica che stiamo facendo attualmente con il DDL Zan. C'è ancora molto lavoro da fare. 

Eva Lavigna

Credo che in Italia siamo ancora un po' indietro, per il fatto che le molestie sembrano quasi radicate nella cultura, e si presentano ancora tranquillamente nei media mainstream. Per migliorare la situazione, a parer mio, si dovrebbero innanzitutto creare termini ad hoc per le questioni italiane e smetterla di prendere in prestito termini anglofoni, perché le persone a cui dobbiamo rivolgerci, le persone che hanno il potere di cambiare le cose, non si ritroveranno mai in un discorso fatto in inglese.

Chiara Glionna

In Italia questa quarta ondata esiste ma è molto acerba. Sono contenta che tante donne si stiano approcciando al femminismo ma ci rimango sempre male quando a personaggi pubblici femminili viene chiesto "Sei femminista?" e rispondono "No", come se essere femministe significasse estremizzare la propria condizione per prevaricare sull'uomo. C'è tanta disinformazione su questo e sul significato del movimento. Mi spaventa vedere pagine che si proclamano femministe con molta visibilità e contenuti che manipolano le menti più giovani nel crescere con del rancore verso l'uomo. Il femminismo non è questo, non è mai stato questo. Il femminismo ha modo di essere solo se viene supportato e appoggiato da tuttз; è uguaglianza. 

Ludovica Narciso (Kube Community)

Vedo molte più persone approcciarsi al femminismo e abbiamo molti punti di riferimento. Credo che poi ogni persona debba essere libera di poterlo sentire a modo suo e secondo la propria mentalità, ovviamente facendo sì che questo femminismo includa tuttз e che non lasci nessuna persona indietro.

Silvia Santoro

Siamo tra "il femminismo non serve più a niente, avete già tutto" e una vera e propria rivoluzione digitale che ha aperto diverse porte. Da un lato il digitale si presenta come una potenza, dall'altro accoglie anche violenza. Si ha un rapporto ambiguo e schivo, critico e non costruttivo - spesso con le solite frasi "non si può più dire niente!" o "il vero attivismo non è quello sui social". In Italia viviamo molto nel passato e lavoriamo per immagini ben definite, che ci sono state tramandate dalle vecchie generazioni, perché "il femminismo vero è quello nelle piazze, non nei post su Instagram". Siamo un Paese che ha molte difficoltà a evolversi e accettare che abbiamo nuove esigenze, nuovi modi di comunicare e che oltre a portare avanti le vecchie lotte, ne abbiamo di nuove. L'importante è non smettere mai di rompere le palle.

Aliche Arcangeli

Il dibattito è sempre aperto e ardente, e questo ci fa intendere che l'argomento appassiona. Si parla di femminismo e se ne parla sempre più, tanto da interessare il mercato. Per quanto veicolati dagli stimoli esterni siamo noi a decidere quali contenuti condividere, ed essi funzionano tramite l'interazione e l'interesse di altrз utenti. Il bisogno di parlarne quindi è nato spontaneamente da una palpabile necessità e si è propagato per lo stesso motivo. 

Simone Ofenbach

In Italia capita ancora che una donna debba sentirsi dire di doversi alzare perché non può sedere al tavolo delle squadre [caso Aurora Leone, ndR], di non incazzarsi se riceve molestie per strada ma anzi di sorridere e ringraziare quando succede, che le venga chiesto da sconosciuti in pubblica piazza se tra le gambe nasconde dell'altro e così via. Succede ancora di ridicolizzare identità non binarie, di parlare di "merito" per giustificare la mancanza di rappresentazione femminile, di utilizzare slur razzisti dopo aver tentato di investire delle ragazze, o che una donna venga licenziata perché diffuso non consensualmente materiale intimo che la ritrae. In Italia solo nel 2020 ci sono stati 112 femminicidi e un numero forse incalcolabile di violenze di genere. La disparità salariale è del 23,7% e la differenza occupazionale è dell'11,4%. Insomma, la strada è ancora lunga e tortuosa e per riuscire a far fronte a tutto ciò c’è bisogno del coinvolgimento di quante più persone possibile, cosa che credo si stia mettendo in moto. 

