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5 scarpe che hanno fatto la storia della moda

Dallo stiletto alle Pilgrim pump, dalle sneaker agli stivali

5 scarpe che hanno fatto la storia della moda Dallo stiletto alle Pilgrim pump, dalle sneaker agli stivali

Dai sandali profilati in oro indossati da Cleopatra agli stivali cuissardes di Courrèges, dalle mules di velluto e seta del XVII secolo alle platform di finto coccodrillo di Vivienne Westwood nel 1993, dalle calzature con la suola in gomma naturale indossate da Enrico VIII per il relax alla suola waffle di Bowerman (Nike), quella delle scarpe è una storia che va oltre la semplice narrazione.
Le scarpe infatti, possono definire un momento storico, come quando nel 1943 - durante la seconda guerra mondiale - la Commissione per la produzione bellica americana ne annunciò il razionamento proibendo calzature bicolore, oro o argento, limitando il tacco da donna ad un’altezza massima di 14 centimetri e facendo eliminare tutto ciò che non fosse necessario. Le scarpe poi, definiscono anche la camminata di chi le indossa, come nel caso di Marilyn Monroe che per ondeggiare nell’andatura e mettere in risalto il suo corpo femminile si dice che si facesse realizzare una scarpa con un tacco più alto dell’altro - anche se probabilmente questo è solo un aneddoto. 

E poi c’è anche chi le scarpe se le è tolte, come Isadora Duncan, che si esibiva spesso nel gesto di buttarle via e rimaneva a danzare a piedi nudi. Che siano quindi stiletto, sandali o Chelsea boots, le scarpe non possono essere descritte come un semplice accessorio, ma piuttosto come simbolo, elemento narrativo e tratto distintivo della personalità di ognuno di noi. Ecco allora qualche cenno di storia su 5 tipologie di scarpe iconiche che hanno saputo far parlare di sé e di chi le ha indossate.

 

Lo stiletto

Calze bianche e tallon rouge, ecco cosa indossava Luigi XIV, anche se c’è chi dice che il tacco rosso da uomo sia stato introdotto da Filippo D’Orleans, suo fratello minore. Spesso le scarpe, e il tacco in particolar modo, sono state un elemento di differenziazione sociale, basti pensare ai sandali dalla suola alta delle donne dell’antica Grecia o ai tacchi sottili delle donne newyorkesi degli anni Ottanta che potevano spostarsi in limousine mentre la maggior parte delle altre donne doveva indossare sneaker per andare a piedi a lavoro - e nascondere il tacco nella borsa. Eppure, Roger Vivier lo aveva detto che il tacco a spillo non è stato inventato per camminare! Nato dopo la Seconda Guerra Mondiale, lo stiletto incarnava non solo la vanità delle donne, ma soprattutto la loro femminilità, sensualità e indipendenza. Nel 1947 Dior, dopo aver suscitato scalpore con il suo New Look, aggiunse alle sue gonne un tacco più alto e più sottile di quelli visti fino ad allora, ma fu nel 1953 – quando iniziò a collaborare con Roger Vivier – che nacque il tacco a spillo come lo intendiamo oggi. Indossandolo le donne potevano enfatizzare il loro corpo ed ondeggiare nell’andatura sentendosi femminili e potenti, e forse, dopo aver preso il posto degli uomini durante la guerra come capifamiglia, il tacco a spillo era proprio quello di cui avevano bisogno.

 

Gli stivali

Durante il regno di Charles I le calzature – quelle da uomo – furono influenzate dall’abbigliamento militare, questo a causa della Guerra Civile inglese (1642-49), e così gli stivali da equitazione iniziarono ad essere indossati nella vita quotidiana: si dice addirittura che Charles I ne possedesse circa venti paia. Fino alla fine del Settecento le donne erano abituate ad indossarli solo per andare a cavallo, ma nell’Ottocento – quando le gonne si accorciarono – iniziarono a portarli anche per proteggersi dalla pioggia o per altre attività come la bicicletta. Nel Novecento però, gli stivali divennero il simbolo dell’emancipazione femminile. Nel 1966 Nancy Sinatra cantava These Boots in un paio di stivali bianchi e ad impazzire non furono solo le classifiche mondiali, ma anche un’intera generazione di donne che si allontanava dalla mentalità del dopoguerra e degli anni '50. Da Mary Quant a Courrèges, gli stivali originariamente usati per andare a cavallo subirono una trasformazione totale e divennero lucidi, colorati, fatti in vinile o in pvc, larghi, aderenti o alti fino alla coscia, ma soprattutto si imposero come il simbolo di un cambiamento culturale.

