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5 designer che hanno fatto la storia di Milano

Gio Ponti, Achille Castiglioni, Piero Formasetti, Cini Boeri e Antonio Citteri

5 designer che hanno fatto la storia di Milano Gio Ponti, Achille Castiglioni, Piero Formasetti, Cini Boeri e Antonio Citteri

Milano è stata storicamente il laboratorio vitale della creatività italiana.
Complici i distretti industriali ed eccellenze accademiche come il Politecnico, dagli anni '20 in poi la città ha formato giganti del design contemporaneo come Sottsass, i fratelli Castiglioni, Munari, Magistretti, Fornasetti, Ponti, Boeri, Branzi, Mendini.
nss magazine vi regala una miniguida per arrivare preparati all’evento anche se non siete esperti di design, raccontandovi quello che dovete sapere sui 5 designer che hanno fatto la storia di Milano. 

 

Gio Ponti

La vita  

Architetto, designer, scenografo, saggista e fondatore della rivista di architettura Domus, Giovanni Ponti, detto Gio, studia al Politecnico di Milano ed inizia la sua carriera nel 1923, come direttore artistico della manifattura di ceramiche Richard-Ginori. Qui inizia a sperimentare in maniera innovativa la commistione tra arte classica, nuovi materiali e tecniche d’avanguardia, che diventerà uno dei tratti distintivi del suo lavoro. Non allineato con la cultura architettonica accademica e ufficiale, lascia il proprio talento multiforme libero di spaziare tra le arti, conservando sempre un gusto luminoso, razionale, lineare, sofisticato e allo stesso tempo sempre moderno. Se il Grattacielo Pirelli (o Pirellone) a Milano è considerato il suo capolavoro architettonico, la sua incursione nel design è ricca di felici collaborazioni. Ponti inventa la prima macchina da caffè prodotta dal marchio Pavoni, realizza linee di posate per Sabattini, progetta interni e arredi con Piero Fornasetti, crea l’iconica sedia Superleggera per Cassina ed è il primo a ideare la “parete attrezzata”, il muro di scaffali e armadietti che vediamo ancora oggi in tanti soggiorni. Tra i progetti ricordiamo le lampade per FontanaArte: Bilia, composta da una sfera e un cono; la lampada da terra Pirellone - ispirata alla forma del grattacielo - formata da due lastre di vetro curve fissate da elementi metallici; 0024, una struttura in ottone cromato su cui sono innestatati una successione di dischi in vetro trasparente e un diffusore cilindrico centrale in vetro sabbiato.  

Iconic item: la sedia Superleggera per Cassina

"Una sedia – sedia, senza aggettivi."

Era questo che Gio Ponti vuole ostinatamente ottenere con il progetto 699 realizzato per Cassina. Ispirato dalla tipica sedia impagliata di Chiavari (il suo paese natale), dopo otto anni di ricerche e sperimentazioni riesce ad ottenere il prototipo definitivo: schienale in legno di frassino appositamente incurvato per accogliere il corpo, seduta in canna d’india e una sezione triangolare di soli 18 millimetri che, insieme allo studio degli incastri, regala alla sedia resistenza e la leggerezza. La chiama Superleggera, perché con i suoi 1700 grammi è talmente esile da poter essere sollevata con un solo dito. Nel 1952 l'opera fa il suo esordio alla Triennale di Milano, riscuotendo grande successo per la sua semplicità, fino ad affermarsi col tempo come uno degli oggetti di disegno industriale più famosi della storia.

Curiosità: Si racconta che per testarne la robustezza sia stata buttata dal quarto piano di un edificio e, invece di rompersi, rimbalzò.