Gea Di Bella (La Camera di Valentina)

In Italia siamo indietro su ogni cosa, anche su questo fronte. Chiunque divulghi di femminismo deve fare i conti con la struttura individualista dei social (altoparlanti massimi per la divulgazione) che tende a strutturare il pubblico in maniera verticale, gerarchico e sempre applaudente, mai criticante (in maniera costruttiva intendo, il fenomeno della shitstorm è un'altra cosa che non sto intendendo in questo frangente). Significa quindi che si arriva a una saturazione di contenuti per la gente che è già sul pezzo, mentre la stessa gente che avrebbe bisogno di entrare in contatto con questa materia, rimane tagliata fuori. Per ogni persona che divulga sui social riguardo violenza di genere, razziale sistemica e di invisibilizzazione queer, c'è un giornale, un talk show, un immondezzaio in tubo catodico che continua a dire che lei se l'è cercata, che l'asterisco è un abominio e che il razzismo in Italia non esiste, e altre cose fuori dal mondo (per davvero). Non siamo ancora alla fase di risoluzione di questo gap e quindi questa quarta ondata deve sempre fluttuare un po' nei tentativi di arrivare a chiunque, con tutti gli ostacoli del caso. 

Sofia Pierina Bettio

Quello di cui abbiamo bisogno oggi, in Italia, è un femminismo (sia come teoria che come prassi) che nasca dal basso, dalla voce delle persone che lo costruiscono insieme. Il femminismo deve tornare a essere un discorso attivo, che parla alla nostra società e alla politica non solo da dietro uno schermo ma anche nell'attività quotidiana e nelle lotte di piazza. Il femminismo non può essere un'azione singola, per quanto importante, sui social, ma deve recuperare l'ottica collettiva e sociale che l'ha fatto nascere.  

 

Quali sono i punti di forza e i problemi del femminismo di oggi? 

Chiara Tiso

Invidio le nuove generazioni di ragazze perché vivono in un'era in cui il femminismo viene affrontato quotidianamente su ogni piattaforma e hanno quindi infinite possibilità di informarsi e soprattutto di formare una loro opinione a riguardo. Riconosco però che questo oversharing possa rappresentare un'arma a doppio taglio: sui social oggi siamo diventati tuttiз attivistз, fornendo ai brand la straordinaria occasione di sfruttarci per marketing e di monetizzare sui nostri corpi. Le donne rimangono quindi oggetti, con o senza peli, con o senza brufoli, con o senza cicatrici, di forme e colori diversi. I brand empatizzano con noi "vittime" per avvicinarsi a una community che fino a qualche mese prima forse nemmeno gli apparteneva e noi ci ritroviamo inconsapevolmente ad acquistare un esfoliante o un paio di mutande perché online abbiamo visto una modella con le smagliature o una foto no make-up di qualche influencer.

Aliche Arcangeli

Il web ha creato una rete ove le parole hanno trovato il loro pubblico, argomenti negati in un confronto col mondo esterno che hanno riscoperto la loro validità in discorsi pronunciati ad alta voce osservando il proprio riflesso o scritti nel limite dei 2200 caratteri di una caption. Ovviamente c'è da filtrare le informazioni che ci arrivano ed essere lettori e lettrici attivз al fine di usufruire correttamente. Sappiamo tutti che non basta che sia in libreria per essere un bel libro. Tra i punti di forza troviamo quindi una solida autonomia e voglia di parlarne e fare divulgazione, riconosco però ci sia ancora da lavorare fortemente sull'esclusione. Parlo di esclusione in senso lato riferendomi all'esclusione di community a loro volta discriminate (le TERF ne sono un drammatico esempio) ma anche di esclusione di tematiche. Ci fa arrabbiare leggere di femminismo aprendo il telefono, accusiamo di esibizionismo la condivisione di foto dei peli, troviamo futile e deconcentrante soffermarci su piccolezze come il catcalling perché "i veri problemi sono altri". Il femminismo è inclusione, il femminismo è antirazzista, antifascista e aperto a tuttз. 

Ludovica Narciso (Kube Community)

Credo che il più grande ostacolo del femminismo di oggi sia la convinzione di alcune persone a mettere avanti le mani e dire "non mi interessa": c'è una grande mancanza di ascolto perché le persone che fanno attivismo sono considerate "troppo rumorose", quando in realtà non lo sono. È uno stereotipo forte che allontana le persone dal fermarsi, ascoltare e capire quello che si sta dicendo. 

Giulia Olivieri e Lorenzo Ritorto (Nonseiliberə)

Come punti di forza possiamo pensare che la divulgazione è diffusa, più diretta, più estrema e meno passiva, e poi passando sui social, è alla portata di tutti, di qualsiasi età. Per quanto riguarda i problemi, invece, in primo luogo c'è la forte personalizzazione dellз content creator, che a volte porta a una sorta di pink/rainbow washing. Inoltre viviamo in una società fin troppo dinamica, per cui è difficile far restare in mente un contenuto. Dobbiamo uscire da una logica di lotta arrabbiata e dobbiamo iniziare ad affrontare la divulgazione come educazione sentimentale, sessuale e civica.  