 

Le zeppe (platform)

Quella delle zeppe è una storia tutta italiana, anche se si erano già viste nel teatro dell’antica Grecia, dove gli attori le utilizzavano per interpretare dei personaggi nobili. Fu Salvatore Ferragamo, infatti, ad avere la giusta intuizione di riempire tutto lo spazio dal tallone all’avampiede per creare un nuovo tipo di tacco, e lo fece utilizzando il sughero, come già era stato fatto nell’antichità: fu un vero e proprio successo tanto da far brevettare il nuovo modello di calzatura in tutto il mondo. Negli anni '70 poi, dopo una breve scomparsa dalle scene della moda, la zeppa tornò a far parlare di sé, stavolta indossata sia da donne che da uomini – che non indossavano i tacchi dai tempi di Versailles. Erano fatte in legno, sughero, rafia e corda, potevano essere colorate, eccessivamente alte o con decorazioni di lustrini e paillettes. Erano i tempi della Febbre del Sabato Sera e tutti indossavano completi dal taglio sartoriale, Londra era la città della moda e zeppe e "zatteroni" erano utilizzati sia di giorno che di sera, rappresentando la generazione che avrebbe rivoluzionato il mondo moderno e contemporaneo.

 

Le Pilgrim Pump

Anche Yves Saint Laurent, come Dior, chiese aiuto a Roger Vivier per realizzare la calzatura perfetta per i suoi abiti prêt-à-porter. Nel 1962 Yves aveva lanciato la sua linea con il Beat Look, portando lo street style in un mondo di couturier abituati a lavorare con il tulle. Il lavoro di Saint Laurent rispecchiava le nuove generazioni, annoiate dal gusto aristocratico, e rese la cultura giovanile protagonista nel panorama della moda. Roger Vivier creò quindi una calzatura decolleté dal tacco basso e la punta squadrata, con fibbia d’argento sulla tomaia, passata alla storia come Pilgrim Pump. Da Jackie Kennedy a Catherine Deneuve, molte furono le muse che la indossarono rendendola famosa e facendone vendere più di 200.000 paia. Per la prima volta le generazioni più giovani furono prese in considerazione come possibili consumatori e i tacchi bassi divennero il simbolo di una cultura nascente e alternativa.

 

Le sneaker

Potrebbe sembrare quasi assurdo pensare che già all’epoca di Enrico VIII si utilizzassero scarpe dalla suola in gomma naturale per i momenti di relax, eppure è così, la sneaker, che rappresenta per eccellenza la nostra contemporaneità, affonda le sue radici in tempi lontani, anche se fu conosciuta e indossata in tutto il mondo negli anni '80. Originariamente messa sul mercato con il nome di scarpa atletica, fu subito ribattezzata sneakers per la capacità di muoversi silenziosamente – to sneak – che si acquisiva indossandole. Nel 1917 Converse lanciò sul mercato la sua All Star, qualche anno più tardi i fratelli tedeschi Rudolf e Adolf Dassler crearono la loro attività di calzature per atleti, nel 1942 – dopo aver litigato – si separarono e fondarono adidas e Puma. Negli anni '70 poi, l’allenatore di atletica dell’università dell’Oregon Bill Bowerman e il campione di atletica Phil Knight iniziarono a disegnare scarpe e mettendosi in società fondarono Nike. Le sneakers iniziarono subito ad essere indossate da tutti come scarpa del tempo libero ed entrarono presto nel dress code quotidiano della maggior parte delle persone. Oggi i designer di tutto il mondo reinterpretano le varie tipologie di calzature cambiandole nella forma e reinterpretandole, eppure le sneakers, come affermano anche dagli archivi del V&A museum, sono le uniche scarpe che se pur reinterpretate sono rimaste costanti nella storia della moda.