 

Achille Castiglioni

La vita 

Con un padre scultore e tre fratelli - Livio, Pier Giacomo e Achille - architetti e designer, si può dire che la creatività scorra nelle vene della famiglia Castiglioni. Creatività così esplosiva in Achille Castiglioni che si stima che egli abbia dato vita, in oltre 40 anni di attività, a 190 progetti di architettura, 290 progetti di industrial design e 484 allestimenti. La sua filosofia è semplice e geniale al tempo stesso: trasformare forme ordinarie in progetti di design dall’estetica elegante, inusuale, funzionale. Insieme al fratello Pier Giacomo e da solo sperimenta continuamente forme e materiali, stravolgendo con un piglio quasi dadaista oggetti di uso comune. Esempi perfetti di questo approccio sono il sedile in plastica di un trattore, che diventa lo sgabello Mezzadro; il sellino di una bicicletta trasformato nel sedile basculante Sella; l’accattivante lampada Toio formata dal fanale di un’automobile e un filo in tensione preso da una canna da pesca. In ogni oggetto creato Castiglioni, si coniuga espressività e funzionalità con ricerca sulle tecnologie ed i materiali, unite a praticità e un pizzico di ironia.
 

Iconic item: la lampada Arco per Flos

“Arco è una sintesi di eleganza, genio e semplicità. Un oggetto che non addiziona, ma moltiplica il valore iniziale – economico, estetico e simbolico – dei tre oggetti che assembla, creando qualcosa di inedito”.

Così scrive l’architetto Stefano Boeri nel suo libro Fare di più con meno elogiando la famosa lampada disegnata da Pier Giacomo e Achille Castiglioni nel 1962 per l’azienda Flos. Questo nuovo concetto di luce, un’illuminazione dall’alto sospesa senza l’obbligo del fissaggio al soffitto, diventa presto un’icona del made in Italy. Ispirato ai vecchi lampioni stradali, Arco è composto da un parallelepipedo in marmo di Carrara bianco dotato di un foro (basta infilare il manico di una scopa per sollevare e spostare la base agevolmente) e da tre sezioni curvilinee di acciaio sulla cui estremità sta l’alloggiamento del punto luce, costituito da una calotta forata e da un anello regolabile in alluminio.

Curiosità: la lampada Arco è il primo oggetto di disegno industriale in Italia a cui è stata riconosciuta la tutela del diritto d’autore accadeva per le opere d’arte. 

 

Piero Fornasetti 

Chi è e cosa ha fatto 

Nato a Milano nel 1913, Fornasetti studia all’Accademia di Brera ma viene espulso per indisciplina, ciononostante inizia subito ad esporre i suoi lavori. I foulard stampati su seta da lui creati attirano l’attenzione di Gio Ponti, con cui inizia una lunga collaborazione. Bandite le forme razionali e minimaliste in voga in quel momento, si lascia ispirare da vecchi libri e riviste alimentando il suo universo onirico popolato di creature surreali. Se da bambino disegna mongolfiere sul soffitto della cameretta, d adulto trasformare gli oggetti del quotidiano in opere d’arte decorandoli con pesci, farfalle, conchiglie, frutta, carte da gioco, strumenti musicali, simboli astrologici, maschere, mani e il volto di una donna che ha ossessivamente riprodotto in oltre 500 varianti. Pare che questo “artigiano dandy e artista”, come lo ha definito il collega Andrea Branzi, abbia creato oltre undicimila oggetti, tra piatti, vasi, vassoi,  sedie, tavoli, lampadari, biciclette, calendari, carte da parati, bottoni e altri oggetti quotidiani.

 

Iconic item: la serie Tema e Variazioni
 

Il moltiplicarsi di un’ossessione cominciata come una serie di 6 piatti e aumentata negli anni fino a raggiungere oggi oltre 350 variazioni, diffondendosi su ogni tipologia d’oggetto. Protagonista assoluto è il volto di Lina Cavalieri, cantante lirica vissuta a cavallo tra ‘800 e ‘900, nota all’epoca come la donna più bella del mondo. La prima volta Fornasetti la vede sfogliando una rivista francese e ne rimane talmente ammaliato da dire:

