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Le serie TV che hanno definito la cultura elder Millennial

The O.C, Dawson Creek, Gossip Girl, cosa avevano in comune? A chi parlavano?

Le serie TV che hanno definito la cultura elder Millennial The O.C, Dawson Creek, Gossip Girl, cosa avevano in comune? A chi parlavano?

Dal 1 agosto è disponibile su Netflix Italia Paso Adelante, serie tv spagnola arrivata in Italia nel 2004 e conclusasi nel 2006. La notizia è stata accolta con grande gioia e nostalgia da tutti quei giovani adulti (comunemente noti come millennial) che si trovavano dopo scuola a guardare la programmazione pomeridiana di Italia 1. 

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I telefilm che hanno segnato la cultura pop dei Millenial

Insieme a Paso Adelante, che raccontava le vite e le storie d’amore complicate e spesso drammatiche di allievi e insegnanti della prestigiosa scuola di Scuola di Arti Sceniche Carmen Arranz di Madrid, un altro grande classico di quegli anni era Dawson’s Creek, che ruotava attorno all’ipersensibile Dawson Leery (che voleva diventare un regista proprio come Steven Spielberg) e al suo gruppo di amici tra cui Joey e Pacey, i fortunatissimi Katie Holmes e Joshua Jackson. Dawson’s Creek lanciò Michelle Williams, e anche se venne trasmessa in Italia in prima visione dal 2000 al 2003, poi venne riproposta molto spesso, diventando un classico elder millennial e mescolandosi con prodotti più recenti, proprio come ha fatto Gilmore Girls, o Una mamma per amica, in onda dal 2002 al 2007, ideata dalla sempre abile Amy Sherman Palladino. Il telefilm, storia semi-seria di una madre e una figlia, con il suo umorismo asciutto e le sue donne protagoniste senza paura, ha segnato in maniera indelebile quel periodo della televisione internazionale. E non è un caso che la sua ideatrice sia ancora sulla cresta dell’onda con l’appena conclusosi The Marvelous Mrs Maisel.

Tra i prodotti più recenti, impossibile non citare The O.C, storia californiana con colonna sonora indie di un ragazzo sfortunato con la canottiera che viene accolto in una ricca famiglia di Orange County e deve fare i conti non solo con la sua vecchia vita ma anche con le novità della nuova, in onda in Italia (sempre su Italia 1, naturalmente) dal 2004 al 2007 e, ancora dopo, Gossip Girl (2008-2013) che lanciò delle vere e proprie mode nelle scuole superiori di tutta Italia. I cerchietti, i fiocchi, i collant colorati e l’attitudine da reginetta del ballo, ad esempio. 

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Questi prodotti, allo stesso tempo figli e creatori del loro tempo, sono entrati a far parte del bagaglio culturale e mediale degli elder millennial, che si trovano ancora oggi, a quasi 20 anni di distanza, a discuterne i personaggi e le scelte. Immortale sui social la discussione su quale fosse il partner perfetto per Rory Gilmore tra Dean, Jess e Logan e chi non si è mai trovato a citare la scena in cui Marissa Cooper butta le sdraio in piscina? O quella del bacio di capodanno tra lei e Ryan? Non si tratta solo di un lascito nostalgico, ma di veri e propri solchi nella cultura pop, di un vocabolario visivo e lessicale condiviso, che identifica. Ogni generazione ne ha uno. 

Quali sono le differenze tra i telefilm di ieri di oggi?

Guardando a questi telefilm con gli occhi del 2023, possiamo vedere come il focus fosse tutto sugli amori tragici e travagliati dell’adolescenza e come i personaggi, sempre giovanissimi sulla carta ma interpretati da attori adulti, di contro fossero scolpiti nella pietra, ognuno di loro intrappolato in una maschera che solo temporaneamente veniva spostata o superata. E così abbiamo il nerd/outcast (Dan Humphrey, Dawson Leery, Seth Cohen), la it girl (Marissa Cooper, Blair Waldorf, Serena van Der Woodsen), il rubacuori silenzioso e a volte controverso (Ryan Atwood, Chuck Bass, Jess Mariano) eccetera. 

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Anche quando venivano introdotte tematiche che potremmo definire “sociali” queste erano sempre affidate a personaggi secondari, e le storyline legate all’abuso di alcol erano onnipresenti ma risolte fuori dallo schermo. Quello che vedevamo, sullo schermo, era il conflitto esagerato, la perdita della verginità, le lacrime, i problemi con i genitori e con gli amici, la violenza. Basti pensare all’omosessualità di Jack McPhee in Dawson’s Creek, o a quella del fratello di Serena van der Woodsen, Eric. 

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Cosa è cambiato? Le serie tv attuali sono più diverse e differenziate. A volte si rivelano assurde, ma osano di più. I temi sociali sono portati in primo piano, i protagonisti hanno background diversi e storie diverse, più sfumate. Lo schermo si è come allargato, l’asticella di tolleranza a quello che viene considerato “scandaloso” pure, ma con un occhio nuovo alla discriminazione e, di contro, all’inclusione. Non è una gara, e il punto non è capire quale prodotto sia meglio e quale peggio, quanto pensare a cosa dicono queste serie tv sulla generazione per cui sono stati creati, sul loro senso estetico e dell’umorismo, sui loro valori e argomenti prediletti e più discussi e, magari, immaginare le prossime serie tv, quelle per gli adolescenti della generazione alpha.