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Come l'iperfemminilità diventa rivendicazione

Ecco perché non abbiamo più paura di vestirci di rosa

Come l'iperfemminilità diventa rivendicazione Ecco perché non abbiamo più paura di vestirci di rosa

Barbie è la musa del 2022. Sarà l’attesa per il live action con Margot Robbie, l’effetto della Valentino Pink PP Collection, la svolta girly di Kim Kardashian, la nostalgia per i primi anni 2000 o la voglia post pandemica di abbracciare look più curati e femminili, ma l’estetica Barbiecore e il rosa stanno avendo un inaspettato momento di popolarità. Attenzione però, perché la nuova pink revolution prende l’idea stereotipata della "doll chick" bionda, bianca, svampita, snob e superficiale e la trasforma in un femminismo inclusivo e gioioso capace di coniugare shades dell’ombretto, emancipazione e libertà di essere e vestire come si vuole. Anche ispirandosi a una bambola creata oltre 60 anni fa.

All’inizio c’erano Marilyn Monroe, Jayne Mansfield e Dolly Parton, donne complesse, bellissime e di successo caratterizzate da un’immagine curatissima e da una sessualità prorompente che per affermarsi in un mondo dominato da uomini giocavano esplicitamente con lo stereotipo di "dumb blondes" e per questo venivano snobbate da una generazione di femministe che, esasperata da secoli di patriarcato, vedeva nel loro modo di essere una sorta di inchino al male gaze. Poi sono arrivate Paris Hilton e Nicole Richie. Con le loro tute in ciniglia matchy-matchy, il gloss, i brillantini, i party no stop, i conti in banca miliardari e i fisici asciuttissimi continuavano a restituirci un’idea di iperfemminilità distorta, che percepivamo come irraggiungibile e sbagliata o, meglio ancora, facevano sentire noi sbagliate, inadeguate. Come Lindsay Lohan, nuova arrivata del liceo, che viene snobbata dalle Mean Girls: mai abbastanza magre, trendy, profumate. Forse per questo era più facile continuare a bollare come sciocche, intellettualmente inferiori, il tipo di ragazze che una tipa emancipata e intelligente non avrebbe mai voluto incarnate, lo stesso che Pink prendeva in giro nella sua hit manifesto Stupid Girls e che qualche anno dopo avrebbe trovato la sua controparte naturale nella girlboss era. A Sophia Amoruso non interessava essere perfettamente depilata e truccata, lei era al di sopra di queste "banalità" eppure aveva successo ed era il capo di se stessa. 

@chrissychlapecka u heard me! listen up! #slay original sound - chrissy
@hikarifleurr Literally #girlygirl #girlytok #girlyaesthetic #bougietok #bougieblackgirl #bougiegirl #girly Can't Get You out of My Head - Kylie Minogue
@dreamingofdior #princesscore #coquettecore #hyperfeminine #angelinaballerina #barbie original sound - arielle

Oggi le cose sono diverse con l’era delle girlboss è finita, Marilyn è tornata ad essere cool, Barbie di nuovo icona di stile e tutti riconosciamo l’impatto di Kim Kardashian su un’industria da miliardi di dollari e il merito di aver trasformato il loro stile di vita in un impero. Aggiungete anni di battaglie per emancipazione e inclusione, una certa nostalgia per il passato, in particolare per l’estetica Y2K, e grazie a TikTok, dove hashtag come #bimbocore e #barbiecore accumulano più di 28 milioni e 7,4 milioni di visualizzazioni, ha iniziato ad emergere un numero sempre maggiore di donne che, in contro tendenza rispetto al passato, è tornata ad esplorare l’iperfemminilità come atto di resistenza contro una cultura che ha considerato debole tutto ciò che è lontanamente femminile. Basta negarsi il piacere di indossare rosa, abiti leziosi o sexy per essere prese sul serio dagli uomini e basta anche aderire a standard impossibili. È giusto e persino liberatorio scegliere le cose che ti piacciono veramente, indipendentemente da come la società ti vede. Per molti creator che abbracciano questo stile, come Chrissy Chlapecka e Hikari Fleurr, l’essere iperfemminili e celebrare il Barbie style enfatizza l’empowerment delle donne senza il bagaglio tossico che è stato associato a quel mondo per lungo tempo. Un’opinione condivisa anche da @dreamingofdior che ribadisce come l'estetica Y2K e girly-girl del 2022 sia una questione di prendere gli aspetti migliori e più divertenti della moda degli anni 2000 e renderla inclusiva per tutti come non lo era allora (Elle Woods docet?).

Già, perché la nuova tendenza iperfemminile che il film di Barbie sta rendendo sempre più popolare e, attinge anche dalla cultura drag e queer, non ci vuole tutte bianche, magre, bionde e con gli occhi azzurri. Il Barbiecore contagia persone dalle taglie diverse, queer, trans e non binarie ed ispira un’intera generazione a godersi in pace le proprie pump hot pink, l’eye-gem e il gloss alla frutta.

Così anche le celebrities si adeguano e, prendono ispirazione dalle prime immagini che arrivato dal set del film su Barbie. Per il lancio del documentario Life in Pink, dedicato alla sua vita, Machine Gun Kelly e Megan Fox si sono presentati coi capelli rosa perfettamente matchy-matchy, abbinati per MGK ad un crop top Chet Lo rosa e blu con pantaloni bianchi e per Megan con un vestitino Nensi Dojaka. Il giorno seguente, Megan ha continuato il suo look ispirato a Barbie con un completo metallico di The Andamane, abbinato a una mini borsa con cristalli di L'Alingi. Barbie e la pink revolution hanno colpito anche Kim Kardashian, che all'inizio del mese ha sostituito il lycra nero di Balenciaga con pantaboots, shorts e dress declinati in varie sfumature di rosa, dal cipria al fucsia. Stessa nuance del bikini in lurex di Khloé Kardashian o degli abiti, entrambi by Valentino, sfoggiati qualche mese fa da Lizzo e Dua Lipa, da Simone Ashley ai BAFTA e da Sebastian Stan al Met Gala aka #machopink.