Silvia Santoro

Secondo me il femminismo di oggi ha come punti di forza la tecnologia e il digitale, il poter avere una voce, conoscere nuove realtà lontanissime da noi, i nuovi collettivi come "Non Una Di Meno", l'intersezionalità, il parlare di corpi, sessualità, violenza (anche online), linguaggio, inclusività, discutere ogni giorno, ascoltare, capire, cercare di accettare il proprio privilegio e farsi portavoce di altrз. Tutto questo dev'essere fatto con consapevolezza e studio. I problemi del femminismo invece sono lo sfruttamento e l'elitarismo. Cerchiamo davvero di essere inclusivз e intersezionalз, senza dare mai niente per scontato!

Sofia Pierina Bettio

Il problema del mondo digitale e social in particolare è la mancanza di condivisione, confronto e orizzontalità. Come si può creare una nuova prassi politica femminista senza vedersi dal vivo, in uno spazio comune in cui parlare? Come si può definirsi attivistз se l'unico attivismo che si fa è ricondividere post e indignarsi online per la solita shitstorm giornaliera? Ecco, forse il mondo del femminismo e attivismo social ha qualche problema, anche in Italia. Perché utilizzare come mezzo quasi esclusivo i social non solo ci inserisce in un contesto individualista, performativo e polarizzante ma ci abitua anche a una visione del femminismo americanocentrica che non risponde alle necessità e ai problemi del nostro Paese.

Gea Di Bella (La Camera di Valentina)

I punti di forza hanno la faccia oscura dei problemi, non è facile distinguere e separare le due categorie, ma al contrario individuare la complessità e riconoscere i legami vicendevoli. Grazie agli spazi digitali, il femminismo ha più possibilità di approfondire diversi aspetti. Io per esempio navigo nella sex positivity, che sembra una parola svuotata di senso ma altro non è che un modo di accrescere un approccio positivo alla sessualità, abbracciandone tutti gli aspetti, anche quelli disturbanti, senza demonizzare, ma esplorandoli. Questa cosa è permeata di femminismo, per me. E senza il contesto della quarta ondata non so se avrei avuto modo di avviare il mio progetto, né di entrare a contatto con realtà di sex work, postporno e sessualità alternative che mi permettono di imparare ogni giorno. I problemi, però, sono quelli già individuati sopra: c'è una tendenza all'individualismo che appiattisce il dialogo. Se non riconosciamo queste dinamiche - che poi a pensarci bene sono le stesse del mondo tangibile, dunque del sistema che il femminismo vorrebbe ribaltare, ma se invece lo replichiamo, come si fa? - non andiamo da nessuna parte. Si costruisce una "bolla", dove finiamo per applaudirci tra di noi e basta. Serve rompere le bolle, oltre che le balle

Simone Ofenbach

Io credo che il punto di forza del femminismo di oggi sia anche il suo punto debole e cioè che è diventato e continua a essere sempre più pop. Non mi sarei mai aspettato che Chiara Ferragni parlasse sulle sue storie di revenge porn, slut-shaming e misoginia, ma mi sono dovuto ricredere. Probabilmente si è fatta portavoce di questi temi anche grazie al lavoro immenso di sensibilizzazione che hanno fatto attivistз italianз e non, ma questo ha sicuramente contribuito a dare una spinta importante a tutte quelle persone restie a parlarne e a informarsi. Se da una parte è fantastico che sempre più persone si interessino e abbraccino il femminismo, dall'altra il rischio è quello della disinformazione da parte di chi il femminismo non l'ha compreso affatto, o dell'uso improprio di questo per veicolare messaggi discutibili. Vedi ad esempio articoli di giornale che recitano "femministe italiane contro il DDL Zan" quando poi nella realtà dei fatti si parlava di un gruppo più esiguo di persone (che alcunз neanche definiscono femministe). Oppure i post di Freeda che normalizzano la defecazione femminile per vendere succhi al mirtillo, quando però i ricavati non vanno esattamente ad associazioni femministe. 

Eva Lavigna

Un punto di forza del femminismo di oggi è il voler lottare: vedo che più e più persone usano la propria voce, anche nel loro piccolo, per parlare di queste tematiche. Tra i problemi del femminismo direi che nei discorsi c'è poca inclusione delle minoranze, nonché un voler imporre una visione molto eurocentrica di femminismo su queste minoranze, senza magari prendere in considerazioni le differenze culturali. Per esempio tante femministe vedono l'hijab come un'oppressione della donna musulmana e usano le proprie voci per andare contro questa pratica, cercando di controllare un corpo femminile, che è esattamente ciò che fa il sistema patriarcale. Il femminismo dovrebbe concentrarsi ad ascoltare, accettare e prendere in considerazione tutte le donne di tutte le comunità e lottare perché i diritti di tuttз vengano rispettati anche se magari non rispecchiano la loro visione di emancipazione; la nostra visione di libertà è culturale e influenzata dalla società in cui siamo cresciuti.