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Le donne non sanno gestire i loro soldi?

Più che un problema di attitudini naturali, è un problema di educazione

Le donne non sanno gestire i loro soldi? Più che un problema di attitudini naturali, è un problema di educazione

In I love shopping, serie editoriale e cinematografica di successo, la protagonista Rebecca è una ragazza giovane e in carriera, che però ha un problemino: è shopping dipendente, e rischia il dissesto finanziario. Si appoggia al sistema delle carte di credito, ma finisce per mettersi nei guai. In Sex and the City, invece, Carrie spende tutti i suoi risparmi in Manolo Blahnik, tanto che quando il suo affitto rischia di aumentare viene presa dal panico. In generale, sembra che i prodotti audiovisivi rappresentino le donne come frivole, restie a parlare di soldi e di risparmi, incapaci a occuparsi di tasse, investimenti e libretti bancari, con la testa tra le nuvole e delle abitudini di spesa che vanno contro ogni buonsenso. Questa rappresentazione sul piccolo e grande schermo riflette la realtà? In parte, purtroppo.

Differenze di genere nell'educazione finanziaria, i dati

Per capirne di più Klarna e l'agenzia di ricerca Appinio hanno compiuto un sondaggio su un campione rappresentativo a livello nazionale di 1000 partecipanti. I dati ricavati sono molto significativi e sottolineano la differenza di approccio alla finanza personale tra uomini e donne. Ad esempio, il 51% degli uomini si sente a proprio agio nell'avere a che fare con un consulente finanziario contro il 34% delle donne. Anzi, l'11% di loro si sente addirittura intimidito rispetto al 5% degli uomini quando si parla di affrontare l'argomento finanze, soldi, risparmi. Un problema grave, di cui le donne sono molto consapevoli. Solo il 39% di loro infatti crede che ci sia sufficiente supporto per le donne sulle tematiche finanziarie. Gli uomini, invece, dimostrano di non essere sul pezzo. Il 62% di loro crede che il supporto sia abbastanza, per tutti. Ancora, il 28% delle donne è convinto che le aspettative di genere e gli stereotipi influiscano su questo, cosa che viene supportata dal 16% degli uomini. E dunque?

Un retaggio retrogrado da superare

Non è difficile capire da dove vengano questi dati. Da sempre, si crede che le donne siano naturalmente più portate per le materie umanistiche, mentre agli uomini vanno lasciate quelle scientifiche e dunque anche finanziarie ed economiche. Nella gestione dell'economia domestica, inoltre, fino a poco tempo fa era il marito e il padre di famiglia a gestire le finanze, e il potere d'acquisto della donna dipendeva da lui, dai suoi calcoli e dalla sua magnanimità. Se vogliamo andare ancora più a fondo, ricordiamo che per secoli alle donne non è stato permesso di avere un conto in banca a proprio nome, e ancora oggi alcune mogli e fidanzate dipendono economicamente dal compagno e dal marito, e sono poste in una condizione di passività, incapaci di andarsene o di conquistarsi da vivere in autonomia. Lo dice molto bene la giornalista Annalisa Monfreda: "I dati di questo sondaggio dimostrano che l’esclusione delle donne dal mondo finanziario non è il frutto di una scelta, ma della fatica che fanno coloro che vogliono prendere in mano la loro vita finanziaria, in un mondo che, con un linguaggio oscuro e scoraggiandole, cerca in tutti i modi di tenerle fuori da questa forma di esercizio del potere". Insomma: per pressioni della società, per abitudine o per qualsiasi ragione, ancora oggi esiste una profonda disparità di genere nell'educazione e nell'alfabetizzazione finanziaria che ha ragioni storiche e sociali, che affonda le sue radici nel patriarcato e che sembra star tornando nelle spinte che convincono le ragazze a farsi trad wife e a rifiutare l'appellativo di girlboss

Consigli e risorse per migliorare la nostra educazione finanziaria e imparare a gestire le finanze personali

Questa disparità non è sostenibile, ci leva potere e ci rende vulnerabili. Sempre più donne intraprendono carriere ad alti livelli, imparano a gestire le proprie finanze al meglio, sono la persona che guadagna di più nel proprio nucleo familiare. Per le altre, non c'è da farsi abbattere. Anche se nelle università e nelle scuole troppo spesso la gestione pratica della vita e del lavoro viene ignorata, trattata solo nei corsi di studio a indirizzo specifico, ci sono tantissimi modi di recuperare queste lacune. Un inizio potrebbe essere quello di rivolgersi a un commercialista o a un consulente finanziario, senza vergogna. Un professionista (anche online) è pronto a darti un mano e a guidarti alla scoperta del magico mondo della gestione ottimale delle finanze personali. Ad esempio, FlexTax si occupa soprattutto di gestione partita IVA, e siti come IoInvesto e MoneyFarm sono ricchi di articoli che spiegano in modo pratico come muoversi in un universo nuovo, che può sembrare spaventoso, così come il portale del Governo, che si chiama Quello che conta e che, purtroppo, è molto poco conosciuto e sponsorizzato, non inserito nei programmi scolastici. Infine, proprio Annalisa Monfreda ha fondato (insieme a Montserrat Fernandez Blanco, Marco Ottonello e Paolo Galvani) Rame, una piattaforma che vuole aprire e ampliare discussioni e dibattiti sui soldi, anche per le donne