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Dalla Puglia a Milano: il brand del futuro è VÌEN

Il designer Vincenzo Palazzo ha raccontato ad nss G-Club l'ispirazione e il suo rapporto con la musica

Dalla Puglia a Milano: il brand del futuro è VÌEN Il designer Vincenzo Palazzo ha raccontato ad nss G-Club l'ispirazione e il suo rapporto con la musica

Si è da poco conclusa la Fashion Week a Milano, un'edizione particolare che nonostante le difficoltà e i dubbi iniziali ha visto diversi marchi portare le proprie collezioni sulle passerelle. Fra questi un brand giovanissimo e made in Italy, anzi made in PugliaVÌEN.

Il designer Vincenzo Palazzo ha dato vita al suo marchio, insieme all'amica Elena, modellista, circa 3 anni fa: giovedì scorso la collezione SS21 ha sfilato al Museo della Permanente e appare nelle prestigiose vetrine della Rinascente a pochi passi dal Duomo di Milano, fra i talenti selezionati dalla Camera Nazionale della Moda Italiana. Non solo, anche WHITE Milano ha accolto la nuova collezione di VÌEN nei suoi spazi come special guest durante la Settimana della Moda.

La collezione presentata durante la Fashion Week - così come tutti i capi del brand - è un prodotto 100% made in Puglia, una rivisitazione contemporanea della sartorialità e della tradizione italiana. Ma dietro ad ogni capo si nasconde una narrazione ancora più ampia, che racconta di musicacultura Giapponese, e ricerca di materiali. Ideata, pensata e sviluppata durante il periodo di lockdown, la collezione racchiude le tante sfaccettature del designer pugliese.

In occasione dell’evento organizzato dal brand presso 10CorsoComo a base di musica e cucina Italiana, Vincenzo ha raccontato ad nss G-Club il suo rapporto con la musica, l'ispirazione dietro la collezione e altre curiosità sullo stile e l'evoluzione di VÌEN.

 

Come è nato Vìen? 

Fin da ragazzino ho sempre sognato di creare un mio brand, poi a volte le cose semplicemente accadono. Da piccolo ho suonato in alcune band e da lì ho iniziato a lavorare nella scena musicale, organizzando party, fino ad arrivare alla direzione artistica di grandi festival e ad aprire un club in Puglia entrando nella scena musicale, nazionale ed internazionale.
Quando Elena, una delle mie migliori amiche, si è laureata in modellistica, le ho detto “dai, facciamolo!” e così 3 anni fa è nato VÌEN. 

Le tue collezioni uniscono ispirazione alla musica, sartorialità, cultura Giapponese. Cosa ti ispira maggiormente nella realizzazione di una collezione?

La musica per me è la colonna sonora, mentre ascolto determinata musica la mia mente inizia a viaggiare e così nascono le idee per la collezione. Metto su le cuffie, e con la musica si crea la giusta attitude e l’atmosfera giusta per lasciarsi ispirare. Le collezioni nascono tutte da un immaginario, da ciò che c’è nella mia mente.

La nuova collezione è nata durante un periodo molto particolare. Pensi che la pandemia abbia influenzato in qualche modo la collezione e la tua creatività?

La collezione è stata sicuramente molto influenzata dal periodo che abbiamo vissuto: mi sono ritrovato a Putignano, in Puglia, chiuso in casa da solo, e non sapendo cosa fare un giorno ho deciso di aprire dei box (di quando mi sono trasferito 5 anni prima) con dentro vecchi CD e ho iniziato ad ascoltarli, riscoprendo un genere che ascoltavo da ragazzino, lo shoegaze e il post punk in particolare, e ho preso ispirazione da quel periodo. Dalla musica e dallo stile.

Essendo in Puglia, in primavera, mi sono ispirato anche ai fiori del mio giardino dai colori mediterranei, che ho ripreso nei pattern e nei volumi ricreati nei capi della collezione, creando un forte contrasto con l'ispirazione post punk.

È importante nelle tue collezioni la scelta e l'utilizzo dei materiali?

È fondamentale: cerco tessuti che visivamente richiamino il passato e gli abiti di un tempo, che siano però allo stesso tempo moderni e innovativi al tatto. Ad esempio, uso spesso tessuti giapponesi, molto raugh al tatto ma di altissima qualità. In questo mi lascio ispirare da epoche diverse. Ad esempio l'approccio all’arte viennese, del periodo della Secessione, il loro passaggio dal neoromanticismo al moderno.
Inoltre amo il vintage: in passato gli abiti avevano dei volumi e delle linee diverse, una vestibilità migliore. Questo anche grazie ai tessuti che erano molto ricercati. Si è un po’ persa l’idea di sartorialità, e io cerco di riportarla nelle mie collezioni anche attraverso la selezione dei materiali.

Che consiglio daresti ai giovani emergenti che si approcciano al mondo della moda? Pensi che nella moda, in particolare in Italia, ci sia spazio per i nuovi talenti?

Nonostante la situazione molto complicata, io penso che se si hanno la passione e le capacità, bisogna provarci. Non penso sia giusto, specialmente ora, aprire un proprio brand "per moda", ma se è davvero un grande obiettivo e sogno è giusto provare a realizzarlo.

In Italia è difficile emergere, per tanti motivi, ma esistono diverse iniziative che supportano i giovani talenti emergenti. Un esempio è il progetto di Rinascente in collaborazione con la Camera Nazionale della Moda Italiana, che ha portato la mia collezione sulle vetrine di un prestigioso store a due passi dal Duomo. È stato pazzesco vedere i miei capi in quelle vetrine!