 “Il volto di Lina Cavalieri è un vero e proprio archetipo: la quintessenza di un’immagine di bellezza classica, come una statua greca, enigmatica come la Gioconda. Cosa mi ispira a fare più di 500 variazioni sul viso di una donna? Non lo so. Ho cominciato a farle, e non mi sono mai fermato.“

Curiosità: Gabriele d’Annunzio dedicò una copia del romanzo Il piacere a Lina Cavalieri definendola la massima testimonianza di Venere in Terra e Henry Miller la scelse come copertina della sua autobiografia My Life and Times

 

Cini Boeri 

Chi è e cosa ha fatto

Laureata al Politecnico di Milano e apprendista di Gio Ponti, Boeri apre il suo studio di architettura nel 1963 dove progetta case, ville, appartamenti, in Italia e all’estero. La sua preferita? La Casa Bunker alla Maddalena del 1967: quattro stanze autonome, ognuna con il suo bagno e la sua uscita verso il mare, distribuite attorno a soggiorno e cucina. Questa visione estremamente funzionalista, attenta ai bisogni del cliente e alla flessibilità nelle soluzioni, è la stessa che troviamo nei suoi lavori nel disegno industriale. L’altra peculiarità dei suoi progetti è la sperimentazione di nuovi materiali.  La linea Strips per Arflex, una traduzione del sacco a pelo in arredo ottenuta montando su una struttura in legno un rivestimento di poliuretano espanso indeformabile, trapuntato e completamente sfoderabile, le fa vincere il compasso d’oro nel 1979. Restano nella storia del design anche il tavolo Lunario per Knoll e Boborelax, una dei primi esempi di seduta monoblocco dal mood quasi pop completamente in schiuma poliuretanica senza una struttura portante interna.   

 

Iconic item: la poltrona Ghost per FIAM

Disegnata da Boeri nel 1987 Ghost è diventata un classico del design contemporaneo tanto da essere esposta nei più prestigiosi musei del mondo come il MoMA di New York. La poltrona è completamente trasparente e realizzata interamente in vetro curvato, un unico foglio di vetro spesso 12 mm che, piegato e tegliato con un getto d’acqua ad alta pressione, forma la seduta, i braccioli e lo schienale. Caratterizzato da linee sinuose e  da una trasparenza tale che  lascia filtrare la luce facendolo diventare  una sorta di fantasma, questo oggetto unico è considerato “una sintesi perfetta di sperimentazione tecnologica e ricerca formale”. 

 

Antonio Citterio

Chi è e cosa ha fatto

Nato a Meda nel 1950, formatosi in un istituto d’arte e laureatosi in Architettura al Politecnico di Milano nel 1975, è il sodalizio con B&B Italia che gli permette di farsi conoscere. Il suo primo progetto realizzato è un materasso arrotolabile che diventa poltrona, mentre uno dei più famosi la sedia da ufficio totalmente riciclabile Visavis Softback di Vitra, creata grazie ad una particolare saldatura presa dal mondo della bicicletta. Sono interessanti anche i suo omaggi ai grandi designer del passato comel e poltrone Ray, il tavolo Eileen o il divano Charles che cita Charles Eames. La sua visione gentile ed elegante dell’oggetto gli regala il sopranome di gentleman del design.  

Iconic item: Sity Sofa per B&B Italia  

"Un coraggioso passo avanti verso la ricerca di un sistema per sedersi composto di strutture flessibili e separabili, in grado di riorganizzare l’odierno complesso scenario di vita."

B&B sottolinea con questa frase l’importanza del divano creato da Citterio nel 1986, capace di adattarsi alla nuova complessità del panorama abitativo di quel decennio e di reclamare la multifunzionalità di un arredo prima relegato ad oggetto di rappresentanza. Sity è una struttura flessibile e modulabile basata su alcuni elementi centrali, tra i quali un divano rettilineo, una sua versione ricurva e una dotata di chaise longue e su un’altra ventina di pezzi, compreso un letto, che possono essere aggiunti su richiesta al nucleo di base.Per questa creazione Citterio vince il prestigioso Compasso d’Oro.